
Patriarcato e primati: uno stereotipo da sfatare
Lo studio condotto dall'Università di Montpellier e dall'Istituto Max Planck, pubblicato nel 2025, analizza 253 popolazioni di primati per esaminare il rapporto tra sesso e potere nel regno animale. Contrariamente alla credenza diffusa, la dominanza maschile non è un tratto universale tra i primati: solo 25 popolazioni mostrano una netta predominanza maschile, mentre 16 presentano dominanza femminile e la maggioranza evidenzia un equilibrio o alternanza di potere. Questi risultati mettono in discussione il mito di un patriarcato evolutivo inscritti nella biologia umana e suggeriscono come le strutture sociali siano molto più complesse e diversificate.
La ricerca approfondisce le dinamiche di aggressione tra i sessi nelle comunità di primati, evidenziando che la violenza fisica non si traduce necessariamente in dominio sociale maschile. In diverse specie, femmine e maschi co-partecipano nei ruoli di leadership e nelle decisioni di gruppo, indicando che fattori culturali, ecologici e psicologici svolgono un ruolo cruciale nelle gerarchie sociali, più che la semplice forza fisica.
Questo panorama sposta la responsabilità dell'istituzione del patriarcato umano dalla biologia alla cultura. La complessità del linguaggio, delle religioni e dei sistemi politici umani ha favorito la costruzione storica di disuguaglianze di genere. Le implicazioni per l'educazione, la ricerca e le politiche sociali sono enormi: superare il mito di un patriarcato naturale significa aprire la strada a società più eque e a un'interpretazione critica delle origini e del potenziale cambiamento dei ruoli di genere.