7 ottobre 2023: la strage di Hamas, la rappresaglia israeliana e il monito di Mattarella sull’antisemitismo
Il 7 ottobre 2023 rappresenta una svolta drammatica nel conflitto israelo-palestinese, quando un massiccio attacco coordinato di Hamas ha causato la morte di almeno 1200 civili israeliani in sole 24 ore, segnando una delle pagine più tragiche della storia recente della regione. Questa azione ha provocato una reazione militare israeliana senza precedenti, con bombardamenti intensi su Gaza che hanno colpito anche infrastrutture civili cruciali, come scuole e ospedali, aumentando il bilancio delle vittime e scatenando una crisi umanitaria di proporzioni enormi. Il presidente italiano Sergio Mattarella ha ammonito contro la crescita dell'antisemitismo, esortando a distinguere tra atti di guerra e collettività identitarie per evitare odio e pregiudizio.
L'attacco di Hamas ha rappresentato una escalation significativa nella strategia militare palestinese, con incursioni che hanno compromesso le difese israeliane e causato numerosi sequestri di civili, inclusi donne, bambini e anziani. La reazione israeliana, dichiarata come uno stato di guerra dal premier Netanyahu, ha colpito duramente infrastrutture chiave e zone densamente abitate di Gaza, causando oltre 66.000 vittime palestinesi accertate, 150.000 feriti e circa 2 milioni di sfollati in condizioni di estrema emergenza, aggravate dall'interruzione dei rifornimenti essenziali.
La comunità internazionale si è divisa tra condanne, appelli al cessate il fuoco e richieste di indagini sui crimini di guerra. Le Nazioni Unite hanno denunciato il ricorso alla fame come arma bellica attraverso il blocco dei rifornimenti e il danneggiamento delle infrastrutture vitali. La distruzione di scuole e ospedali ha infranto la protezione dei civili prevista dal diritto umanitario, amplificando sofferenze e sfollamenti di massa. Nel contesto di questa complessa crisi, emerge l'urgenza di negoziati di pace che garantiscano la sicurezza e i diritti di entrambe le popolazioni, ponendo fine a un ciclo di violenza che minaccia la stabilità regionale e la dignità umana.