Giornata mondiale contro il lavoro minorile: la sfida della doppia povertà per i minori italiani

Giornata mondiale contro il lavoro minorile: la sfida della doppia povertà per i minori italiani

La Giornata mondiale contro il lavoro minorile mette in luce una drammatica realtà che coinvolge, attualmente, milioni di bambini e adolescenti in tutto il mondo, compresa l’Italia. Nel nostro Paese, oltre un milione di minori vivono in condizioni di povertà assoluta, una situazione che espone tantissimi ragazzi e ragazze al rischio concreto di dover contribuire economicamente alle necessità familiari attraverso lavori precari e spesso sommersi. Questo fenomeno non si limita alle regioni più povere del Sud, ma si estende anche alle periferie urbane e ai contesti familiari più fragili, dove i minori vengono impiegati in attività agricole, nella ristorazione, nel commercio ambulante e anche nel lavoro domestico. L’aspetto più allarmante è la dimensione nascosta di questo sfruttamento, che resta spesso invisibile alle istituzioni e difficile da quantificare, nonostante le denunce delle organizzazioni sindacali e sociali. Alle condizioni di povertà economica si aggiunge, in modo strettamente connesso, la povertà educativa, ovvero la mancanza di accesso a opportunità formative, a servizi scolastici di qualità e ad attività culturali, che pregiudica irrimediabilmente le possibilità di emancipazione futura e alimenta ulteriormente il circolo vizioso dell’esclusione sociale e lavorativa.

Negli ultimi anni, il dibattito pubblico e l’azione delle istituzioni hanno posto crescente attenzione sulla doppia povertà che colpisce i minori italiani, riconoscendo il ruolo centrale delle organizzazioni sindacali, delle associazioni e, soprattutto, della scuola come presidio fondamentale contro lo sfruttamento. L’approccio integrato promosso da CGIL, CISL, UIL e associazioni come Save the Children punta su un mix di maggiore controllo ispettivo nei luoghi di lavoro, incentivi all’istruzione per i ragazzi a rischio dispersione, programmi di inclusione sociale e il rafforzamento del welfare familiare. La prevenzione e il contrasto al lavoro minorile vengono perseguiti anche attraverso campagne di sensibilizzazione, reti territoriali, l’avvio di sportelli di ascolto per famiglie fragili, iniziative di doposcuola e laboratori educativi. Centrale è la promozione di una scuola inclusiva e attenta ai bisogni relazionali, emotivi e civici degli studenti, con un’offerta arricchita da tutoraggio individuale, progetti extrascolastici e un forte orientamento all’inclusione. Tuttavia, persistono criticità rilevanti, come la disuguaglianza nell’applicazione delle tutele tra Nord e Sud, la carenza di risorse e il difficile coordinamento tra le varie istituzioni coinvolte, in particolare per quanto riguarda i minori stranieri e le famiglie più vulnerabili.

L’impatto del lavoro minorile sulla crescita, lo sviluppo e la dignità dei bambini rappresenta una ferita sociale che va oltre il dato statistico e coinvolge l’intera collettività. Dal punto di vista psicofisico, i minori coinvolti subiscono danni duraturi alla salute, perdita di opportunità formative e un maggiore rischio di marginalità sociale e criminalità. Le testimonianze raccolte rivelano storie toccanti di rinunce e privazioni, spesso accettate per senso di responsabilità familiare ma comunque profondamente dannose. Le risposte legislative esistono, ma risentono di limiti nell’attuazione pratica e richiedono politiche integrate e intersettoriali. Solo attraverso un impegno collettivo che veda coinvolti scuola, stato, famiglie e terzo settore sarà possibile spezzare il circolo della doppia povertà e garantire a tutti i bambini e ragazzi italiani il diritto a un’infanzia tutelata, a pari opportunità e a un futuro realmente libero dallo sfruttamento.

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