Rivoluzione nella visione notturna: le lenti a contatto all’infrarosso che permettono di vedere al buio anche con gli occhi chiusi
Negli ultimi anni, la ricerca ha intensificato gli sforzi per ampliare le capacità sensoriali umane oltre i limiti biologici tradizionali. In questo contesto si colloca l’innovazione delle lenti a contatto all’infrarosso sviluppate dall’Università di Scienza e Tecnologia della Cina, che permettono una visione notturna avanzata e, in modo rivoluzionario, la possibilità di vedere al buio anche con gli occhi chiusi. Questa tecnologia rappresenta un cambiamento significativo rispetto ai dispositivi ingombranti e alimentati attualmente utilizzati, aprendo nuove prospettive in ambiti quali la sicurezza, la medicina e l’industria.
Le lenti a contatto incorporano nanoparticelle che utilizzano processi di upconversion e downconversion per trasformare la radiazione infrarossa, normalmente invisibile all’occhio umano, in luce visibile di diversi colori, consentendo agli utenti di percepire l’ambiente circostante anche in completa oscurità. Queste nanoparticelle sono programmate per mappare specifiche lunghezze d’onda infrarosse in tonalità di luce visibile, migliorando la discriminazione degli oggetti. Funzionano senza alimentazione esterna, sfruttando l’energia della radiazione stessa, rendendo il dispositivo leggero, pratico e sicuro per un uso quotidiano.
I test su topi e volontari umani hanno confermato l’efficacia delle lenti, con partecipanti che hanno riferito di percepire la luce infrarossa anche ad occhi chiusi. Questo fenomeno si basa sulla trasparenza parziale delle palpebre all’infrarosso, che le lenti sfruttano per offrire una forma di visione notturna unica. Le implicazioni sono ampie: in sicurezza, per soccorritori e forze dell’ordine; in medicina, per pazienti con difficoltà visive; e in ambiti industriali e di intrattenimento, ampliando le applicazioni future della percezione visiva umana.
Nel panorama della tutela della salute e sicurezza sul lavoro, le scuole calabresi si sono trovate a dover affrontare dubbi interpretativi riguardanti l’obbligo di visite mediche periodiche e controlli alcolimetrici per i docenti. L’Avvocatura Distrettuale dello Stato di Catanzaro ha fornito un parere formale che chiarisce come tali obblighi non siano automatici, ma siano determinati in relazione al Documento di Valutazione dei Rischi (DVR) specifico di ogni istituzione scolastica. Solo laddove il DVR evidenzi rischi appropriati, come mansioni gravose o esposizione a agenti pericolosi, si rende necessaria la sorveglianza sanitaria, che può includere visite mediche o controlli alcolimetrici.
In particolare, il parere sottolinea che i controlli alcolimetrici possono essere eseguiti esclusivamente dal medico competente nominato, e solo se previsto dal DVR. Non sono permessi test casuali da parte di dirigenti o personale non abilitato, per rispettare la privacy e la dignità dei lavoratori. Il dirigente scolastico ha inoltre la responsabilità di attivare la sorveglianza sanitaria entro 60 giorni dalla definizione o aggiornamento del DVR, seguendo rigorosamente le indicazioni normative per evitare responsabilità.
Il quadro normativo di riferimento è il Decreto Legislativo 81/2008, che tutela la salute sul lavoro anche nella scuola pubblica, ponendo al centro il DVR e il ruolo del medico competente. La Calabria, con le sue peculiarità territoriali e scolastiche, ha visto l’Ufficio Scolastico Regionale come interlocutore chiave nel coordinare le istanze e uniformare l’applicazione della normativa. Restano comunque aperti alcuni interrogativi pratici, soprattutto riguardo l’informazione, la gestione delle patologie preesistenti e la garanzia della privacy, temi su cui sarà necessario un ulteriore approfondimento e chiarezza a livello operativo.
Apple ha annunciato il lancio dei suoi occhiali intelligenti entro il 2026, segnando un passo importante nel mercato della tecnologia indossabile. Dopo anni di attesa e speculazioni, Cupertino accelera il rilascio spinta dalla concorrenza di Google e OpenAI. Il lancio mondiale avverrà in una città simbolo come Milano, combinando moda e innovazione in un prodotto che mira a ridefinire il concetto stesso di tecnologia indossabile. Apple si propone così di stabilire un nuovo standard, sfruttando anni di esperienza nell’integrazione tra hardware e software e la fedeltà dei propri utenti, per creare un dispositivo che possa riscuotere un successo simile a quello di iPhone e Apple Watch.
