Horizon Europe 2025: 7,3 miliardi dall’UE per rilanciare ricerca, innovazione e competitività europea
Il programma Horizon Europe 2025 rappresenta una delle iniziative più ambiziose mai lanciate dalla Commissione Europea, con un budget di 7,3 miliardi di euro destinati a rilanciare e potenziare il sistema scientifico e tecnologico dell’Unione. Annunciato il 14 maggio 2025, questo piano strategico mira a rafforzare la posizione dell’Europa nella ricerca e nell’innovazione a livello globale, inserendosi in una cornice più ampia di investimenti per la crescita tecnologica e lo sviluppo sostenibile. Il programma si focalizza su molteplici obiettivi che vanno dal sostegno ai talenti scientifici all’innovazione green, rispondendo così alle principali sfide contemporanee e puntando a favorire una crescita intelligente, inclusiva e sostenibile per il continente.
Tra gli obiettivi chiave di Horizon Europe 2025 figurano il rafforzamento della competitività europea rispetto a potenze come Stati Uniti e Cina, l’attrazione e la fidelizzazione di ricercatori di eccellenza, il finanziamento di scienza d’avanguardia e progetti orientati alla sostenibilità ambientale. Particolare rilievo assume il progetto “Scegli l’Europa”, destinato a 500 milioni di euro, concepito per attrarre migliori talenti scientifici e contrastare la fuga di cervelli, mediante borse internazionali, incentivi e semplificazioni burocratiche. In parallelo, il programma dedica risorse significative a sostenere studiosi colpiti da conflitti e sfollamenti, facilitandone l’inserimento nell’ambito accademico europeo, dimostrando così un impegno politico e sociale oltre che scientifico.
La distribuzione del budget riflette queste priorità: un’importante quota è destinata alla ricerca fondamentale e avanzata, mentre altre risorse supportano il trasferimento tecnologico, la promozione di iniziative verdi e la mobilità internazionale dei ricercatori. Il programma è stato accolto con entusiasmo dalla comunità scientifica e dalle istituzioni, viste le opportunità per università, centri di ricerca e PMI di accedere a finanziamenti e collaborazioni che favoriranno l’innovazione e la competitività europea. Horizon Europe 2025 si configura così come una strategia chiave per consolidare il ruolo globale dell’UE nella scienza, nella tecnologia e nell’innovazione, garantendo al contempo una crescita sostenibile e inclusiva per il futuro del continente.
L’esplorazione lunare sta vivendo un rinnovato interesse internazionale soprattutto grazie alla partecipazione di attori privati come Intuitive Machines, che ha subito un fallimento nell’allunaggio del suo lander Nova-C Athena durante la missione IM-2 nel maggio 2025. Questo insuccesso, causato da problemi tecnici nei sensori altimetrici e condizioni di illuminazione sfavorevoli, ha rappresentato un momento di riflessione sul futuro delle missioni lunari, evidenziando sia i rischi che le opportunità di apprendimento per il miglioramento delle tecnologie spaziali. Il lander ha riportato dati altimetrici affetti da un elevato “rumore di segnale” che ha compromesso il controllo automatico della discesa e la valutazione dell’altezza dal suolo, causando un impatto scorretto e l’impossibilità di completare l’atterraggio in sicurezza. Oltre agli problemi tecnici, le condizioni luminose variabili sulla superficie lunare, in particolare vicino ai poli, hanno reso più difficile la corretta interpretazione dei dati, facendo fallire anche gli algoritmi automatici di navigazione. Intuitive Machines ha affrontato l’incidente con trasparenza, riconoscendo l’importanza di analizzare a fondo questi problemi e assicurando il proprio impegno nel miglioramento dei sistemi di bordo. Le conseguenze operazionali di questo evento includono la revisione dei sistemi altimetrici, l’aggiornamento degli algoritmi autonomi e l’implementazione di nuovi protocolli per la condivisione internazionale degli errori, proponendo l’introduzione di sensori di backup ridondanti per aumentare la resilienza dei lander. Questo fallimento si inserisce in un panorama già segnato