Allarme Fonderie Italiane: Tra Dazi e Costi Energia, il Settore Rischia il Collasso

Allarme Fonderie Italiane: Tra Dazi e Costi Energia, il Settore Rischia il Collasso

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Le fonderie italiane stanno affrontando una crisi senza precedenti, come ha denunciato il presidente di Assofond, Fabio Zanardi, durante un intervento a Soave, Verona. Il settore, fondamentale per la manifattura italiana ed europea – in particolare nei comparti automotive, edilizia e meccanica – risulta oggi minacciato da una "morsa mortale" caratterizzata da costi energetici in vertiginoso aumento e dazi internazionali che bloccano l'accesso ai mercati globali. I dati raccolti da Assofond parlano di un 2024 drammatico per la produzione (-12,3%) e il fatturato (-12,8%), trend che è proseguito anche nel primo trimestre 2025 con un ulteriore calo del 9,5%. Questi numeri non sono il risultato di eventi temporanei, ma segnalano una crisi strutturale che colpisce la competitività delle imprese a causa di fattori interni e internazionali. L’impatto principale deriva dall’esplosione dei costi energetici, con differenziali fino al 30% rispetto ai principali competitor europei, costringendo molte aziende a ridimensionare attività, sospendere la produzione o valutare la delocalizzazione, colpendo duramente lavoratori e territori tradizionalmente forti come il Veneto e tutto il Nord-Est.

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Accanto ai costi dell’energia, le imprese metallurgiche italiane sono messe in difficoltà anche dal forte incremento dei dazi sulle materie prime e sui prodotti finiti, effetto di crescenti tensioni commerciali internazionali. Questi ostacoli incidono sulla possibilità di approvvigionarsi a costi competitivi e sulla prevedibilità degli investimenti, aggravando la perdita di competitività. Zanardi, come portavoce di un settore cruciale, ha sottolineato la necessità di un cambio di rotta politico che vada oltre la gestione dell’emergenza: le imprese chiedono interventi strutturali come calmierazione duratura dei costi energetici, riduzione dei dazi e incentivi all’innovazione e agli investimenti in tecnologie efficienti e sostenibili. Ulteriori richieste riguardano la semplificazione burocratica e agevolazioni fiscali, ritenute imprescindibili per rilanciare il comparto. L’allarme delle fonderie, però, non si limita al settore metallurgico, ma interessa l’intera filiera manifatturiera italiana ed europea, minacciando circa 30.000 posti di lavoro e ponendo a rischio la stabilità di molte altre aziende a valle nei settori automotive, edilizia, macchinari e ferroviario.

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Le prospettive di uscita dalla crisi richiedono l’adozione immediata di strategie coordinate a livello nazionale ed europeo. Le fonderie e Assofond chiedono il riconoscimento del settore come strategico, con il varo di un Piano Energia Europeo che riduca le differenze di prezzo tra Stati membri, più fondi per innovazione e transizione verde, incentivi fiscali e un accesso facilitato al credito. A livello locale, la crisi si fa sentire particolarmente in aree come Verona e il Veneto, con diminuzione degli ordini, costi energetici ancora più alti e timori diffusi sulla tenuta occupazionale. In assenza di riforme incisive, il settore rischia una desertificazione industriale che comprometterebbe l’intera struttura produttiva nazionale. Si richiede quindi un cambio deciso di passo: solo il sostegno concreto delle istituzioni e politiche industriali lungimiranti potranno garantire la sopravvivenza e la competitività futura delle fonderie italiane, ponendo le basi per un rilancio attraverso innovazione, sostenibilità e rafforzamento delle filiere.
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