Demansionamento nella scuola: il Consiglio di Stato accoglie il ricorso del Ministero dell’Istruzione contro la sentenza del TAR Campania
Il tema del demansionamento nella scuola italiana ha recentemente assunto grande rilievo a seguito della sentenza del TAR Campania del 21 ottobre, che aveva accolto un ricorso di personale scolastico denunciando l'assegnazione di mansioni inferiori ai profili professionali. Questa decisione aveva destabilizzato la gestione scolastica, creando preoccupazioni circa la rigidità delle assegnazioni e il possibile impatto sulla dignità dei lavoratori. Il Ministero dell'Istruzione e del Merito (MIM) ha quindi tempestivamente impugnato la sentenza presso il Consiglio di Stato, sostenendo la necessità di preservare l'autonomia organizzativa e la capacità di programmazione centrale, soprattutto in un contesto di riforme e progetti urgenti come quelli legati al PNRR.
Il Consiglio di Stato, con ordinanza collegiale del 19 novembre, ha accolto completamente il ricorso ministeriale, evidenziando l'importanza della programmazione ministeriale come strumento fondamentale per garantire efficienza, uniformità e buona amministrazione nella scuola pubblica. I giudici hanno richiamato precedenti giurisprudenziali e normative europee, sottolineando che le esigenze di funzionalità del servizio pubblico devono prevalere su interpretazioni troppo restrittive che potrebbero bloccare l'innovazione e la necessaria flessibilità organizzativa. Questa sentenza stabilisce così un nuovo indirizzo per futuri contenziosi, bilanciando la tutela dei lavoratori con l'efficienza amministrativa.
Le reazioni istituzionali sono state in gran parte positive, con il ministro Giuseppe Valditara che ha evidenziato come la decisione tuteli sia le prerogative ministeriali, sia il sistema scuola in generale. Tuttavia, alcune sigle sindacali hanno manifestato preoccupazioni sul rischio di una diminuzione della tutela dei lavoratori. La sentenza ha impatti immediati, consentendo alle scuole una gestione delle risorse umane più flessibile ed efficiente, pur mantenendo la salvaguardia della dignità professionale. L'intera vicenda apre quindi una fase nuova nel contenzioso scuola-sentenze, con un quadro normativo e giurisprudenziale che cerca un equilibrio dinamico tra esigenze organizzative e diritti dei lavoratori pubblici.