Le innovazioni degli occhiali intelligenti Apple saranno focalizzate sull’interazione naturale, con comandi vocali gestiti dall’assistente Siri, gesture touch e un possibile tracciamento oculare. Tra le funzionalità spiccano la gestione avanzata di chiamate, il controllo intuitivo della musica, l’accesso diretto a notifiche e calendario e un’integrazione forte con l’ecosistema Apple, inclusa la realtà aumentata per fornire informazioni contestuali. Il design punta a un’estetica discreta e simile agli occhiali tradizionali, garantendo un’esperienza utente raffinata e una privacy elevata. Siri, potenziato con intelligenza artificiale, offrirà un’interazione completamente hands-free, aprendosi a nuovi scenari grazie all’apprendimento automatico e alla personalizzazione.
Il lancio nel 2026 sarà anticipato per fronteggiare la concorrenza, con una strategia iniziale rivolta agli early adopter e al mercato premium. Apple si confronta con Google e OpenAI, puntando su privacy, sicurezza e stabilità dell’ecosistema proprietario. Il debutto a Milano metterà in risalto la sinergia con moda, design e tecnologia, aprendo opportunità anche per studenti e professionisti grazie a applicazioni in ambito medico, educativo e creativo. Guardando al futuro, gli smart glasses potrebbero evolvere includendo videochiamate in realtà aumentata, gaming, automotive e sensori biometrici avanzati. Apple conferma la sua attenzione massima alla protezione dei dati personali, proponendosi come modello di riferimento nel rispetto della privacy in un mercato altamente regolamentato.
La Duke Kunshan University (DKU) rappresenta una collaborazione innovativa tra la Duke University e la Wuhan University, nata nel 2013 con lo scopo di promuovere un ambiente accademico globale e interdisciplinare. Situata a Kunshan, Cina, questa joint venture universitaria ha attratto studenti da oltre 50 paesi, offrendo programmi bilingue che uniscono standard educativi americani e prospettive asiatiche. DKU funge da ponte culturale e accademico tra Stati Uniti e Cina, rafforzando relazioni in un contesto geopolitico complesso. Tuttavia, recentemente, il Congresso USA, spinto da crescenti preoccupazioni per la sicurezza nazionale e possibili rischi di spionaggio accademico, ha sollecitato Duke a chiudere il campus cinese. Questa pressione si inserisce in un clima di diffidenza in cui altre università americane hanno già sospeso collaborazioni simili. La Duke University e la Wuhan University hanno risposto sottolineando l’importanza della partnership per la ricerca, il dialogo interculturale e lo sviluppo di talenti, evidenziando i rischi della politicizzazione dei rapporti accademici. Tale situazione solleva interrogativi sulle future relazioni educative Sino-statunitensi, poiché la possibile chiusura di DKU potrebbe limitare scambi studenteschi, competenze interculturali e la capacità degli USA di influenzare giovani cinesi. La comunità accademica reagisce con preoccupazione, considerandola una perdita significativa per l’istruzione superiore globale. Strategicamente, DKU rappresenta un’opportunità unica, ma deve affrontare le sfide legate alle tensioni politiche tra i due paesi. I futuri scenari contemplano la chiusura del campus, la rinegoziazione della partnership o la sua continuazione a dispetto delle pressioni politiche. In sintesi, la situazione di DKU riflette la complessità di bilanciare sicurezza nazionale e apertura accademica in un mondo interconnesso, dove le decisioni attuali modelleranno il panorama educativo e diplomatico internazionale nei prossimi anni.
Il decreto ministeriale n. 32 del 26 febbraio 2025 ha introdotto importanti novità nel sistema delle supplenze di sostegno per l’anno scolastico 2024/25, mirando a garantire una maggiore continuità didattica per gli studenti con disabilità. Tale normativa assegna priorità di conferma ai docenti già impiegati nel precedente anno scolastico e stabilisce scadenze precise, come quella del 31 maggio 2025 entro cui i docenti devono comunicare l’accettazione o il rinnovo delle supplenze. L’obiettivo è ridurre il turn-over dei docenti e assicurare così un percorso educativo più stabile e coerente. Le nuove regole impongono anche limitazioni alla partecipazione dei docenti confermati alle Graduatorie Provinciali per le Supplenze (GPS), impedendo ulteriori convocazioni per lo stesso anno scolastico, a tutela della continuità degli alunni.
