
Bocciatura di un alunno con autismo: la scuola risponde e rilancia il dibattito su criteri, diritti e inclusione
Sunto del caso della bocciatura di un alunno con autismo: diritti, valutazione ed inclusione scolastica
Il recente caso di bocciatura di uno studente con autismo in una scuola italiana ha posto al centro del dibattito pubblico i temi della valutazione, dei diritti e dell’inclusione degli alunni con disabilità. L’episodio, ampiamente discusso su media locali e nazionali, evidenzia le difficoltà incontrate dagli studenti autistici nel sistema scolastico, spesso condizionate sia dalla mancata applicazione di adattamenti didattici che da una comunicazione talvolta inefficace con la famiglia. La madre ha espresso lamentele riguardo al supporto ricevuto e al coinvolgimento minimo nei processi decisionali, sottolineando come i bisogni specifici del figlio non siano stati pienamente considerati nel PEI e nella pratica quotidiana. Dall’altra parte, la scuola sostiene che, non essendo attivo un percorso differenziato, la valutazione non poteva che attenersi ai criteri comuni per tutti, negando quindi qualsiasi correlazione tra la bocciatura e la condizione di disabilità, e sottolineando che la comunicazione con la famiglia ha rispettato i canali istituzionali previsti, anche se forse non sempre efficace.
La normativa italiana prevede un assetto articolato per l’inclusione scolastica, grazie anche alla Legge 104/1992 e successive implementazioni: ogni studente con disabilità deve avere un Piano Educativo Individualizzato (PEI), basato sull’accordo tra scuola e famiglia, con strumenti e misure d’adattamento. È possibile scegliere tra percorso ordinario, con personalizzazione degli apprendimenti, e percorso differenziato, più marcatamente personalizzato e con obiettivi distanti da quelli curriculari, la cui attivazione richiede il consenso esplicito della famiglia. La valutazione degli alunni con disabilità, secondo le regole vigenti, deve essere equa, motivata e fondata sull’effettivo percorso tracciato dal PEI. Laddove il percorso resti ordinario, tuttavia, valgono i criteri di ammissione comuni. Gli episodi recenti sottolineano la necessità di rafforzare la chiarezza e la trasparenza sulla scelta e gestione dei percorsi, migliorare la qualità della comunicazione scuola-famiglia e valorizzare i progressi individuali piuttosto che il raggiungimento esclusivo degli standard curricolari.
Il dibattito nazionale, spinto anche dalle esperienze raccolte su casi simili, converge sulla necessità di una formazione più specifica per docenti e operatori, sull’incremento del coinvolgimento attivo delle famiglie nella stesura e monitoraggio del PEI, nonché sull’implementazione di buone pratiche per la gestione personalizzata delle difficoltà. Si suggerisce l’uso di strumenti digitali per facilitare la comunicazione e la documentazione dei progressi e il supporto psicopedagogico per studenti e genitori nei casi più complessi. L’obiettivo condiviso resta quello di superare la logica della bocciatura come strumento punitivo, mirando invece a soluzioni didattiche flessibili e realmente inclusive. Resta fondamentale promuovere una cultura dell’inclusione “vera”, capace di riconoscere le specificità, valorizzare le potenzialità di ciascun studente e garantire a tutti il diritto a un percorso formativo dignitoso e adeguato, costruendo davvero una scuola che non lasci indietro nessuno.