Crisi delle cattedre vuote in Europa: tra stipendi bassi, precariato diffuso e il disinteresse delle nuove generazioni
La crisi delle cattedre vuote nelle scuole europee è un fenomeno diffuso che coinvolge quasi tutti gli Stati dell’Unione Europea, minacciando la qualità dell’istruzione e il diritto allo studio. Questo problema non è semplicemente amministrativo, ma rappresenta una sfida sistemica derivante da un calo delle vocazioni all’insegnamento, difficoltà nel reclutamento e invecchiamento del corpo docente. Le politiche scolastiche degli ultimi anni si sono rivelate insufficienti, con investimenti limitati e scarsa valorizzazione della professione, creando una crisi strutturale che interessa tanto l’Europa occidentale quanto quella orientale e settentrionale. Le conseguenze si riflettono in un numero elevato di cattedre vacanti e a tempo determinato, con ricorso massiccio a supplenze che compromettono la continuità didattica e la motivazione degli studenti.
Un caso emblematico è il Portogallo, dove il 78% delle scuole pubbliche soffre la carenza di insegnanti, principalmente a causa di stipendi bassi, precarietà e mancanza di prospettive di carriera. Similmente, in Italia si contano oltre 200.000 cattedre affidate a supplenti annuali, con un’età media dei docenti superiore ai 50 anni e un sistema di reclutamento lungo e complesso. Le condizioni economiche restano un fattore chiave: gli stipendi medi d’ingresso sono nettamente inferiori rispetto alla media europea, soprattutto nei Paesi mediterranei, creando una bassa attrattiva per i giovani e incrementando la disaffezione verso la carriera docente.
Le cause profonde della crisi risiedono in una combinazione di basso riconoscimento sociale ed economico, precarietà, mancanza di progressione professionale e carichi emotivi e burocratici elevati. Il risultato è un impatto negativo sulla qualità dell’istruzione, con riduzione dell’offerta formativa, aumento dell’abbandono scolastico e declino delle competenze, specialmente nelle aree più svantaggiate. Le proposte per invertire questa tendenza includono l’aumento salariale, la stabilizzazione dei precari, la valorizzazione della formazione continua e il supporto psicologico e organizzativo ai docenti. Solo con un impegno condiviso tra istituzioni e società sarà possibile garantire un futuro solido e dignitoso alla professione insegnante e, di conseguenza, alla scuola europea.