
Emergenza sanitaria a Gaza: donne costrette a partorire in strada mentre la comunità internazionale discute sul riconoscimento dello Stato palestinese
La crisi umanitaria a Gaza rappresenta una delle emergenze più drammatiche degli ultimi decenni. L'offensiva israeliana ha provocato il collasso delle infrastrutture sanitarie, costringendo molte donne a partorire in strada senza assistenza medica. Secondo dati ONU e ONG, oltre il 50% dei parti oggi avviene fuori dagli ospedali, aggravando rischi di mortalità e sofferenza psicologica. Parallelamente, oltre il 70% delle strutture sanitarie a Gaza è stato distrutto o danneggiato, con una gravissima carenza di personale, farmaci e attrezzature. Questa situazione ha attirato accuse di genocidio da parte dell'ONU nei confronti di Israele, che invece respinge tali addebiti, sostenendo che le operazioni militari mirano a colpire Hamas. Nel contesto politico internazionale, il ministro italiano Tajani ha espresso il sostegno alla creazione di uno Stato palestinese, auspicando però un percorso che garantisca sicurezza e diritti per entrambe le parti. L'impatto umano si abbatte anche su bambini e famiglie, colpiti dalla malnutrizione, dall'interruzione delle vaccinazioni e dalla precarietà della vita quotidiana. Nonostante le continue denunce e appelli della comunità internazionale, l'accesso agli aiuti rimane fortemente limitato a causa di blocchi e controlli rigorosi. Senza un deciso cambio di rotta diplomatico e un aumento significativo degli aiuti umanitari, la situazione a Gaza rischia di deteriorarsi ulteriormente, lasciando segni profondi e duraturi nel tessuto sociale e sanitario della regione.