da simili problemi da parte di altre missioni robotiche lunari internazionali, sottolineando la complessità dei touchdown robotici su terreni sconosciuti e irregolari. Guardando avanti, Intuitive Machines ha già avviato lo sviluppo della missione IM-3, che includerà tecnologie innovative come altimetri più resistenti al rumore, algoritmi di machine learning e sistemi multifunzione per la misura della distanza, al fine di mitigare i rischi riscontrati in IM-2 e consentire un’esplorazione lunare più sicura e affidabile. Per gli Stati Uniti, questa missione resta un tassello fondamentale nel consolidamento della leadership nell’esplorazione robotica della Luna, con l’obiettivo di supportare anche future missioni umane e promuovere la “Luna commerciale”. In futuro, l’esplorazione lunare robotica sarà caratterizzata da una maggiore integrazione internazionale e condivisione dei dati, lo sviluppo di veicoli autonomi capaci di auto-diagnosi e adattamento e una cultura della sicurezza basata sull’apprendimento dagli errori. In sintesi, il fallimento del lander Nova-C Athena, pur nell’insuccesso, rappresenta un’importante lezione per la scienza e la tecnologia spaziale, stimolando un progresso più robusto verso una presenza umana e robotica stabile sul nostro satellite naturale.
Il XIII Summit COTEC Europe, svoltosi nel maggio 2025 a Coimbra, ha rappresentato un momento cruciale per la definizione del futuro della cooperazione europea in ricerca e innovazione. Il Ministro Anna Maria Bernini ha sottolineato l’importanza di superare la competizione tradizionale fra paesi per favorire un ecosistema condiviso e collaborativo, capace di generare progetti a alto impatto sociale ed economico. L’Italia si conferma così protagonista nella promozione di una strategia che metta al centro la cooperazione e la condivisione delle risorse, coinvolgendo istituzioni, imprese e centri di ricerca in un’ottica di crescita comune e sostenibile.
Bernini ha inoltre evidenziato il forte impegno italiano nel sostenere la ricerca e la formazione, con investimenti mirati dalla formazione universitaria alla costruzione di infrastrutture tecnologiche avanzate come il Centro Nazionale per il Supercalcolo. Tale infrastruttura di punta permette di affrontare sfide complesse in settori che spaziano dalla medicina personalizzata alla simulazione climatica, rafforzando la collaborazione tra università, enti di ricerca e industria. Un tema centrale nel suo intervento è stato anche quello della semplificazione delle procedure burocratiche in ambito ricerca, elemento essenziale per aumentare l’attrattività e la competitività a livello europeo.
Il panel internazionale con i ministri di Portogallo e Spagna ha ribadito l’importanza delle sinergie tra i paesi mediterranei, focalizzandosi su iniziative comuni nella ricerca e nell’innovazione, politiche per contrastare la fuga dei cervelli e il supporto alle infrastrutture digitali. La valorizzazione dei talenti, in particolare dei giovani ricercatori, è stata indicata come leva chiave per il futuro, con la creazione di programmi di mobilità internazionale, borse di studio e partenariati pubblico-privati. Il summit ha concluso che solo attraverso una visione condivisa e un impegno coordinato sarà possibile costruire un’Europa innovativa, inclusiva e competitiva, con l’Italia chiamata a giocare un ruolo centrale in questa trasformazione.
La ricerca sulle cellule staminali ha fatto un salto quantico nel 2025 con la scoperta delle “super cellule staminali” ottenute tramite una dieta di galattosio, che sostituisce il glucosio nei protocolli di coltura. Questo cambiamento metabolico induce nelle cellule staminali un miglioramento significativo della funzione mitocondriale, aumentando la loro longevità, resistenza allo stress ossidativo e capacità di differenziamento. Questo approccio si basa sul fatto che il galattosio spinge le cellule a utilizzare la fosforilazione ossidativa anziché la glicolisi anaerobica, con effetti fisiologici positivi che rendono queste cellule particolarmente promettenti per la medicina rigenerativa.
