Precariato scolastico: un'emergenza cronica da superare. L'analisi dei COBAS e le possibili soluzioni per la stabilità nella Scuola Pubblica

Il precariato scolastico rappresenta una criticità strutturale per la scuola pubblica italiana, con circa un quarto del personale docente e ATA impiegato tramite contratti a tempo determinato ogni anno. Questa realtà, frutto di decenni di gestione emergenziale, influisce negativamente sulla qualità dell'istruzione e sulla stabilità lavorativa. Il fenomeno, particolarmente diffuso nel Sud e nelle aree metropolitane, è alimentato da scelte politiche tardive e insufficienti come la mancata regolare indizione dei concorsi e il frequente ricorso alle supplenze.

Storicamente, la Legge 477 del 1973 rappresenta un modello virtuoso di stabilizzazione che consentì l’immissione in ruolo di circa 200.000 insegnanti, ma da allora non si è replicata una simile operazione. Le conseguenze del lavoro precario si riflettono su insegnanti e personale ATA in termini di incertezza, difficoltà economiche e riduzione della continuità didattica. I COBAS propongono un piano straordinario di assunzioni, regolarità concorsuale, eliminazione delle graduatorie a esaurimento e investimenti per adeguare gli organici e le infrastrutture.

Il confronto internazionale evidenzia come l’Italia rimanga tra i paesi europei con il più alto tasso di precariato scolastico, contravvenendo alle direttive comunitarie. Senza una riforma strutturale e una scelta politica decisa, l'emergenza precariato compromette la qualità educativa e il benessere del personale. Una nuova stagione di stabilizzazioni è quindi essenziale per garantire una scuola pubblica inclusiva, efficace e proiettata nel futuro, capace di motivare gli insegnanti e assicurare continuità didattica agli studenti.