Cresce in Italia l’uso dell’IA: necessari regole e trasparenza

Cresce in Italia l’uso dell’IA: necessari regole e trasparenza

Sunto sull’evoluzione e le sfide dell’Intelligenza Artificiale in Italia (2025)

L’intelligenza artificiale in Italia rappresenta ormai una realtà diffusa e trasversale, grazie alla rapida espansione degli strumenti AI tra la popolazione. Secondo il rapporto Piepoli-Udicon 2025, quasi la metà degli italiani ha sperimentato sistemi di intelligenza artificiale almeno una volta, e il 43% li utilizza frequentemente, inserendoli tra le proprie abitudini quotidiane di lavoro, studio o gestione delle attività personali. Questa diffusione è accompagnata però da forti differenze generazionali, territoriali e di competenza digitale, con i giovani e i lavoratori del terziario avanzato che risultano più coinvolti e attivi. L’IA viene impiegata soprattutto come motore di ricerca evoluto, modificando il modo in cui i cittadini reperiscono e selezionano le informazioni; il 62% degli intervistati ormai utilizza soluzioni AI per consultare dati e notizie. In questo scenario, l’Italia si colloca in linea con le principali economie europee in termini di curiosità e adozione di strumenti IA, ma presenta ancora un certo ritardo nell’acquisizione di competenze digitali avanzate, soprattutto se paragonata a paesi come Germania e Francia. La digitalizzazione si rivela sempre più capillare, ma restano barriere strutturali e culturali da superare per garantire un’equa partecipazione.

Nonostante il crescente entusiasmo, il rapporto mette in evidenza una prudenza diffusa e un livello di fiducia limitato nei confronti delle risposte e dei risultati prodotti dalle IA. Soltanto l’11% degli italiani si fida sempre dell’output fornito da chatbot e sistemi automatici, mentre la maggior parte preferisce verificarne l’attendibilità e usarlo come spunto informativo piuttosto che come fonte definitiva. Diffidenze e perplessità sono alimentate dalla complessità intrinseca dei sistemi AI e dai recenti casi mediatici di errori, bias e altri limiti algoritmici riscontrati. Inoltre, emerge con chiarezza la dimensione delle preoccupazioni legate all’impatto sul lavoro, con il 44% degli italiani che teme un’automazione eccessiva e la possibile perdita di posti, specialmente nei settori a maggior rischio di sostituibilità. Tra le principali urgenze, il rapporto sottolinea la necessità di investire sulla formazione e la riqualificazione, che sono considerate essenziali per proteggere il valore delle professioni di fronte alla trasformazione digitale in atto. Il divario digitale, sia geografico che sociale, rimane una delle principali sfide per evitare disparità crescenti e marginalizzazioni.

Il tema della trasparenza e della regolamentazione emerge con forza come condizione indispensabile per uno sviluppo responsabile dell’intelligenza artificiale. Il presidente di Udicon, Massimiliano Donini, evidenzia la necessità di introdurre regole chiare e strumenti di verifica sull’uso degli algoritmi, promuovendo la tracciabilità, la protezione della privacy, la sicurezza e l’inclusività delle piattaforme AI, in particolare nella pubblica amministrazione e nei servizi sensibili. Tra le proposte principali figurano la creazione di etichette digitali per ogni strumento IA, la nascita di osservatori pubblici dedicati alla qualità e correttezza degli algoritmi, e campagne di sensibilizzazione per aumentare la consapevolezza tra cittadini, studenti e lavoratori. L’Italia è chiamata così a cogliere sia le sfide, come il rischio di disinformazione e discriminazione, sia le opportunità in settori chiave come la sanità, la mobilità, l’istruzione e l’ambiente. Solo investendo sulla cultura digitale, l’aggiornamento continuo e una governance trasparente, sarà possibile fare dell’intelligenza artificiale non una minaccia, ma un potente strumento di crescita inclusiva e sostenibile per l’intero Paese.

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