Mense scolastiche italiane: il 95% del mercato in mano a 19 imprese. Focus su prezzi, qualità e concorrenza dopo l'indagine ANAC

Mense scolastiche italiane: il 95% del mercato in mano a 19 imprese. Focus su prezzi, qualità e concorrenza dopo l'indagine ANAC

Primo paragrafo

L’indagine ANAC sul mercato delle mense scolastiche italiane ha messo in evidenza una situazione di forte concentrazione: il 95% del valore degli appalti pubblici è detenuto da sole 19 imprese. Questo fenomeno deriva da processi di aggregazione e fusioni che, negli anni, hanno portato all’affermazione di pochi grandi operatori a discapito delle piccole realtà locali. Il valore complessivo degli appalti supera 1,1 miliardi di euro e la maggior parte della domanda si concentra in regioni come l’Emilia-Romagna, la Lombardia e la Toscana. L’indagine ha analizzato ben 250 stazioni appaltanti sparse lungo la penisola per fotografare con precisione la situazione e valutarne le criticità. Dal punto di vista territoriale, l’Emilia-Romagna emerge come regione leader, con oltre 400 milioni di euro di valore degli appalti. Tale scenario rivela quanto la ristorazione scolastica sia strategica e quanto siano necessarie un’attenta governance e strumenti di controllo. La gestione dei servizi di mensa non riguarda solo aspetti economici, ma ha un impatto diretto sulla qualità della vita scolastica, sulla salute e sulla fiducia delle famiglie nel sistema educativo pubblico.

Secondo paragrafo

Uno degli aspetti più rilevanti emersi dall’indagine ANAC riguarda l’ampia variabilità dei prezzi dei pasti nelle scuole primarie, con cifre che oscillano tra 2,88 euro e 8,03 euro a pasto. Questa disparità dipende da diversi fattori: qualità delle materie prime (come l’uso di prodotti biologici o a chilometro zero), modalità di erogazione del servizio (gestione diretta o affidamento a grandi aziende e cooperative), presenza di cucine interne o esterne, servizi aggiuntivi offerti (ad esempio menù specifici o assistenza educativa) e politiche comunali di supporto alle famiglie. Un altro elemento centrale è la bassa concorrenza nel settore: gare d’appalto spesso troppo grandi per le piccole imprese e criteri di selezione focalizzati principalmente sul prezzo rappresentano una barriera per nuovi ingressi, a detrimento dell’innovazione e della varietà dell’offerta. Il rischio è che la dimensione delle grandi imprese si traduca in procedure e menù standardizzati, con una qualità minima garantita ma una scarsa attenzione alle specificità locali e alle esigenze delle singole comunità scolastiche.

Terzo paragrafo

L’indagine segnala la necessità di un monitoraggio costante e trasparente dei prezzi e della qualità dei pasti nelle mense scolastiche. Questo strumento consente di individuare possibili anomalie, prevenire speculazioni e garantire equità nell’accesso a un servizio fondamentale per la crescita degli studenti. Un sistema di pubblicazione periodica dei dati e di adozione di indicatori uniformi favorisce la concorrenza e la trasparenza, a beneficio non solo degli studenti ma anche delle famiglie, delle scuole e della comunità nel suo complesso. Per il futuro, è essenziale puntare su bandi più inclusivi che premino sostenibilità, filiera corta, innovazione e partecipazione delle famiglie nella valutazione del servizio. Solo così la ristorazione scolastica potrà diventare davvero un’occasione educativa e inclusiva, capace di sostenere il diritto allo studio e l’equità tra territori diversi, trasformando il momento del pasto in scuola in una reale opportunità di crescita e coesione sociale.
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