In caso di riduzione dell’orario di sostegno rispetto all’anno precedente, il decreto prevede che il completamento dell’orario residuo possa avvenire sia tramite l’assegnazione di ulteriori ore di sostegno all’interno dello stesso o di altri istituti nell’ambito territoriale, sia con ore di insegnamento curricolare, se il docente ne ha la specializzazione. Tuttavia, se non sono disponibili posti o ore aggiuntive, il docente dovrà limitarsi all’orario confermato, con possibili ripercussioni economiche. Le scuole sono tenute a tentare prioritariamente il completamento dell’orario nella stessa sede, garantendo la coerenza tra competenze e bisogni degli studenti.
I sindacati come Anief e CISL Scuola hanno sollevato critiche e richieste di chiarimenti riguardanti questa nuova normativa, evidenziando la necessità di linee guida più dettagliate per la gestione delle ore residue, per proteggere i diritti dei docenti e assicurare equità territoriale. Pur essendo un passo avanti significativo nel rafforzare la continuità didattica, la normativa necessita di ulteriori precisazioni per evitare ambiguità operative. Il dialogo tra sindacati e Ministero dell’Istruzione resta quindi fondamentale per migliorare l’attuazione delle nuove regole e per tutelare tutte le parti coinvolte nel processo di inclusione scolastica.
Antonio Bicchi, figura di spicco della robotica italiana, ha ricevuto il prestigioso riconoscimento internazionale di “Pioniere della Robotica e Automazione” durante la conferenza ICRA 2025 ad Atlanta, organizzata dalla IEEE Robotics and Automation Society. Questo premio, istituito nel 1999, è conferito a ricercatori che hanno dato contributi fondamentali e innovativi al campo della robotica. Bicchi si è distinto soprattutto nella ricerca sulle mani artificiali per robot e protesi, un settore cruciale per applicazioni in medicina, industria e assistenza sociale. Laureato all’Università di Pisa e direttore dell’unità Soft Robotics for Human Cooperation and Rehabilitation presso l’Istituto Italiano di Tecnologia, ha guidato progetti che hanno permesso di sviluppare mani robotiche capaci di manipolazioni delicate e adattative, migliorando significativamente la qualità della vita delle persone con disabilità e l’efficienza dei robot in vari contesti industriali. L’unità da lui coordinata rappresenta un’eccellenza nella robotica soft, integrando conoscenze multidisciplinari tra ingegneria, informatica e neuroscienze per creare dispositivi robotici sicuri e sofisticati. Il conferimento del premio sottolinea anche il ruolo centrale dell’Italia nel panorama scientifico globale e la capacità di coniugare ricerca d’avanguardia con impatti concreti nella società. La cerimonia ad ICRA, evento di rilievo mondiale, ha ulteriormente amplificato il riconoscimento e ha evidenziato come la robotica italiana, attraverso figure come Bicchi, stia affrontando sfide future in ambito medico, industriale e sociale con una visione umanocentrica. Oltre al prestigio scientifico, il lavoro di Bicchi solleva importanti riflessioni etiche sull’accessibilità e l’uso responsabile della robotica avanzata, promuovendo un’evoluzione tecnologica che rispetti valori umanistici. In sintesi, il percorso di Antonio Bicchi e il riconoscimento ottenuto testimoniano l’eccellenza e la leadership dell’Italia nel campo della robotica, in particolare nello sviluppo di mani artificiali innovative che coniugano tecnologia, salute e inclusione sociale.
Giove, noto come il gigante del Sistema Solare, è stato recentemente al centro di uno studio pubblicato su “Nature Astronomy” nel maggio 2025, che ha rivelato nuovi aspetti sorprendenti sul suo passato. Secondo la ricerca, Giove agli albori aveva un volume doppio rispetto a quello attuale e un campo magnetico cinquanta volte più potente. Questi dati, ottenuti analizzando le orbite delle sue lune interne Amaltea e Tebe tramite sofisticate simulazioni, hanno permesso di ripercorrere la storia evolutiva del pianeta gigante e di rivedere molte teorie riguardanti la formazione e l’evoluzione del Sistema Solare nel suo complesso. Amaltea e Tebe, pur meno conosciute di altre lune maggiori, si sono dimostrate fondamentali per comprendere le dimensioni e la massa originaria di Giove, evidenziando una sua massiccia perdita di materia e una forte diminuzione del campo magnetico nel tempo. Questo ha avuto importanti implicazioni per il Sistema Solare, poiché il potente campo magnetico primordiale di Giove avrebbe influenzato la formazione e la distribuzione dei pianeti, proteggendo le regioni interne dalle radiazioni e definendo la struttura orbitale complessiva del sistema. Giove emerge così come un vero architetto del Sistema Solare, con un ruolo chiave nella stabilità e nella configurazione dei corpi celesti.
