Il Ministro Valditara presenta il marchio “Made in MIM”: una nuova era per le eccellenze agrarie e alberghiere italiane
Il 14 maggio 2025 il Ministro Giuseppe Valditara ha presentato ufficialmente il marchio “Made in MIM”, pensato per valorizzare le eccellenze degli Istituti Agrari e Alberghieri italiani. L’evento, tenutosi nella Sala “Aldo Moro” del Ministero dell’Istruzione e del Merito, si propone come una svolta nel rapporto tra scuola, territorio e sistema produttivo nazionale, promuovendo il lavoro e i risultati degli studenti in ambito agroalimentare ed enogastronomico. La cerimonia ha coinvolto rappresentanti delle imprese, delle istituzioni e delle associazioni di categoria, con una diretta streaming che ha sottolineato l’importanza strategica di questa iniziativa per il sistema scolastico italiano.
Il marchio “Made in MIM” non è solo un simbolo di qualità e autenticità, ma concretizza una strategia di sistema finalizzata a rafforzare il legame tra la formazione scolastica e il mondo del lavoro. Attraverso questo brand, il Ministero intende certificare le produzioni realizzate dagli studenti e costruire una reputazione condivisa di eccellenza che faciliti l’ingresso dei giovani diplomati nel mercato del lavoro, valorizzando talento, innovazione, sostenibilità e tradizione in chiave moderna. In quest’ottica, gli istituti agrari e alberghieri si confermano come fucine di competenze fondamentali per il Made in Italy.
Fondamentali sono gli accordi con partner strategici come Aeroporti di Roma, Lagardere, Coldiretti e Federdistribuzione che garantiranno spazi di distribuzione e visibilità a livello nazionale e internazionale per i prodotti “Made in MIM”. Tali sinergie permetteranno agli studenti di confrontarsi direttamente con realtà produttive e distributive, acquisendo competenze pratiche e manageriali. Principalmente, gli Istituti Agrari e Alberghieri, con il loro focus su agricoltura sostenibile, enogastronomia e ospitalità, rappresentano un patrimonio formativo e innovativo destinato a sostenere la crescita economica italiana. La premiazione degli studenti vincitori di concorsi nazionali sottolinea poi l’importanza del merito e della formazione pratica. Con investimenti in nuove tecnologie, tirocini qualificati e una piattaforma online dedicata, il progetto “Made in MIM” promette di diventare un modello replicabile e una pietra miliare per la scuola e il Made in Italy, rafforzando il ruolo della scuola pubblica come motore di innovazione e crescita sostenibile.
L’approvazione di un emendamento al Decreto Scuola ha segnato un’importante svolta per il concorso educazione motoria 2025 nella scuola primaria italiana. Prima di questa modifica normativa, molti docenti risultati idonei al concorso rimanevano esclusi dalle graduatorie di merito, nonostante avessero superato le prove, a causa della mancanza di posti disponibili. L’emendamento, incorporato nell’articolo 59 del decreto-legge 25 maggio 2021, n. 73, integra ufficialmente nelle graduatorie di merito i docenti idonei, permettendo così loro di partecipare alle assunzioni a scorrimento a partire dall’anno scolastico 2024/2025. Questa integrazione vuole rispondere sia alle esigenze di copertura dei posti vacanti in educazione motoria sia valorizzare il merito di quei docenti che avevano superato il concorso ma erano rimasti esclusi dalle assunzioni immediate.
Dal punto di vista operativo, l’inserimento degli idonei nelle graduatorie di merito consente l’assunzione automatica a scorrimento quando si liberano posti, senza che sia necessario ripetere ulteriori concorsi. Ciò garantisce maggiore trasparenza, razionalità e meritocrazia nel processo di reclutamento, offrendo ai docenti una prospettiva concreta e stabile di assunzione e contribuendo al potenziamento dell’organico specializzato in educazione motoria nelle scuole primarie. Tuttavia, permangono alcuni temi critici da gestire, come la distribuzione territoriale delle cattedre e l’adeguamento degli uffici scolastici regionali per garantire un’attuazione efficace.
Le principali organizzazioni sindacali hanno accolto con favore questa iniziativa, sottolineando l’importanza della certezza e della tutela per i docenti idonei. L’emendamento rappresenta, infatti, una risposta concreta alla necessità di garantire una maggiore qualità nell’insegnamento dell’educazione motoria primaria, materia ora obbligatoria nelle scuole e in crescita come importanza formativa. In prospettiva, questa innovazione normativa migliora la professionalizzazione e motivazione degli insegnanti, mentre si attende un’efficace armonizzazione territoriale e una buona gestione delle procedure per una piena efficacia del sistema.
