
Divieto di Smartphone anche alle Scuole Superiori: Analisi della Nuova Normativa 2025 e delle Implicazioni per il Sistema Scolastico Italiano
La nuova normativa introdotta dal Ministro dell'Istruzione nel 2025 estende il divieto di utilizzo degli smartphone anche alle scuole superiori, dopo che la misura era già applicata nelle elementari e medie. Questa decisione nasce da una crescente preoccupazione per il benessere psicofisico e il rendimento degli studenti, supportata da ricerche che indicano come l'uso eccessivo dei telefoni durante le lezioni porti a distrazioni, ridotta partecipazione in classe, problemi di socializzazione e aumento del rischio di bullismo digitale. L'obiettivo del legislatore è quello di restituire centralità al processo educativo, favorendo ambienti più sereni e relazioni autentiche tra studenti. La normativa, inoltre, si inserisce in un contesto europeo più ampio, dove diversi Paesi hanno già adottato misure simili e supporta una convergenza verso standard educativi comuni in ambito UE. La legge prevede che gli istituti scolastici aggiornino i propri regolamenti interni, includendo dettagli sulle sanzioni e promuovendo attività di sensibilizzazione. Allo stesso tempo, viene effettuata una chiara distinzione tra smartphone, considerati fonte di distrazione, e altri dispositivi digitali come tablet e PC, ammessi solo per scopi strettamente didattici e sotto il controllo dei docenti.
Le norme tengono conto delle specificità degli studenti con Disturbi Specifici dell’Apprendimento (DSA) e disabilità certificate. Questi ultimi potranno continuare a usare smartphone e altri device digitali quando tali strumenti sono indispensabili per la loro partecipazione e apprendimento, a patto che siano indicati nei Piani Didattici Personalizzati (PDP) oppure nelle certificazioni ufficiali. I docenti di sostegno e i referenti di classe sono incaricati di garantire che l’uso sia finalizzato esclusivamente a superare le difficoltà e favorire l’inclusione. In fase di attuazione, l'aggiornamento dei regolamenti coinvolge non solo la componente amministrativa, ma anche campagne informative mirate e formazione per studenti e insegnanti, al fine di evitare fraintendimenti e conflitti. Le scuole stanno inoltre adottando un approccio educativo più che repressivo nella definizione delle sanzioni, optando per misure che favoriscano la consapevolezza e la responsabilità, invece di semplici punizioni. Ciò permette di tutelare l’equità di trattamento, garantendo diritti e bisogni degli studenti e mantenendo alta l’attenzione al benessere individuale.
Le manifestazioni di consenso e le critiche non sono mancate. Studenti, docenti e famiglie sono chiamati a collaborare per rendere efficace e sostenibile la transizione. Da una parte, molti apprezzano la possibilità di recuperare relazioni autentiche e maggiore concentrazione; dall’altra, non mancano polemiche riguardo la limitazione della libertà personale e le difficoltà nella gestione pratica quotidiana, specie per chi riteneva lo smartphone uno strumento organizzativo. Alcuni dirigenti scolastici sottolineano la complessità della vigilanza e le famiglie sollevano dubbi sulla reperibilità dei figli in caso di emergenza. Gli esperti, tuttavia, suggeriscono che una graduale educazione digitale, unita a strategie innovative di didattica e comunicazione scuola-famiglia, può ridurre disagi e resistenze. Se la legge saprà adattarsi alle esigenze dei singoli e mantenere aperto il dialogo tra le parti, il divieto potrebbe rappresentare un’importante occasione di crescita collettiva e un modello virtuoso in ambito educativo nazionale ed europeo.