Le scoperte hanno profonde ripercussioni sulle attuali teorie della formazione planetaria, mettendo in discussione i modelli che prevedevano una crescita lenta e stabile dei giganti gassosi. Invece, la ricerca suggerisce che Giove abbia subito una crescita rapida seguita da una significativa riduzione di massa e di intensità del campo magnetico. Questi risultati forniscono nuovi strumenti per comprendere la dinamica dei dischi protoplanetari, l’accrescimento e la perdita di massa nei pianeti giganti, e aiutano a interpretare sistemi extrasolari simili. L’approccio basato sulle lune testimoni potrebbe inoltre essere esteso ad altri pianeti del Sistema Solare e a sistemi planetari al di fuori di esso, offrendo potenti chiavi di lettura per la planetologia e la cosmologia.
L’importanza di questi nuovi dati stimola la ricerca futura, che potrà sfruttare tecniche avanzate di osservazione come la spettroscopia ad alta risoluzione e la radioastronomia, nonché l’analisi dei dati raccolti dalle missioni spaziali. Questo permetterà di affinare ulteriormente le stime sulle dimensioni e sul campo magnetico primordiali di Giove, di applicare metodologie analoghe ad altri giganti gassosi e di integrare tali conoscenze per costruire una visione più completa dell’evoluzione cosmica. Con questi risultati, Giove si conferma non solo come il più grande pianeta del nostro sistema, ma come un titanico protagonista della sua formazione ed evoluzione, la cui storia tumultuosa continua a influenzare il nostro angolo di universo e la comprensione del cosmo in cui viviamo.
Il 22 maggio 2025 ha inaugurato a Londra il London Pathway College, un’innovativa struttura universitaria promossa dall’Università di Portsmouth, mirata a rendere l’istruzione superiore più accessibile e inclusiva nella capitale britannica. Questo nuovo istituto si propone come punto di riferimento per studenti italiani e internazionali, offrendo un approccio moderno e personalizzato ai percorsi accademici, in un contesto globale e stimolante. La scelta di Londra come sede non è casuale: la città rappresenta un crocevia internazionale dell’educazione e un hub strategico per giovani desiderosi di un’esperienza formativa di alto livello e di ampie prospettive professionali. L’Università di Portsmouth, attraverso questa iniziativa, conferma il suo impegno verso l’eccellenza, la diversità e l’apertura culturale, intendendo rafforzare la propria presenza in un mercato educativo in forte evoluzione.
Il London Pathway College offre una gamma diversificata di programmi pensati per rispondere alle esigenze specifiche di studenti con background differenti. Tra questi, i percorsi Foundation sono ideali per chi necessita di consolidare competenze accademiche e linguistiche prima di accedere a una laurea triennale britannica. Il primo anno universitario consente di iniziare direttamente a Londra il proprio percorso in un ambiente internazionale. I corsi Pre-Master supportano invece chi, pur avendo già una laurea, deve rafforzare alcune competenze per accedere a master nel Regno Unito. Questi programmi sono progettati su misura per favorire un’inclusione effettiva, garantendo metodi didattici aggiornati, supporto personalizzato e un ambiente accogliente. Le dichiarazioni dei vertici dell’ateneo sottolineano l’importanza di un’istruzione che metta lo studente al centro, promuovendo la diversità e abbattendo barriere di accesso.
Lanciare questa nuova realtà accademica a Londra avrà un impatto significativo sul panorama universitario locale, offrendo opportunità concrete a studenti provenienti da tutta Europa e oltre. Il college si pone come un ponte internazionale, facilitando l’integrazione culturale e promuovendo la mobilità studentesca e professionale. Tra i punti di forza vi sono ambienti didattici moderni, un corpo docente qualificato con esperienza globale e sinergie con realtà professionali britanniche e internazionali. La struttura si propone altresì come motore di inclusione sociale, implementando servizi di tutoraggio, borse di studio e attività extracurriculari volte a sviluppare competenze trasversali e creare una comunità accademica attiva e partecipativa. Nel complesso, il London Pathway College rappresenta una significativa innovazione nel sistema educativo inglese, con prospettive promettenti per studenti, università e mercato del lavoro a lungo termine.
