Ex Ilva Taranto: il rischio chiusura diventa concreto tra scioperi, piani governativi e nessun acquirente all’orizzonte

Ex Ilva Taranto: il rischio chiusura diventa concreto tra scioperi, piani governativi e nessun acquirente all’orizzonte

L'ex Ilva di Taranto, storicamente uno dei maggiori poli siderurgici europei, si trova in una crisi profonda che ora minaccia una chiusura definitiva. La grave situazione è alimentata dall'assenza di acquirenti interessati, dalla persistente incertezza sul futuro industriale e dall'uso crescente della cassa integrazione come misura emergenziale. Il governo ha proposto un piano di ridimensionamento produttivo volto a mantenere lo stabilimento aperto ma con capacità e organico ridotti, strategia criticata dai sindacati per la mancanza di una prospettiva industriale reale e di investimenti a lungo termine. Contemporaneamente, i lavoratori hanno proclamato scioperi per chiedere un piano industriale credibile e una tutela occupazionale concreta. Nell'assenza di un rilancio e con il no del governo Meloni a un intervento statale diretto, l'intero comparto metalmeccanico locale è a rischio, con ricadute sociali ed economiche pesanti per Taranto: perdita di migliaia di posti di lavoro, pressione sulle piccole imprese e sull'indotto, e un aumento dell'incertezza per le famiglie. Le proposte sindacali sottolineano la necessità di una politica industriale che superi il semplice taglio di personale, puntando a investimenti tecnologici e ambientali, tutela delle competenze e bonifica ambientale. La mancata azione concreta rischia di sancire il declino di un'area industriale storica e di segnare profondamente il futuro socioeconomico della città. Solo un impegno coordinato tra istituzioni, sindacati e attori economici potrà invertire questa drammatica tendenza.

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