Proton contro Apple: la battaglia legale sull’App Store e la tutela della privacy

Proton contro Apple: la battaglia legale sull’App Store e la tutela della privacy

Nel luglio 2025, Proton, azienda svizzera nota per i suoi servizi orientati alla privacy come Proton Mail e Proton VPN, ha avviato una causa legale contro Apple negli Stati Uniti, contestando le pratiche anticoncorrenziali dell’App Store e le elevate commissioni imposte agli sviluppatori. Al centro della disputa vi sono le restrizioni imposte da Apple sui metodi di pagamento, che obbligano gli sviluppatori a utilizzare esclusivamente il sistema proprietario, limitando così la concorrenza e penalizzando chi, come Proton, investe nella tutela della privacy degli utenti. Questo contenzioso si inserisce in un contesto globale di crescente attenzione verso la regolamentazione delle piattaforme digitali e rappresenta una sfida per l'equilibrio tra business, innovazione e sicurezza online.

Proton denuncia che le commissioni dell’App Store, che possono arrivare fino al 30% per ogni transazione, riducono sensibilmente i margini degli sviluppatori privacy-oriented, ostacolando così lo sviluppo di nuovi strumenti per la protezione degli utenti. L’azienda ha aderito inoltre a una class action internazionale, evidenziando la portata globale del problema e la pressione crescente verso una maggiore libertà e trasparenza nell’ecosistema delle app. Dal punto di vista tecnico e etico, Proton promuove un approccio “zero access” ai dati degli utenti, che contrasta con le politiche di Apple, ritenute discriminatorie e favorevoli a chi monetizza tramite la raccolta e vendita di dati personali.

L’esito della causa potrebbe avere implicazioni profonde sia sociali che economiche: favorirebbe la nascita e la crescita di servizi digitali più attenti alla privacy, allentando le restrizioni sulle modalità di pagamento e diminuendo le commissioni, con benefici per le startup e le PMI. Parallelamente, la controversia mette in luce una contraddizione nelle politiche di Apple, che dichiara di tutelare la privacy ma che, con il suo controllo sull’App Store, finisce per avvantaggiare modelli di business basati sulla monetizzazione dei dati. Questa battaglia legale potrebbe quindi rappresentare un precursore di una nuova regolamentazione delle piattaforme digitali e una svolta verso una maggiore libertà, trasparenza e rispetto dei diritti digitali degli utenti nel mondo tecnologico.

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