
Compiti a rischio con ChatGpt: il caso Galiano e l’uso dell’intelligenza artificiale tra studenti e docenti
L’intelligenza artificiale sta rivoluzionando il mondo della scuola, portando opportunità e rischi sia per studenti che per docenti. L’episodio raccontato dal professore e scrittore Enrico Galiano, diventato virale sui social, rappresenta un esempio emblematico dei rischi connessi all’impiego superficiale di strumenti come ChatGpt per i compiti a casa. Un suo studente aveva infatti inserito nel compito una frase tipica dell’IA - "Certo, posso aiutarti con questo compito!" – senza nemmeno tentare di rielaborarla, segnalando una dipendenza eccessiva dalla tecnologia e una mancanza di spirito critico. L’abitudine di copiare senza controllare il risultato diventa così una trappola: non solo la valutazione scolastica può risentirne negativamente, ma viene anche meno il valore formativo dell’apprendere attraverso errori e sforzi personali. Molti docenti, del resto, segnalano sempre più spesso errori simili: risposte vaghe, fuori tema, distorsioni culturali e l’uso inconsapevole di frasi tipiche dei bot, che rendono immediatamente riconoscibili i testi generati dall’intelligenza artificiale. Così, invece di rappresentare un’opportunità, la tecnologia rischia di diventare una scorciatoia con effetti dannosi.
L’intelligenza artificiale, tuttavia, offre anche innegabili vantaggi nel contesto educativo, se usata in modo critico e consapevole. Più della metà degli insegnanti italiani utilizza regolarmente strumenti di IA per la creazione di test personalizzati, la correzione dei compiti e l’analisi rapida delle lacune degli studenti. Diversi vantaggi, come la possibilità di personalizzare l’apprendimento, sostenere studenti con difficoltà specifiche e preparare le nuove generazioni alle sfide digitali del lavoro, dimostrano quanto l’IA possa essere preziosa. Anche dal punto di vista dei docenti, molti segnalano un miglioramento dell’efficienza grazie all’automazione di pratiche routinarie. Tuttavia, rimane urgente il bisogno di guidare sia studenti che insegnanti all’uso corretto delle AI: dalla verifica delle fonti alla rielaborazione personale dei contenuti, fino alla valorizzazione dell’originalità nei lavori scolastici. Il Ministero dell’Istruzione, per questo, promuove campagne di sensibilizzazione e corsi specifici per sensibilizzare tutti gli attori scolastici sui rischi dell’abuso degli algoritmi, puntando a linee guida che bilancino progresso, etica e responsabilità.
Perché la scuola possa davvero beneficiare della rivoluzione digitale, è importante sviluppare strategie di didattica digitale consapevole, che pongano al centro il pensiero critico e il dialogo aperto tra docenti e studenti. Tra le proposte più efficaci emergono: promuovere la formazione continua sia degli insegnanti sia degli studenti; favorire lavori di gruppo, ricerche originali e presentazioni orali per scoraggiare il semplice copia-incolla; distinguere sempre l’uso della IA come supporto e non come scorciatoia; valorizzare l’autenticità del percorso di apprendimento e instaurare un patto di fiducia sull’uso responsabile della tecnologia. Il caso Galiano rappresenta solo la punta dell’iceberg di una sfida che tocca tutti i protagonisti della scuola contemporanea. Se guidata con attenzione, l’intelligenza artificiale potrà diventare un potente strumento di crescita, trasformando la scuola in un contesto realmente più intelligente, inclusivo e capace di unire tradizione e innovazione senza perdere il senso più profondo dell’educazione: far crescere persone autonome, consapevoli e creative.