Paragrafo 1
Nel sistema previdenziale italiano, esistono tutele specifiche per chi non ha mai avuto la possibilità di maturare contributi lavorativi. L’assegno sociale, un sostegno economico istituito nel 1996, rappresenta la risposta dello Stato a questa necessità crescente. Pensato per anziani che non hanno mai svolto attività lavorative regolari o le hanno svolte senza contratto, questa misura non si basa sui contributi versati ma esclusivamente su condizioni anagrafiche, di residenza e di reddito. L’assegno sociale garantisce un supporto minimo per affrontare la vecchiaia in situazioni di indigenza, mirando soprattutto a tutelare le fasce più vulnerabili: ex casalinghe, disoccupati di lunga durata, lavoratori irregolari e migranti senza una storia contributiva sufficiente. La normativa prevede requisiti precisi: occorre aver compiuto almeno 67 anni, risiedere stabilmente in Italia da dieci anni e non superare determinati limiti di reddito, calcolati annualmente dall’INPS. Coloro che soddisfano queste condizioni possono presentare domanda senza obbligo di contribuzione pregressa, affrontando un iter procedurale preciso ma accessibile tramite patronati, CAF e portale INPS. L’assegno sociale, perciò, si configura come presidio essenziale di equità e solidarietà sociale.
Paragrafo 2
La richiesta dell’assegno sociale prevede una procedura piuttosto semplice ma rigorosa. Il potenziale beneficiario deve dimostrare il possesso dei requisiti tramite idonea documentazione: attestato di identità, codice fiscale, certificato di residenza, prova della permanenza legale e continuativa in Italia e una dichiarazione della situazione reddituale, anche avvalendosi dell’ISEE. La presentazione può avvenire online, telefonicamente o con il supporto dei patronati. L’INPS valuta il possesso dei requisiti e, in caso di esito positivo, eroga un importo mensile aggiornato annualmente in base all’inflazione: nel 2025 supera i 500 euro per 13 mensilità, ridotti proporzionalmente in presenza di altri redditi. L’assegno sociale mantiene alcune caratteristiche specifiche: non è reversibile, non è esportabile all’estero, viene sospeso se il titolare lascia il Paese per oltre 30 giorni, e può essere revocato in caso di variazioni nei requisiti. È una misura strettamente assistenziale: diversamente dalla pensione minima, che richiede almeno qualche contributo, l’assegno sociale è destinato solo a chi è totalmente privo di copertura previdenziale. Si tratta quindi di una tutela fondamentale contro la povertà nella terza età.
Paragrafo 3
L’assegno sociale si estende anche a categorie particolari come cittadini stranieri residenti e persone senza fissa dimora, purché rispettino i criteri di permanenza regolare e stabile in Italia. Le domande più frequenti riguardano cumulabilità con altri aiuti, tassabilità e limiti reddituali: l’assegno sociale non è tecnicamente una pensione, è generalmente esente da IRPEF e non richiede sempre l’ISEE, anche se può essere richiesto per accertamento. È determinante monitorare ogni anno modifiche normative e limiti di reddito aggiornati. Sul futuro dell’assegno sociale si discute in termini di riforma, data la crescente platea di anziani poveri senza copertura previdenziale: si punta a maggiore personalizzazione degli importi e controlli più severi su residenza e requisiti. In sintesi, l’assegno sociale è una misura centrale di tutela, attenta non solo alla fragilità individuale ma alla coesione sociale complessiva. La sua corretta applicazione rappresenta la garanzia che nessun anziano in Italia sia privato del diritto a una vecchiaia dignitosa e protetta secondo lo spirito della Costituzione.