Le super cellule staminali a dieta di galattosio mostrano un mantenimento prolungato delle proprietà staminali, riducono i segni di senescenza cellulare e ampliano il potenziale terapeutico. Un aspetto rilevante è la loro maggiore efficienza nella produzione del sacco vitellino in vitro, indicatore della loro elevata capacità di differenziamento plurilineare. Ciò apre la strada alla rivitalizzazione di organi malati o invecchiati, proponendo soluzioni innovative per riparare tessuti danneggiati, migliorare la funzione di organi compromessi e realizzare trapianti più sicuri e duraturi.
Questa innovazione si inserisce in un contesto di importanti progressi della ricerca cellulare e genetica nel 2025, con applicazioni potenziali in numerose patologie finora difficili da trattare. Tuttavia, l’utilizzo di queste cellule comporta sfide etiche e regolatorie, soprattutto sul fronte della sicurezza e dell’etica legata all’origine delle cellule. Nonostante ciò, le prospettive future indicano che le super cellule staminali galattosio potrebbero rivoluzionare la medicina rigenerativa, offrendo terapie più personalizzate, efficaci e sicure, con il potenziale di migliorare sensibilmente la qualità della vita dei pazienti affetti da malattie degenerative.
La conferenza organizzata dall’Accademia dei Lincei, nel contesto del ciclo “Il futuro dell’umanità”, ha sottolineato l’importanza cruciale della prevenzione delle pandemie future, richiamando l’attenzione sulle lezioni apprese dalla crisi di COVID-19. L’evento ha rappresentato una piattaforma privilegiata per il confronto tra esperti internazionali, politici e pubblico, mettendo in luce la necessità di strategie coordinate a livello globale, basate su collaborazione, trasparenza e investimenti nella ricerca scientifica. L’Accademia dei Lincei, con la sua storia e la sua capacità di dialogo interdisciplinare, si è confermata come un centro di riferimento per affrontare le sfide sanitarie e sociali che caratterizzano il nostro tempo. L’intervento in video di Anthony Fauci ha portato un contributo internazionale di peso, evidenziando l’importanza della cooperazione globale e il ruolo essenziale della sanità pubblica e della comunicazione trasparente per prevenire e contenere pandemie. Nel corso della conferenza sono stati approfonditi temi che spaziano dall’innovazione scientifica alle strategie politiche e sociali, insistendo sulla necessità di integrare diverse discipline per costruire risposte efficaci. Un punto centrale è stato il rafforzamento delle reti di sorveglianza epidemiologica e lo sviluppo di piattaforme diagnostiche rapide, insieme a programmi educativi per formare le nuove generazioni di ricercatori e cittadini consapevoli. La preparazione alle emergenze sanitarie è stata esaminata anche sotto la lente della solidarietà internazionale, con la condivisione open access di dati, reti di collaborazione e inclusione di paesi in via di sviluppo nei programmi di ricerca. Il dibattito tra scienza e politica ha messo in evidenza l’importanza di superare gli ostacoli burocratici e di promuovere decisioni basate sulle evidenze scientifiche, garantendo accesso equo a vaccini e terapie. Infine, la conferenza ha richiamato l’urgenza di investire in nuove tecnologie, come terapie geniche e piattaforme vaccinali adattabili, e di utilizzare intelligenza artificiale per la previsione di focolai, ribadendo che il futuro della salute globale dipende da un impegno collettivo, lungimiranza e innovazione continua, per evitare di essere nuovamente sorpresi da emergenze pandemiche.
