La meritocrazia in Italia: laurearsi è (ancora) questione di discendenza
Il sistema universitario italiano si conferma una realtà complessa e contraddittoria, dove la meritocrazia appare come un ideale ancora lontano. Nonostante la retorica sull'accesso equo e il diritto allo studio, dati recenti come quelli del rapporto OCSE Education at a Glance 2025 mostrano che il percorso accademico e il successo formativo sono fortemente influenzati da condizioni familiari e culturali. Il 63% dei laureati proviene da famiglie con almeno un genitore laureato, segnalando come il titolo universitario sia spesso ereditato più che meritato, mentre tassi elevati di abbandono e ritardi negli esami sottolineano difficoltà strutturali e individuali nel completamento degli studi.
Questo quadro di difficoltà contribuisce a una mobilità sociale bloccata, in cui la laurea dovrebbe rappresentare un ascensore sociale, ma spesso diventa una prerogativa di chi è già culturalmente e economicamente avvantaggiato. Problemi quali l'abbandono precoce, la rigidità del mercato del lavoro e la scarsa valorizzazione del titolo di studio si combinano a creare un sistema poco inclusivo e sottofinanziato. In particolare, il fatto che molti neolaureati guadagnino meno dei diplomati nella fase iniziale della carriera genera sfiducia e smobilita incentivando la percezione che l'università sia meno un fattore di crescita personale e più un privilegio di famiglia.
Le differenze territoriali, le disparità nell'accesso ai servizi e la qualità disomogenea delle università italiane riflettono un problema più ampio di politiche insufficienti e di mancanza di un welfare studentesco forte. Confronti internazionali evidenziano come in altri Paesi europei si implementino sistemi più inclusivi, con borse di studio consistenti, tutoraggio e flessibilità didattica. Per invertire la rotta, occorre un impegno coordinato per rafforzare il sostegno economico e formativo agli studenti, migliorare l'integrazione tra università e mercato del lavoro e potenziare le infrastrutture, soprattutto nelle aree meno abbienti. Solo così si potrà avviare un processo di vera meritocrazia universitariain Italia, capace di valorizzare talenti indipendentemente dall'origine familiare.