Caro energia: le strategie di Italia e Unione Europea per ridurre il costo delle bollette alle imprese

Caro energia: le strategie di Italia e Unione Europea per ridurre il costo delle bollette alle imprese

Il tema del costo dell'energia per le imprese italiane è divenuto centrale a causa dell'incremento dei prezzi dovuto a instabilità nei mercati, tensioni geopolitiche e transizione ecologica. Questi aumenti penalizzano fortemente la competitività delle aziende italiane, già gravate da elevati costi operativi rispetto ai concorrenti europei, mettendo a rischio investimenti e persino la sopravvivenza di alcuni settori produttivi. Le associazioni di categoria, come Confindustria, sono intervenute chiedendo interventi strutturali che colmino il divario di prezzo con l'Europa tramite riduzioni fiscali e investimenti in infrastrutture energetiche, pur consapevoli dei limiti posti dalle risorse pubbliche e dalle normative europee.

L'esperto Davide Tabarelli ha suggerito tre direttrici fondamentali: alleggerire gli oneri parafiscali, defiscalizzare le bollette per le imprese ad alto consumo attraverso crediti d'imposta e semplificare la burocrazia negli incentivi. Il Governo italiano ha adottato misure temporanee come crediti d'imposta e incentivi per l'autoproduzione da rinnovabili, ma queste hanno solo un impatto limitato nel medio-lungo termine. Un'importante novità è il disegno di legge delega sul nucleare sostenibile, che intende introdurre reattori di nuova generazione garantendo sicurezza e crescita industriale, sebbene la realizzazione pratica richiederà anni.

A livello europeo, la progressiva eliminazione delle quote di emissioni gratuite dal 2026 presenta sfide significative per i comparti energivori, costretti ad acquistare tutte le quote ETS, con possibili rischi di delocalizzazione industriale. L'Italia soffre inoltre per prezzi dell'energia tra i più alti in Europa, dovuti a minor sviluppo di fonti nazionali e oneri parafiscali elevati, colpendo l'attrattività industriale del Paese. Le regole UE sugli aiuti di Stato impongono vincoli stringenti agli interventi pubblici, limitando le possibilità di sussidi massicci. Nel complesso, è necessario un patto pubblico-privato chiaro e lungimirante che coniughi sostenibilità, competitività e rispetto delle normative europee, affinché la transizione energetica non penalizzi nessun settore e l’Italia migliori la propria autonomia e posizione nel mercato unico europeo.

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