L’evoluzione dell’intelligenza artificiale, in particolare dei chatbot, ha raggiunto un nuovo traguardo grazie allo studio pubblicato su Science Advances nel 2025 coordinato da Andrea Baronchelli dell’Università di Londra. Questo studio ha dimostrato che i chatbot possono auto-organizzarsi e creare norme e comportamenti condivisi senza intervento umano, aprendo la strada a forme di autonomia basate su interazioni e scambi informativi interni. L’approccio sperimentale ha coinvolto simulazioni di giochi sociali in cui i chatbot, senza regole prestabilite, hanno sviluppato convenzioni emergenti attraverso l’imitazione e l’adattamento, analogamente a quanto accade nelle comunità umane. Le capacità di cooperazione e negoziazione collettiva dei chatbot rappresentano dunque un salto concettuale rispetto ai modelli preesistenti, offrendo maggiore flessibilità ed efficienza nelle dinamiche di gruppo.
La ricerca evidenzia come queste norme emergenti nascano in modo spontaneo e senza coordinamento centrale, con i chatbot che mostrano rapidità nel convergere verso soluzioni condivise e robustezza contro le perturbazioni del sistema. Nonostante le somiglianze con i processi sociali umani, permangono differenze sostanziali come l’assenza di emozioni e la maggiore velocità di adattamento normativa da parte delle AI. Questi risultati suggeriscono nuove potenzialità per l’uso di sistemi multi-agent in ambiti quali moderazione dei contenuti online, negoziazioni digitali e gestione di reti informatiche, ma sollevano anche questioni etiche sulla trasparenza, il controllo e l’equità delle regole autonome che le AI potrebbero sviluppare in autonomia.
Gli autori sottolineano la necessità di integrare meccanismi di monitoraggio e audit per garantire che queste autonomie restino allineate ai valori umani. I limiti attuali riguardano la semplicità dei modelli di laboratorio e la possibile opacità dei processi decisionali collettivi delle AI. Pertanto, future ricerche dovranno estendere le sperimentazioni in contesti più realistici, sviluppare strumenti per la tracciabilità e integrare principi etici nelle architetture dei chatbot. In conclusione, questa nuova frontiera dell’autonomia nelle AI apre a collaborazioni uomo-macchina più sofisticate, ma richiede responsabilità e controllo continui per assicurare uno sviluppo tecnologico armonico e sicuro per la società.
La scoperta della galassia Zhúlóng, definita la gemella più distante della Via Lattea, ha rappresentato una svolta epocale per l’astronomia moderna. Osservata grazie al telescopio spaziale James Webb, questa galassia si trova a circa un miliardo di anni dopo il Big Bang, un periodo molto precoce dell’universo. Zhúlóng presenta caratteristiche sorprendenti come una struttura a spirale ben definita, dimensioni e contenuto stellare (oltre 100 miliardi di stelle) simili alla nostra galassia, e una intensa attività di formazione stellare. Questi elementi sfidano le teorie consolidate sull’evoluzione galattica, che prevedevano tempi più lunghi per la formazione di galassie così strutturate e massicce. L’osservazione della galassia Zhúlóng suggerisce che processi rapidi e meccanismi finora poco considerati potrebbero aver favorito una formazione precoce e accelerata delle galassie nell’universo primordiale. Il James Webb, con la sua avanzata tecnologia per l’osservazione nell’infrarosso e le sue capacità spettroscopiche, ha permesso di andare oltre i limiti degli strumenti precedenti, dando modo di analizzare dettagli morfologici e composizionali di galassie così lontane e antiche. Questo ha aperto nuove prospettive per comprendere il ruolo della materia oscura e dell’energia oscura nelle prime fasi di aggregazione della materia cosmica. Il confronto tra Zhúlóng e la Via Lattea attuale mostra molte analogie, dalla struttura a spirale alle dimensioni e al numero di stelle, nonostante la differente epoca. La comunità scientifica si sta ora concentrando su ulteriori studi per definire meglio le proprietà chimiche, l’età e i processi di formazione di questa galassia, che potrebbero riscrivere i modelli cosmologici consolidati. Inoltre, la scelta del nome
