Pil e mercato del lavoro 2025: la svolta necessaria delle politiche attive per rilanciare l'Italia

Pil e mercato del lavoro 2025: la svolta necessaria delle politiche attive per rilanciare l'Italia

Il 2025 si presenta come un anno cruciale per l'economia italiana, con una crescita moderata del Pil attestata allo 0,3% nel primo trimestre e un aumento dell'occupazione dello 0,9%, pari a 224mila nuovi occupati. Tuttavia, questi dati nascondono criticità, come la contrazione degli occupati registrata a marzo e la concreta fragilità di un mercato del lavoro che fatica a garantire occupazione stabile e di qualità, soprattutto tra i giovani e le donne. La modestia della crescita economica italiana, in linea con la media europea ma inferiore a quella di economie più dinamiche, riflette problemi strutturali quali bassa produttività, lenta innovazione tecnologica e difficoltà di accesso ai mercati internazionali.nnLe politiche attive del lavoro emergono come elemento essenziale per superare queste difficoltà. Tali politiche comprendono servizi per l'impiego digitalizzati, formazione continua, incentivi alla riqualificazione e sostegno all'imprenditorialità, esperienze particolarmente efficaci in paesi come Germania e Scandinavia. Tuttavia, in Italia permangono limiti strutturali, quali l'inefficienza dei centri per l'impiego, burocrazia eccessiva, frammentazione territoriale e carenza di monitoraggio, che compromettono l'efficacia degli interventi. Le categorie più svantaggiate rimangono i giovani, le donne e il Mezzogiorno, segnate da tassi elevati di disoccupazione giovanile, divari di genere significativi e profondi squilibri territoriali.nnPer invertire la tendenza, l'Italia deve adottare un nuovo paradigma di politiche attive, rafforzando i centri per l'impiego, centralizzando le banche dati, aumentando gli investimenti in formazione e orientamento, migliorando il monitoraggio e instaurando partenariati stabili con imprese e enti formativi. Fondamentale è inoltre un targeting preciso su gruppi svantaggiati e incentivi alla stabilizzazione del lavoro. Solo mettendo al centro le competenze e la persona sarà possibile tradurre la crescita in occupazione di qualità e inclusiva, superando gli ostacoli strutturali e affrontando le sfide economiche e sociali del XXI secolo per garantire un futuro stabile e competitivo all'Italia.
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