Povertà lavorativa: la sfida che interroga l’Italia

Povertà lavorativa: la sfida che interroga l’Italia

Primo paragrafo

La povertà lavorativa, secondo il rapporto Caritas 2025, è un fenomeno in forte crescita in Italia, coinvolgendo non più solo i disoccupati ma anche un numero sempre più ampio di lavoratori. Oltre il 23% della popolazione italiana è considerata a rischio povertà, una percentuale superiore alla media europea, con dati ancora più allarmanti riguardanti i cosiddetti 'working poor', che rappresentano ormai quasi un quarto dei beneficiari assorti da Caritas. Le fasce di età più colpite sono quelle centrali (35-54 anni), ossia adulti spesso carichi di responsabilità familiari e con ridotte opportunità di miglioramento delle proprie condizioni lavorative. I principali fattori che contribuiscono a questo quadro sono la stagnazione economica che caratterizza il Paese dagli anni della crisi globale, la crescente precarietà del lavoro, e l'aumento delle disuguaglianze sociali. In particolare, l'espansione dei contratti atipici e delle forme di part-time involontario, la bassa qualità delle occupazioni e la scarsa mobilità sociale alimentano il circolo vizioso della povertà lavorativa, rendendola un fenomeno strutturale e sempre più difficile da contrastare con gli strumenti tradizionali di welfare e politiche attive.

Secondo paragrafo

Il confronto tra Italia ed Europa evidenzia come la povertà lavorativa non sia esclusivamente un problema nazionale, ma in Italia presenti caratteristiche particolarmente gravi. Nel resto d’Europa, strategie efficaci come l’introduzione di salari minimi legali, robusti ammortizzatori sociali e investimenti costanti nella formazione professionale hanno contribuito a contenere il fenomeno dei working poor, mantenendo più bassa la percentuale di lavoratori poveri. In Italia, al contrario, la fragilità del mercato del lavoro, la limitata efficacia delle misure di sostegno al reddito e il sottosviluppo delle politiche di riqualificazione professionale aggravano i divari. Questa situazione si riflette in migliaia di storie personali fatte di rinunce, isolamento sociale e forte disagio emotivo: lavoratori adulti e giovani, donne, famiglie monoreddito che non riescono a sostenere le spese essenziali. A ciò si aggiungono le difficoltà del sistema scolastico nel fungere da argine alla trasmissione intergenerazionale della povertà, poiché i contesti svantaggiati tendono a penalizzare ulteriormente gli studenti sia nelle opportunità formative sia nella qualità dell’offerta educativa e nei servizi di inclusione sociale.

Terzo paragrafo

Di fronte a questa realtà, il rapporto Caritas 2025 propone una serie di interventi integrati per contrastare la povertà lavorativa e sostenere le fasce più deboli della popolazione. Le principali misure suggerite includono l'introduzione di un salario minimo legale, la riforma degli ammortizzatori sociali, investimenti nella formazione continua e nel sostegno alle famiglie, oltre al potenziamento della collaborazione tra soggetti pubblici, privati e Terzo Settore. Fondamentale in questa strategia è il ruolo della scuola e delle politiche educative, intese come leve primarie per la riduzione della povertà soprattutto tra i più giovani, investendo nella lotta alla dispersione scolastica e nella promozione dell’inclusione. Solo attraverso un approccio coordinato e un investimento serio in politiche sociali, economiche ed educative sarà possibile restituire al lavoro la funzione di strumento di integrazione e emancipazione sociale, contrastando gli effetti devastanti della stagnazione economica e della disuguaglianza, e offrendo così una prospettiva di riscatto a milioni di cittadini oggi coinvolti nella spirale della povertà lavorativa.
Questo sito web utilizza cookies e richiede i dati personali per rendere più agevole la tua esperienza di navigazione.