
ChatGpt e Apprendimento: Studio MIT Svela Rischi Cognitivi
Lo studio del Media Lab del MIT analizza l’impatto dell’uso quotidiano di ChatGpt sull’apprendimento, la memoria e il pensiero critico degli studenti, ponendo al centro dell’attenzione sia i rischi che le possibili strategie di integrazione della tecnologia nella scuola.
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L’intelligenza artificiale, e in particolare ChatGpt, ha rapidamente rivoluzionato il modo in cui si apprende e si producono testi nelle scuole di tutto il mondo. Attraverso la ricerca sviluppata dal Media Lab del MIT, è emerso che un impiego massiccio di ChatGpt può compromettere alcune capacità cognitive fondamentali degli studenti. Tre gruppi di studenti sono stati sottoposti a test utilizzando diversi strumenti: ChatGpt, Internet senza intelligenza artificiale e strumenti tradizionali (libri, appunti, manuali). I risultati hanno evidenziato che gli studenti che si sono affidati principalmente a ChatGpt hanno ottenuto performance peggiori in comprensione, memorizzazione e capacità di rielaborare i concetti in modo autonomo rispetto ai gruppi che hanno lavorato con Internet o strumenti tradizionali. In particolare, l’analisi cerebrale tramite elettrodi ha mostrato una minore attivazione delle aree deputate alla riflessione critica e alla memoria a lungo termine. Questo ha portato gli autori a interrogarsi sulla reale efficacia dell’adozione massiccia della IA nei percorsi educativi, stimolando un dibattito su come integrare queste tecnologie in modo efficace e critico nella didattica.
Oltre alle difficoltà cognitive, lo studio evidenzia l’incapacità diffusa di citare correttamente le fonti tra gli utenti di ChatGpt: oltre l’80% degli studenti coinvolti non è stato in grado di indicare in modo appropriato i materiali consultati per la produzione dei propri elaborati. Questo evidenzia un rischio per l’integrità e la trasparenza del percorso di apprendimento, oltre che per lo sviluppo di competenze essenziali come la ricerca autonoma e la capacità di selezionare e valutare criticamente le informazioni. Il confronto con Internet e con gli strumenti tradizionali ha dimostrato che questi ultimi, nonostante siano spesso considerati obsoleti, continuano a svolgere un ruolo chiave nello sviluppo delle capacità mnemoniche e critiche degli studenti. Anche l’uso attivo di Internet si è rivelato meno deleterio rispetto all’affidamento passivo a risposte preconfezionate di un chatbot, ribadendo la necessità di metodi didattici che stimolino la partecipazione e la riflessione autonoma.
Le implicazioni educative di questi risultati sono profonde: la scuola e le famiglie sono chiamate a promuovere un uso equilibrato e consapevole della tecnologia, integrando piattaforme come ChatGpt con metodi tradizionali che favoriscano l’autonomia, la memoria e il pensiero critico. Esperti e pedagogisti concordano sulla necessità di formare studenti capaci di usare l’intelligenza artificiale in modo critico, evitando un utilizzo acritico o esclusivamente passivo. Si raccomanda quindi di educare gli studenti ai limiti e alle potenzialità delle IA, di incentivare la pratica della scrittura autonoma, la corretta citazione delle fonti e la consultazione di materiali cartacei. In conclusione, il futuro dell’educazione dovrà essere fondato su una sapiente integrazione tra tradizione e innovazione, mettendo al centro la crescita personale, la responsabilità e la padronanza consapevole delle tecnologie per preparare le nuove generazioni alle sfide dell’era digitale.