Destinazione dei fondi pubblici: la proposta di Bonelli (Verdi e Sinistra) contro il Ponte sullo Stretto e in favore di scuola, sanità e ferrovie

Destinazione dei fondi pubblici: la proposta di Bonelli (Verdi e Sinistra) contro il Ponte sullo Stretto e in favore di scuola, sanità e ferrovie

Il dibattito pubblico italiano sul Ponte sullo Stretto di Messina è riemergente e divide fortemente la società e la politica. Nel novembre 2025, Angelo Bonelli di Alleanza Verdi e Sinistra ha rilanciato una proposta che mira a destinare i circa 15 miliardi di euro previsti per la costruzione del Ponte a investimenti più urgenti e condivisi come la scuola, la sanità e le infrastrutture ferroviarie. Secondo Bonelli, in un momento in cui il paese evidenzia importanti fragilità sociali ed economiche, l'impiego delle risorse pubbliche dovrebbe riflettere più equità e rispondere a bisogni reali piuttosto che a opere considerate obsolete e rischiose. I dati forniti da enti come ISTAT e Censis confermano che sicurezza nelle scuole, accesso alla sanità e mobilità efficiente sono fra le priorità sentite dalla popolazione italiana, soprattutto nel Sud, dove le infrastrutture ferroviarie risultano ancora carenti rispetto a standard europei. Inoltre, la Corte dei Conti ha espresso valutazioni critiche circa la sostenibilità finanziaria, ambientale e tecnica del Ponte, alimentando il dubbio sull’effettivo ritorno economico dell'opera. Tra le maggiori opposizioni dal punto di vista tecnico vi sono le condizioni sismiche dell’area e la discutibile utilità infrastrutturale. Il confronto politico si è acceso con opposizioni da parte di Bonelli a Salvini, con questi ultimi che difendono il progetto come volano di sviluppo, ma senza fornire evidenze dettagliate. L’opinione pubblica sembra nettamente contraria al Ponte, come confermano sondaggi e mobilitazioni civiche che chiedono l’abrogazione della legge che ne destina i fondi. La discussione più ampia verte sulla reale strategia nell’allocazione dei fondi pubblici, dove si stanno facendo strada modelli partecipativi e criteri che privilegiano sostenibilità, inclusività e ritorno sociale, piuttosto che investimenti monumentali e contestati. In conclusione, la proposta di Bonelli rappresenta una visione alternativa e condivisa da molti, che al centro pone il rafforzamento del capitale umano e dei servizi essenziali piuttosto che grandi opere infrastrutturali dal destino incerto, affrontando così una delle principali sfide per la pianificazione economica e politica italiana del futuro.

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