
Dipendenti pubblici e partita IVA: chiarezza sulle regole dopo la sentenza del Consiglio di Stato
La sentenza del Consiglio di Stato rappresenta una svolta significativa nel dibattito sul diritto dei dipendenti pubblici di detenere una partita IVA per svolgere attività extra-lavorative. Il caso esaminato riguarda un maresciallo delle Fiamme Gialle sanzionato per attività agricola esercitata con partita IVA, che ha contestato la sanzione e ottenuto il riconoscimento della propria legittimità. La giurisprudenza e la normativa italiana, in particolare il Decreto Legislativo 165/2001, non vietano assolutamente l'apertura della partita IVA da parte di dipendenti pubblici, purché l'attività sia compatibile, trasparente e comunicata ai superiori, evitando conflitti di interesse. La sentenza sottolinea il ruolo fondamentale della comunicazione preventiva e della valutazione caso per caso da parte dell'amministrazione, distinguendo tra attività compatibili, come quelle agricole o artistiche, e incompatibili, specialmente se confliggenti con le mansioni pubbliche. Questo orientamento promuove la libertà lavorativa con responsabilità, offrendo un quadro più chiaro per amministrazioni e lavoratori, e definendo linee guida per evitare abusi e garantire trasparenza, anche in relazione ai controlli fiscali. I dipendenti pubblici sono invitati a seguire con rigore le procedure interne e a tutelarsi con pareri esperti per integrare legalmente il proprio reddito senza incorrere in sanzioni disciplinari.