Dal 2026 il TFR passerà automaticamente ai fondi pensione: cosa cambia per i lavoratori e le aziende
La riforma del TFR che entrerà in vigore il 1° luglio 2026 segna una svolta significativa nel sistema previdenziale italiano. Tradizionalmente, il Trattamento di Fine Rapporto (TFR) veniva accumulato dal datore di lavoro a favore del dipendente e poteva rimanere in azienda o essere destinato a fondi pensione complementari. La nuova normativa introduce il meccanismo del silenzio-assenso: di default, per i nuovi assunti nel settore privato, il TFR sarà automaticamente versato a un fondo pensione complementare salvo esplicito rifiuto entro 60 giorni. Questa modifica mira a rafforzare la previdenza integrativa, rispondendo alle sfide dell’invecchiamento della popolazione e delle prospettive di riduzione della pensione pubblica. Il sistema di adesione automatica porterà quindi a un incremento significativo degli iscritti ai fondi pensione, offrendo ai lavoratori una maggiore sicurezza finanziaria a lungo termine ma richiederà anche uno sforzo informativo capillare da parte di aziende e istituzioni. Le aziende, in particolare quelle con oltre 50 dipendenti, dovranno adeguare le loro procedure di gestione e comunicazione. Le prospettive della riforma sono positive, con un potenziale aumento della protezione previdenziale e investimenti che potrebbero beneficiare l’economia italiana. Tuttavia, resta fondamentale che i lavoratori siano ben informati e consapevoli delle loro opzioni per poter gestire al meglio la nuova normativa.