
Smartphone a scuola: nessun effetto sulla salute mentale
Negli ultimi anni, l'uso degli smartphone tra adolescenti è stato al centro del dibattito educativo, con molte scuole che hanno adottato misure restrittive o divieti totali per tutelare la salute mentale degli studenti. Tuttavia, una ricerca pubblicata il 7 luglio 2025 su The Lancet, condotta in Inghilterra su 1.227 adolescenti di 30 scuole, ha messo in discussione l'efficacia di tali politiche. Lo studio ha analizzato la relazione tra le restrizioni sull'uso dello smartphone a scuola e il benessere psicologico, evidenziando l'assenza di un impatto diretto e significativo di queste misure sul miglioramento della salute mentale. Questo risultato invita a riflettere oltre agli approcci proibizionisti, suggerendo che il benessere degli studenti dipende da molteplici fattori complessi.
Lo studio ha utilizzato questionari validati e interviste strutturate per misurare vari indicatori di salute mentale, tra cui ansia, depressione e senso di appartenenza, confrontando scuole con regole rigide e scuole più permissive. Il dato più rilevante è stato che non vi erano differenze sostanziali nei livelli di benessere tra i due gruppi. Tuttavia, è emerso che un maggior tempo di utilizzo dello smartphone, soprattutto per attività non scolastiche come social network e gaming, era associato a una maggiore insoddisfazione e sintomi negativi. Pertanto, il problema non risiede nel divieto in sé, ma nell'uso consapevole e nella gestione del tempo trascorso con i dispositivi digitali.
Alla luce delle evidenze, le politiche scolastiche secondo gli autori dovrebbero spostarsi dal divieto totale verso strategie integrative che includano educazione digitale, sostegno psicologico, coinvolgimento delle famiglie e promozione di attività alternative. L'approccio educativo dovrebbe puntare alla responsabilizzazione e all'autoregolazione degli studenti, creando ambienti scolastici che favoriscano il benessere globale. Infine, si riconoscono limiti allo studio, come il campione circoscritto geograficamente e l'assenza di analisi sui contenuti specifici delle app utilizzate, suggerendo la necessità di ulteriori ricerche longitudinali e internazionali per un quadro più ampio e dettagliato.