L’intelligenza artificiale alla prova dei fatti: secondo il MIT il 95% dei progetti AI è fallito. Tra entusiasmo e allarme investimenti, Altman mette in guardia il mercato

L’intelligenza artificiale alla prova dei fatti: secondo il MIT il 95% dei progetti AI è fallito. Tra entusiasmo e allarme investimenti, Altman mette in guardia il mercato

L'intelligenza artificiale (AI) è al centro di un grande entusiasmo globale, con circa 500 unicorni AI valutati complessivamente 2,7 trilioni di dollari. Tuttavia, un recente rapporto del MIT rivela che il 95% dei progetti AI fallisce, sollevando dubbi sulla reale maturità del settore. Questo alto tasso di insuccesso riguarda diversi ambiti, come finanza, sanità, retail e logistica, e mette in discussione l'entusiasmo degli investitori e delle aziende nell'integrare efficacemente l'AI nelle pratiche operative. Sam Altman di OpenAI avverte i rischi di un eccessivo ottimismo e di perdite associate all'hype dell’AI.

Le tensioni si riflettono anche sui mercati finanziari: Palantir, leader nel settore AI, ha segnato un calo del 9% in pochi giorni, e il Nasdaq mostra volatilità crescente, pondendo un rischio di correzioni a catena per le aziende tecnologiche. Mentre si contano 500 startup unicorno AI, molte faticano a sostenere modelli di business solidi, generando dubbi sulle valutazioni e sull'effettivo valore di mercato. Le ragioni principali del fallimento dei progetti AI includono sovrastima tecnologica, scarsa qualità dei dati, difficoltà di integrazione, barriere normative e mancanza di competenze trasversali, elementi che rallentano o bloccano molte iniziative.

Gli effetti di questi fallimenti sono evidenti: perdite economiche per investitori, rallentamenti nell'innovazione e rischio di crisi reputazionali. Tuttavia, tale fase è interpretata anche come una selezione naturale del mercato, in cui sopravvivranno le aziende con proposte realistiche e sostenibili. Il futuro dell'AI richiede quindi una maggiore consapevolezza, prudenza negli investimenti e un approccio maturo per evitare bolle speculative e assicurare una rivoluzione tecnologica stabile e vantaggiosa per la società.

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