Il 23 maggio 2025, l’amministrazione Trump ha revocato la certificazione SEVP all’Università di Harvard, impedendo all’ateneo di iscrivere studenti internazionali e mettendo a rischio la posizione legale di oltre 5.000 studenti stranieri. Questa misura senza precedenti rappresenta uno scontro diretto tra il Governo degli Stati Uniti e una delle più prestigiose istituzioni accademiche del paese, generando un clima di incertezza e panico tra gli studenti, che hanno solo 72 ore per trasferirsi ad altri istituti o lasciare il Paese. La decisione si fonda su accuse gravi avanzate dal Dipartimento della Sicurezza Interna, che includevano presunte tolleranze verso attività antisemitiche e collegamenti con il Partito Comunista Cinese, accompagnate dalla richiesta controversa di accesso ai registri disciplinari degli studenti internazionali, sollevando dibattiti sulla privacy e l’autonomia accademica.
Harvard ha reagito definendo il provvedimento illegale e sproporzionato, annunciando un ricorso legale e ricevendo solidarietà da altre università e organizzazioni per i diritti umani. L’impatto sugli studenti è stato immediatamente grave, con difficoltà significative nelle procedure di trasferimento e grande stress emotivo, aggravato dalla scarsità di tempo e di soluzioni alternative. La controversia ha sollevato importanti questioni politiche e legali, consolidando una frattura profonda tra il governo federale e il settore accademico, sospettato di politiche isolazioniste e restrittive che potrebbero danneggiare la leadership internazionale degli atenei statunitensi, oltre a compromettere la libertà educativa e di ricerca.
Dal punto di vista internazionale, la decisione potrebbe determinare una diminuzione degli studenti stranieri che scelgono gli Stati Uniti e un trasferimento dei flussi verso altri paesi come Canada, Regno Unito o Unione Europea. Le proteste degli studenti e le richieste delle loro famiglie evidenziano un sentimento ampio di ingiustizia e preoccupazione per il futuro. Gli esperti temono che questa vicenda possa rappresentare un punto di svolta negativo per la politica universitaria e migratoria americana, con conseguenze potenzialmente a lungo termine che includono minori investimenti, calo della reputazione e un’erosione della collaborazione scientifica globale. In conclusione, la revoca della certificazione SEVP ad Harvard costituisce uno spartiacque cruciale che mette in discussione il ruolo delle università come centri di integrazione, dialogo e innovazione nel contesto globale attuale.
La mobilità docenti per l’anno scolastico 2025/2026 rappresenta un passaggio cruciale per gli insegnanti italiani, consentendo loro di avvicinarsi alla propria residenza o di lavorare in ambienti più favorevoli alle loro aspirazioni professionali. La procedura, regolamentata dall’Ordinanza Ministeriale O.M. 36 del 28 febbraio 2025, prevede una serie di passaggi ben definiti, tra cui la presentazione delle domande, la valutazione e la pubblicazione degli esiti, prevista per il 23 maggio 2025. Gli esiti vengono pubblicati esclusivamente sui siti web degli Uffici Scolastici Territoriali (UST) competenti e comunicati tramite email personale ai docenti coinvolti, garantendo trasparenza e sicurezza nel processo.nnLe regole per la presentazione della domanda impongono vincoli triennali, che impediscono ai docenti trasferiti a domanda volontaria di presentare nuove istanze per tre anni, salvo eccezioni come situazioni di soprannumero o mobilità d’ufficio. La normativa è chiara anche nella gestione delle rinunce: non è ammesso rinunciare al trasferimento ottenuto, se non per gravi motivi debitamente documentati e riconosciuti dall’amministrazione. I docenti trasferiti sono obbligati ad assumere servizio presso la nuova sede entro il primo settembre 2025, pena sanzioni disciplinari o amministrative.nnL’impatto organizzativo per le scuole è significativo, richiedendo aggiornamenti tempestivi delle assegnazioni e una pianificazione attenta per garantire continuità didattica. Il rispetto delle tempistiche e delle procedure fissate dall’O.M. 36/2025 è fondamentale per una gestione efficiente della mobilità. È importante che i docenti monitorino costantemente le comunicazioni ufficiali dell’UST e preparino la documentazione necessaria con anticipo. In caso di dubbi, si raccomanda di rivolgersi ai referenti per la mobilità del proprio UST. Seguendo queste indicazioni, la transizione professionale avverrà in modo più sereno e consapevole.
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