
PIL e Occupazione: perché la crescita non basta a giovani e famiglie secondo l'ultimo Rapporto ISTAT 2025
Il Rapporto ISTAT 2025 offre un quadro dettagliato della situazione socio-economica italiana, segnando una crescita significativa del PIL (+9,3% in 24 anni) e un aumento del tasso di occupazione al 64%. Tuttavia, questi dati positivi non riescono a dissipare alcune ombre che gravano soprattutto sulle nuove generazioni e sulle famiglie. Mentre la ripresa economica si registra con decisione soprattutto nel Nord del paese, persistono forti divari territoriali e sociali. I miglioramenti nel PIL e nell'occupazione non hanno beneficiato in modo uniforme, lasciando ampie fasce di popolazione, come giovani e famiglie monoreddito, escluse dai vantaggi materiali della crescita. La spinta inflazionistica e l'aumento dei costi rendono difficile tradurre il buon andamento economico in reale benessere diffuso, con conseguenti interrogativi sull'efficacia delle politiche redistributive e il ruolo dello Stato nell'indirizzare la crescita verso obiettivi di inclusività e sostenibilità.
Uno degli aspetti più critici messi in luce dal Rapporto riguarda la posizione giovanile nel mercato del lavoro. Nonostante oltre metà dei giovani italiani disponga di un diploma o titolo universitario, i tassi di disoccupazione giovanile rimangono elevati (oltre il 20% in alcune aree) e le forme contrattuali risultano spesso precarie o atipiche. La transizione scuola-lavoro si rivela complicata, evidenziando uno scollamento tra il sistema formativo e le reali domande del mercato del lavoro, soprattutto nei settori digitali e tecnici. Il fenomeno "NEET" (Not in Education, Employment or Training) rappresenta un serio rischio socio-economico, minacciando di inibire la crescita futura del Paese e alimentando il fenomeno della fuga di cervelli. Le politiche economiche dovranno quindi colmare il gap tra istruzione e occupazione, aumentare gli investimenti su formazione tecnica e STEM, nonché incentivare la mobilità interna e internazionale.
Dal confronto europeo emergono ritardi strutturali italiani: la produttività resta bassa, il carico fiscale sul lavoro è tra i più alti e l'apparato burocratico e giudiziario frena gli investimenti. Il rapporto ISTAT suggerisce che la crescita del PIL, da sola, non è sufficiente se non accompagnata da politiche inclusive. Per garantire benessere a giovani e famiglie serviranno riforme su welfare, conciliazione vita-lavoro, investimenti pubblici in infrastrutture e digitalizzazione, oltre a strategie specifiche per la natalità e l'accesso alla casa. Solo un approccio integrato, supportato da analisi puntuali, potrà trasformare la crescita economica in un reale progresso sociale, ponendo l'inclusione e la sostenibilità al centro delle prossime politiche economiche italiane.