
Apple nel mirino: causa degli autori per uso illecito di libri piratati nell'addestramento dell'AI
Nell’autunno 2025, Apple è stata denunciata formalmente da due autori che accusano l’azienda di aver utilizzato senza autorizzazione libri piratati presi da _shadow libraries_ per addestrare i propri modelli di intelligenza artificiale. Questo caso, introdotto come possibile class action, coinvolge centinaia di autori che potrebbero essersi visti violare i propri diritti d’autore, sollevando questioni cruciali sul rispetto del copyright nell’era digitale. L’uso massivo di dati testuali per l’apprendimento automatico ha posto l’accento sulla provenienza dei materiali, con Apple accusata di aver impiegato contenuti provenienti da archivi clandestini senza alcun consenso, compromettendo così legalità ed etica aziendale.
Le _shadow libraries_ sono realtà digitali dove migliaia di libri e testi, spesso coperti da copyright, sono accessibili illegalmente, creando gravi perdite economiche per autori ed editori. Applebot, il software di raccolta dati di Apple, sarebbe stato utilizzato per scaricare in modo sistematico questi contenuti piratati, aggravando la situazione. La denuncia mira a far emergere la natura non trasparente delle pratiche di raccolta dati da parte delle big tech e a sancire limiti più rigorosi, proteggendo i diritti intellettuali in un contesto di rapido sviluppo tecnologico.
La causa contro Apple rappresenta una sfida legale e morale destinata a ridefinire i rapporti tra intelligenza artificiale e copyright. Il mondo accademico e legalista osserva con attenzione, prevedendo possibili evoluzioni normative e giurisprudenziali che impongano maggiore trasparenza e controlli nei processi di training AI. Il caso, oltre a influenzare il mercato digitale e gli editori, pone le basi per un futuro in cui tecnologia e tutela della creatività umana debbano coesistere nel rispetto reciproco, delineando una nuova era per l’intelligenza artificiale e il diritto d’autore.