Orientamento scolastico: non basta aumentare le ore, serve un accompagnamento personale
Il Meeting di Rimini ha riportato al centro del dibattito pubblico l'importanza cruciale dell'orientamento scolastico in un contesto socio-economico caratterizzato da rapidi cambiamenti e difficoltà nel mercato del lavoro. I relatori hanno sottolineato che non basta aumentare le ore dedicate all'orientamento: è necessario un accompagnamento personalizzato e autentico che metta lo studente al centro, con l'aiuto di adulti significativi come insegnanti, tutor e famiglie. Questo approccio mira a superare la mera somministrazione di informazioni, valorizzando un percorso di autoscoperta che coinvolga gli aspetti emotivi, relazionali ed esistenziali del giovane.
Il dibattito si è focalizzato sulla differenza tra 'orientare', inteso come fornire indicazioni e scelte, e 'aiutare a orientarsi', ovvero affiancare il ragazzo nel processo di conoscenza delle proprie passioni e capacità. Secondo gli esperti come Bolognini, Ballerini e Toia, l'orientamento deve essere un processo dinamico che valorizza l'autonomia, stimola il senso critico e prepara ad affrontare le incertezze del mondo lavorativo contemporaneo, fortemente influenzato da globalizzazione e automazione.
Per realizzare questo nuovo modello, è fondamentale che gli educatori assumano un ruolo di accompagnatori più che di dirigenti, esercitando un ascolto attivo, promuovendo il confronto e valorizzando perfino errori e fallimenti come tappe formative. La scuola, supportata da famiglie e istituzioni, deve diventare una comunità educativa che offre strumenti, laboratori e reti di supporto efficaci e coordinati. Le politiche ministeriali e le linee guida recenti puntano in questa direzione, ma serve un impegno autentico per trasformare tali iniziative in esperienze realmente significative per i giovani.