Denatalità e tagli scolastici: in Sicilia 600 cattedre in meno da settembre

Denatalità e tagli scolastici: in Sicilia 600 cattedre in meno da settembre

La scuola siciliana affronta una crisi profonda con 600 cattedre in meno per l'anno 2025/2026, a causa di una marcata denatalità che ha visto un calo delle nascite superiore al 25% nell'ultimo decennio. Questo declino demografico, spinto dall'emigrazione giovanile, precarietà economica e carenza di servizi, ha portato a una minore popolazione scolastica e conseguenti tagli al personale docente, investendo ogni ordine e grado scolastico e accentuando problematiche come l'instabilità lavorativa e la mancanza di continuità didattica.

I dati evidenziano che la Sicilia subisce circa il 10% dei tagli nazionali alle cattedre, con un impatto rilevante nelle province interne e zone montane, dove si sommano accorpamenti di classi, chiusure di plessi e riduzione dell'offerta formativa. L'organico di ruolo copre solo il 28% dei posti, contribuendo a un sistema dipendente dall'organico di fatto, fatto di supplenze precarie che compromettono la qualità dell'istruzione e la coesione sociale. La situazione genera ricadute negative sui territori, con famiglie costrette a pendolarismi e scuole periferiche a rischio chiusura, alimentando un circolo vizioso di spopolamento e crisi.

Le istituzioni e i sindacati chiedono interventi mirati, come bandi per stabilizzazione, incentivi per i docenti in aree disagiate, e potenziamento delle infrastrutture digitali. Le soluzioni prospettate includono una riforma dell'organico territoriale, formazione continua, valorizzazione dei piccoli comuni e collaborazioni tra pubblico e privato. Solo con politiche integrate e investimenti strategici la scuola siciliana potrà trasformare questa emergenza in opportunità di rilancio culturale, sociale ed educativo per tutto il territorio.

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