Negli ultimi anni, l’Europa ha assistito a una rapida espansione nell’installazione di impianti solari, superando nel 2024 i 200 GW di potenza totale, con l’obiettivo di promuovere la decarbonizzazione e garantire la sicurezza energetica. Questo massiccio investimento nelle energie rinnovabili si confronta però con una nuova minaccia emergente: la polvere trasportata dalle tempeste di sabbia del Sahara. Le particelle di polvere, sollevate annualmente dal vasto deserto africano e trasportate su lunghe distanze, raggiungono regolarmente l’Europa, depositandosi sui pannelli fotovoltaici e influenzando negativamente sia l’efficienza degli impianti sia l’affidabilità delle previsioni meteorologiche. Gli studi indicano che eventi intensi di tempeste di sabbia possono causare una perdita di efficienza superiore al 20%, con conseguenti impatti economici e operativi significativi. Dal 2019 al 2023, sono state documentate più di 46 tempeste con effetti particolarmente rilevanti nelle regioni mediterranee come Spagna, Italia e Grecia, dove la polvere ha richiesto interventi urgenti di manutenzione e pulizia per mitigare i danni. L’accumulo di polvere provoca inoltre la formazione di croste difficili da rimuovere, aumentando i costi di gestione e riducendo il rendimento dei moduli, con possibili cali di produzione fino al 40% in assenza di precipitazioni. Questo scenario complesso si ripercuote anche nella modellizzazione meteorologica, rendendo più difficile la pianificazione della produzione energetica e ponendo sfide alla stabilità della rete elettrica europea. Per fronteggiare queste criticità, la comunità scientifica e industriale sta sviluppando materiali fotovoltaici autopulenti, sensori di monitoraggio in tempo reale e sistemi automatizzati di pulizia a basso consumo, integrando big data e intelligenza artificiale nella previsione dinamica degli eventi di tempesta di sabbia. L’approccio dinamico prevede il monitoraggio satellitare, l’analisi delle masse d’aria e algoritmi predittivi per ottimizzare la gestione della produzione solare in risposta alle variazioni atmosferiche. Le possibili conseguenze sulle infrastrutture e sulla sicurezza della fornitura energetica spingono a ripensare i piani di investimento, puntando su accumuli energetici e reti interconnesse per garantire resilienza. Inoltre, i cambiamenti climatici sembrano accentuare la frequenza e l’intensità delle tempeste di sabbia, creando un circolo vizioso che impone una pianificazione strategica e investimenti mirati in ricerca e tecnologie. Le strategie d’adattamento attuate includono maggiori frequenze di pulizia, utilizzo di rivestimenti protettivi, monitoraggio continuo e pianificazione preventiva basata su allerta meteorologiche. Gli esperti raccomandano di potenziare la collaborazione tra centri meteorologici e operatori energetici, promuovere innovazioni tecnologiche, sviluppare sistemi integrati di gestione e incentivare la formazione tecnica, con l’obiettivo di salvaguardare gli investimenti e assicurare la sostenibilità a lungo termine del fotovoltaico europeo. In definitiva, la sfida posta dalla polvere del Sahara richiede un approccio multidisciplinare che unisca scienza, tecnologia e politiche energetiche per mantenere il ruolo centrale delle energie rinnovabili nella strategia climatica continentale.
Il crescente allarme sulla sicurezza informatica coinvolge in modo particolare le imprese milanesi, specie le piccole e medie aziende (PMI). Una recente ricerca di Confcommercio Milano ha rivelato che più di un terzo delle imprese locali ha subito attacchi informatici, con un 36% che ha dichiarato furti di credenziali, dati o denaro. Questi dati riflettono la vulnerabilità crescente di un tessuto produttivo sempre più digitalizzato ma spesso non adeguatamente preparato ad affrontare minacce come il phishing, il ransomware e l’hacking. Milano, città caratterizzata da un’elevata vocazione all’innovazione, si trova così a dover fare i conti con rischi economici, reputazionali e operativi derivanti da queste aggressioni digitali.
