Italia: il primato europeo delle frane e il futuro tra rischio e prevenzione

Italia: il primato europeo delle frane e il futuro tra rischio e prevenzione

Primo paragrafo

L’Italia detiene il primato europeo per il numero di frane, con oltre 636.000 eventi censiti e una preoccupante tendenza in crescita. Questo fenomeno, radicato nelle caratteristiche geologiche e climatiche del territorio italiano, è aggravato sia da fattori naturali, come la gran presenza di aree montuose e le precipitazioni intense, sia da cause antropiche legate all’urbanizzazione non regolamentata e alla scarsa manutenzione del territorio. La situazione si è recentemente aggravata per effetto del cambiamento climatico, che ha aumentato la frequenza e l’intensità degli eventi atmosferici estremi, facilitando nuove frane anche in zone pianeggianti e collinari prima considerate meno vulnerabili. Lo confermano i dati: tra il 1974 e il 2023 si sono registrate 1.060 vittime e 138.000 sfollati, a cui si aggiungono 129 nuove frane solo nel 2024 e già 10 nei primi mesi del 2025. La crescente diffusione del rischio ha reso la questione delle frane una priorità nell’agenda pubblica. Eventi come la frana di Foza del 28 maggio 2025 mostrano la criticità della situazione e testimoniano quanto sia urgente un approccio integrato alla gestione del territorio e alla prevenzione del rischio franoso, per ridurre l’impatto su vite umane, infrastrutture e economia.

Secondo paragrafo

L’analisi delle cause mette in luce come il rischio frane sia dovuto a una combinazione di elementi geologici, idrogeologici e antropici. Da una parte vi è la naturale instabilità dei suoli italiani, aggravata dalla morfologia complessa (Alpi, Appennini) e dalla variabilità climatica. Dall’altra pesano gravemente le attività umane: urbanizzazione selvaggia, opere idrauliche insufficienti, deforestazione e mancata manutenzione dei versanti. Il cambiamento climatico amplifica questi problemi, causando precipitazioni intense e improvvise che aumentano l’innesco di nuovi movimenti franosi. L’aumento delle frane rappresenta una tragedia non solo ambientale, ma anche sociale ed economica: case distrutte, servizio pubblico interrotto, comunità sfollate, con ingenti danni a infrastrutture, trasporti e sistema produttivo. Secondo esperti come il professor Fausto Guzzetti, il rischio aumenterà ancora se non verranno adottate misure incisive: dal monitoraggio tecnologico del territorio, all’aggiornamento dei piani urbanistici, fino a una seria educazione della popolazione e degli amministratori pubblici sul valore della prevenzione e della manutenzione. Solo strategie coordinate e finanziate potranno arginare la minaccia e trasformare la risposta da emergenziale a strutturale.

Terzo paragrafo

Il confronto europeo evidenzia l’unicità italiana: nessun altro paese dell’UE presenta simili livelli di esposizione e danni legati alle frane. Questo è dovuto non solo alle specificità morfologiche del nostro territorio, ma anche a una lunga storia di trasformazione del paesaggio senza sufficiente attenzione agli equilibri naturali. Mentre in altri paesi si investe pesantemente in consolidamento, monitoraggio e piani regolatori stringenti, in Italia permangono ritardi, sottofinanziamenti e una cultura della gestione emergenziale. La vera svolta, suggerita dalla comunità scientifica e dagli esperti, consiste in un nuovo patto nazionale per la sicurezza: occorrono sistemi di monitoraggio capillare, allerta precoce, pianificazione urbanistica rigorosa, incentivi alla manutenzione e opere di drenaggio e consolidamento. Uno sforzo congiunto tra politica, amministrazione locale, comunità scientifica e cittadinanza può far sì che il primato italiano non sia più quello delle frane, ma quello della resilienza e della prevenzione. Solo una gestione consapevole e sistemica consentirà non solo di salvaguardare vite, ma anche il futuro stesso della società italiana.
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