La rivoluzione dell’archeologia: quattro nuovi siti scoperti in Iraq grazie all’intelligenza artificiale e ai satelliti spia Corona

La rivoluzione dell’archeologia: quattro nuovi siti scoperti in Iraq grazie all’intelligenza artificiale e ai satelliti spia Corona

L’archeologia sta vivendo una profonda trasformazione grazie all’utilizzo congiunto di intelligenza artificiale (IA) e immagini satellitari storiche del programma Corona degli anni ’60. Un team dell’Università di Bologna ha recentemente identificato quattro nuovi siti archeologici nell’area di Abu Ghraib, Iraq, utilizzando algoritmi di IA che riescono a riconoscere pattern nascosti in dati fotografici di alta risoluzione risalenti a decenni fa. Questo metodo innovativo consente di analizzare vaste aree geografiche con maggiore precisione e rapidità rispetto alle indagini tradizionali, superando ostacoli legati alla sicurezza e all’accessibilità sul campo.

L’area irachena di Abu Ghraib, ricca di storia ma poco esplorata a causa delle condizioni politiche instabili, è diventata così terreno ideale per questa sperimentazione tecnologica. Le immagini Corona, originariamente raccolte per scopi militari durante la Guerra Fredda, offrono una visione storica del territorio prima delle modifiche contemporanee, rendendo possibile individuare strutture e tracce archeologiche non più percepibili oggi. L’IA applicata a questi archivi ha permesso una scansione automatica e accurata, incrementando l’efficacia e riducendo i rischi e i costi delle ricerche.

L’innovazione metodologica non solo apre nuovi orizzonti per il patrimonio culturale iracheno, spesso a rischio, ma ha anche un potenziale globale. La combinazione di intelligenza artificiale e immagini satellitari storiche può essere applicata con successo in contesti difficili o pericolosi in tutto il mondo, facilitando la tutela e la messa in luce di siti finora sconosciuti. Il progetto dell’Università di Bologna, riconosciuto da pubblicazioni scientifiche internazionali, rappresenta un modello virtuoso di sinergia tra tecnologia e discipline umanistiche, indicando una strada per il futuro dell’archeologia sempre più digitale, collaborativa e intelligente.

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