Solo il 44% dei fondi PNRR destinati alla ricerca in Italia è stato speso: tra successi e criticità
La Relazione sulla Ricerca e l’Innovazione in Italia 2025 offre un quadro preciso sull’utilizzo dei fondi PNRR destinati alla ricerca, evidenziando sia progressi sia criticità. Solo il 44% degli 8,5 miliardi di euro previsti è stato speso, segno di un’attuazione più lenta del previsto soprattutto a causa di complessità burocratiche e lentezze amministrative. Tuttavia, emerge un successo significativo nell’assunzione di oltre 12mila nuovi ricercatori, con una forte attenzione alla parità di genere, a favore di una nuova generazione di scienziati. Questi investimenti sono concentrati soprattutto nei settori strategici della transizione digitale e dell’aerospazio (circa il 30,3% dei fondi), volti ad aumentare competitività e innovazione tecnologica a livello internazionale.
Un tema cruciale riguarda la distribuzione geografica dei fondi: il Centro-Nord assorbe il 68,7% delle risorse, mentre il Sud si ferma al 31,3%, accentuando un divario storico legato a carenze infrastrutturali e capacità amministrativa. In questo contesto, i cosiddetti "bandi a cascata" rappresentano una buona prassi per diffondere risorse e progetti capillarmente, sostenendo anche istituti e startup meno strutturate. Tuttavia, la frammentazione e le rigide tempistiche rischiano di compromettere l’efficacia complessiva degli interventi, rendendo indispensabile una semplificazione delle procedure e un maggiore coordinamento tra attori coinvolti.
In prospettiva, il CNR raccomanda di concentrare gli investimenti su progetti strategici e di potenziare il monitoraggio per evitare sprechi, favorendo inoltre la stabilizzazione del personale e un’equa distribuzione territoriale. Queste azioni sono urgenti per rispettare gli impegni europei, migliorare l’immagine internazionale del sistema Paese e garantire una ricerca pubblica di eccellenza, capace di sostenere competitività e innovazione sostenibile in Italia.