Le modalità di attacco più diffuse includono il furto di credenziali tramite tecniche sofisticate, il phishing attraverso email ingannevoli e il ransomware che può bloccare interi sistemi aziendali chiedendo un riscatto. L’elemento umano emerge come una delle cause principali di vulnerabilità: il 71% degli imprenditori attribuisce all’errore umano buona parte delle falle. Spesso la scarsa formazione, l’uso improprio delle password e la mancanza di attenzione alle email sospette favoriscono l’accesso dei criminali informatici. Pertanto, la sicurezza non si basa solo su antivirus e firewall aggiornati, che comunque il 62% delle imprese ritiene fondamentali, ma richiede anche backup costanti, cifratura dei dati e soprattutto una solida cultura della cybersecurity, supportata da una formazione continua e da politiche interne rigorose.
Le ripercussioni degli attacchi sono gravi e inoltre impattano negativamente sull’intero sistema economico locale. Interruzioni delle attività, sanzioni per violazione di normative e danni alla reputazione mettono a dura prova la resilienza delle PMI milanesi. Il ransomware rappresenta una minaccia in crescita che impone decisioni difficili sulle richieste di riscatto. Guardando avanti, la ricerca raccomanda un approccio sistematico che comprende audit periodici, investimenti tecnologici continui, una governance interna dedicata, collaborazione tra aziende e una strategia solida di backup e disaster recovery. Solo così Milano potrà consolidare una nuova era della sicurezza informatica, trasformando una sfida in un’opportunità di crescita e protezione del tessuto imprenditoriale.
L’editing genetico su misura rappresenta una rivoluzione nel campo della terapia genica, offrendo nuove speranze per il trattamento delle malattie genetiche rare, soprattutto in ambito pediatrico. Il caso di KJ, primo paziente al mondo trattato con questa tecnica, segna una svolta significativa: tramite l’applicazione di tecnologie avanzate come CRISPR/Cas9 e l’utilizzo di nanoparticelle lipidiche per la somministrazione, è stato possibile correggere in modo preciso la mutazione responsabile di una grave patologia metabolica. Questo approccio personalizzato consente di agire direttamente sul DNA difettoso, minimizzando effetti collaterali e adattandosi alle esigenze specifiche del paziente, rappresentando un nuovo paradigma nella medicina moderna. Il percorso che ha portato dalla diagnosi al trattamento di KJ è stato caratterizzato da tempi straordinariamente rapidi, di circa sei mesi, grazie alla sinergia tra centri clinici, laboratori di ricerca e industrie biotecnologiche. La somministrazione tramite nanoparticelle lipidiche ha facilitato il veicolamento sicuro ed efficiente del materiale di editing genetico, garantendo un targeting accurato delle cellule bersaglio e riducendo i rischi immunitari. I risultati ottenuti finora sono incoraggianti: KJ ha mostrato miglioramenti clinici evidenti con tolleranza positiva alle infusioni e senza effetti collaterali rilevanti, inclusa una maggiore capacità di tollerare proteine nella dieta, segno di un miglioramento funzionale metabolico. Tuttavia, permangono sfide rilevanti, tra cui la necessità di garantire l’efficacia a lungo termine, evitare modifiche genetiche non desiderate, perfezionare i sistemi di delivery e rendere queste terapie accessibili economicamente e in modo equo. Inoltre, le implicazioni etiche e sociali sono al centro del dibattito, con particolare attenzione alla tutela dei minori, alla privacy genetica e alla comunicazione trasparente con le famiglie. Il successo del trattamento di KJ apre prospettive promettenti per numerose altre malattie genetiche rare, ponendo le basi per una medicina sempre più personalizzata e sostenuta dalla collaborazione internazionale, con l’obiettivo di garantire il diritto alla salute anche nei casi più complessi. In definitiva, questa svolta medica testimonia come l’innovazione tecnologica e il coraggio dei pazienti pionieri possano trasformare radicalmente il panorama terapeutico, offrendo nuove speranze di cura e miglioramento della qualità di vita per i bambini affetti da malattie genetiche.
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