Paragrafo 1
Dopo la pandemia di Covid-19, il mercato del lavoro italiano ha mostrato una trasformazione notevole, come illustrato dall’ultimo rapporto dell’Upb. La crisi sanitaria ha spezzato molte certezze nel tessuto economico e sociale del paese, ma ha anche aperto la strada a rinnovate opportunità e dinamiche occupazionali. Uno dei risultati più sorprendenti riguarda la rapidità e l’estensione con cui si è recuperato il livello occupazionale: nel 2025 non solo si è tornati ai numeri pre-pandemici, ma in certi segmenti li si è anche superati. Dietro questa crescita si trova una strategia articolata di politiche pubbliche, mirata all’utilizzo di risorse senza precedenti per ammortizzatori sociali, incentivi all’assunzione e sostegno a categorie vulnerabili. L’analisi Upb sottolinea inoltre la resilienza del sistema italiano rispetto alle crisi economiche precedenti, come quella del 2008, che aveva portato a una ripresa assai più lenta. Tuttavia, nonostante il boom nel numero degli occupati, emergono già diseguaglianze e criticità evidenti tra settori e gruppi sociali, a cui occorre prestare attenzione per garantire che questa ripresa sia davvero inclusiva e sostenibile. Le sfide del nuovo contesto lavorativo richiedono un approccio politico lungimirante e strumenti sempre più adattivi.
Paragrafo 2
La crescita dell’occupazione ha coinvolto soprattutto donne, giovani e lavoratori con elevata istruzione, grazie al ritorno della domanda in settori pubblici e la nascita di nuove opportunità nell’economia digitale. Le donne hanno beneficiato di politiche mirate e di una maggiore richiesta di personale in sanità, istruzione e servizi sociali, mentre i giovani dotati di competenze medio-alte hanno trovato spazio in startup e imprese innovative. Tuttavia, i dati Upb evidenziano che il gap occupazionale di genere e generazionale resta ancora ampio rispetto all’Unione Europea e che molte assunzioni presentano caratteri di fragilità, come contratti a termine e retribuzioni contenute. Sullo sfondo della ripresa occupazionale si staglia il problema dei salari reali, che al netto dell’inflazione risultano in calo, minando la capacità di spesa delle famiglie e la solidità della domanda interna. La produttività, inoltre, appare stagnante: la maggiore forza lavoro non si è tradotta in un aumento proporzionale del valore aggiunto, a causa di scarsa innovazione, frammentazione del tessuto produttivo e limiti negli investimenti. Questa dicotomia tra occupazione e produttività costituisce un rischio strutturale per la competitività italiana nel medio periodo.
Paragrafo 3
Le prospettive per il mercato del lavoro italiano richiedono dunque nuove strategie. In primo luogo, è cruciale allineare meglio domanda e offerta di lavoro, puntando su formazione, orientamento e upskilling continuo per lavoratori di tutte le età. Occorre rafforzare la sostenibilità delle misure di welfare, affinché la protezione sociale non si trasformi in un onere insostenibile per i conti pubblici. Una priorità riguarda la qualità dell’occupazione: serve promuovere stabilità, equità salariale e strumenti di conciliazione tra lavoro e vita privata, normative che favoriscano la presenza femminile e l’imprenditoria giovanile. D’altra parte, la vera sfida strategica per il futuro sarà sbloccare la produttività, rendendo strutturali investimenti in innovazione tecnologica, digitalizzazione e collaborazione tra sistema formativo e realtà aziendali. In sintesi, il rapporto Upb invita a una vigilanza costante sulla qualità delle politiche e sull’effettiva capacità di trasformare l’attuale espansione occupazionale in una crescita inclusiva, duratura e capace di rafforzare la coesione sociale e la competitività dell’Italia su scala globale.