Nanoplastiche nell’Atlantico: un pericolo invisibile

Nanoplastiche nell’Atlantico: un pericolo invisibile

L'inquinamento da nanoplastiche nell'oceano Atlantico settentrionale ha raggiunto livelli allarmanti, con una stima di 27 milioni di tonnellate di particelle estremamente minute disperse nelle acque. Queste nano particelle, inferiori a 1000 nanometri, differiscono dalle microplastiche per la loro invisibilità e capacità di penetrare barriere biologiche come le cellule animali e umane, rappresentando così una minaccia ambientale e sanitaria maggiore e più difficile da monitorare e contenere. La ricerca internazionale ha utilizzato tecniche avanzate di filtrazione e spettroscopia per quantificare la presenza ubiquitaria delle nanoplastiche, riscontrandone concentrazioni medie di 18 milligrammi per metro cubo d’acqua a 10 metri di profondità, sia in prossimità delle coste che in mare aperto grazie alla dispersione via correnti.

Le nanoplastiche derivano principalmente dalla degradazione di rifiuti plastici più grandi come bottiglie, reti da pesca e imballaggi, frammentati da fattori naturali come onde e radiazioni ultraviolette, ma anche da fonti industriali dirette. I polimeri più diffusi sono il polietilene tereftalato (PET), polistirene (PS) e cloruro di polivinile (PVC), molto comuni nei prodotti di uso quotidiano. L'interazione delle nanoplastiche con il plancton e altre specie marine porta a impatti negativi su crescita e riproduzione, propagando tossine lungo la catena alimentare fino agli esseri umani. Le nanoplastiche sono già state trovate in tessuti umani come polmoni e cervello e possono attivare risposte infiammatorie e aumentare rischi di malattie gravi.

Un aspetto drammatico è l'impossibilità di rimuovere queste particelle dall'ambiente, vista la loro dimensione e dispersione globale, rendendo l'inquinamento sostanzialmente irreversibile. Di conseguenza, la prevenzione rimane fondamentale attraverso la riduzione della plastica monouso, miglioramento del riciclo, sviluppo di materiali biodegradabili e monitoraggio internazionale. Le politiche devono essere coordinate a livello globale per limitare ulteriori danni e tutelare ecosistemi e salute umana. La sfida ambientale delle nanoplastiche impone un ripensamento dei modelli produttivi e dei comportamenti collettivi in vista di un futuro sostenibile.

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