Il Ministero dell’Istruzione e del Merito ha lanciato nel maggio 2025 un monitoraggio nazionale volto a mappare e valutare le iniziative scolastiche contro la violenza di genere in Italia. In un contesto in cui la violenza sulle donne rimane una problematica grave, la scuola è considerata un pilastro fondamentale per l’educazione al rispetto e all’uguaglianza. La rilevazione si basa su un questionario online che coinvolge tutte le istituzioni scolastiche italiane per raccogliere dati su progetti, risorse, collaborazioni con enti e associazioni, nonché criticità e risultati ottenuti. Questo strumento rappresenta non solo un’occasione di autoconsapevolezza per le scuole, ma anche una base empirica indispensabile per pianificare politiche efficaci e mirate di prevenzione. Già numerose scuole hanno avviato percorsi educativi dedicati, che spaziano da laboratori tematici a collaborazioni con realtà antiviolenza, mettendo in luce l’importanza di sistematizzare tali esperienze. La prevenzione precoce attraverso l’educazione primaria è una sfida centrale che punta a sradicare stereotipi e promuovere la comunicazione empatica e la valorizzazione della diversità. Infine, la scuola riveste un ruolo strategico attraverso la formazione docente, il coinvolgimento della comunità scolastica e la collaborazione con il territorio, fungendo da fulcro per una cultura del rispetto e contro la violenza. La raccolta di dati accurati permette di individuare aree di miglioramento e di concentrare risorse laddove serve, pur consapevoli di difficoltà come carichi di lavoro, coordinamento e competenze digitali. Il monitoraggio potrebbe diventare uno strumento permanente, rafforzando il ruolo della scuola nella lotta alle discriminazioni di genere. Questo processo rappresenta un passo decisivo verso l’implementazione di politiche educative consapevoli, per fare della scuola il primo baluardo contro la violenza di genere e per il rispetto delle donne.
Un grave episodio ha colpito una scuola nella provincia di Modena, dove uno studente è caduto dalla finestra al secondo piano dell’istituto durante le ore di lezione. Il fatto, avvenuto il 14 maggio 2025, ha richiesto un intervento immediato dei soccorritori, tra cui un elisoccorso che ha trasportato il ragazzo in uno degli ospedali più attrezzati della zona. L’evento ha sollevato importanti interrogativi sulla sicurezza nelle scuole e sul benessere emotivo degli studenti, in quanto non è ancora chiaro se si sia trattato di un gesto volontario o di un tragico incidente. Le forze dell’ordine stanno indagando mediante testimonianze e registrazioni video per chiarire la dinamica della caduta e il comportamento del ragazzo prima dell’episodio. Sul piano sanitario, il giovane è stato operato tempestivamente per fratture vertebrali e lesioni agli arti inferiori. L’intervento chirurgico multidisciplinare è riuscito a stabilizzare le condizioni, e sebbene la prognosi rimanga riservata, i medici escludono pericoli immediati per la vita. La vicenda ha provocato sgomento tra studenti, insegnanti e famiglie della comunità locale, con sospensione temporanea delle lezioni e attivazione di supporti psicologici per chi ha vissuto il trauma. L’episodio ha riacceso il dibattito sull’importanza della prevenzione e sull’implementazione di sportelli e programmi per il benessere mentale nelle scuole di Modena, oltre alla necessità di un coordinamento efficace tra istituzioni scolastiche, famiglie e servizi sociali. Le autorità scolastiche hanno messo in atto le procedure di emergenza, garantendo una comunicazione attenta e la creazione di ulteriori momenti di ascolto e monitoraggio per studenti e personale. Guardando al futuro, gli sforzi saranno orientati al recupero fisico e psicologico dello studente, nonché al miglioramento delle misure di sicurezza, tra cui il rafforzamento delle protezioni alle finestre e una maggiore vigilanza. Il caso rappresenta un monito per tutta la comunità scolastica sulla necessità di rafforzare le reti di sostegno per prevenire e affrontare situazioni di disagio, promuovendo ambienti inclusivi e resilienti. La speranza condivisa rimane quella di trasformare questa difficile esperienza in un’opportunità di crescita collettiva, garantendo al ragazzo e alla sua famiglia tutto il supporto necessario per superare il trauma e ritrovare serenità.
Il concorso ATA 24 mesi è una procedura fondamentale per il personale amministrativo, tecnico e ausiliario delle scuole statali italiane che hanno maturato almeno 24 mesi di servizio. Questo concorso consente l’accesso a ruoli a tempo indeterminato e a supplenze annuali, rappresentando un passaggio importante nel percorso professionale del personale ATA. Per partecipare è necessario rispettare requisiti precisi, come aver prestato servizio esclusivamente presso scuole statali, aver raggiunto almeno 23 mesi e 16 giorni di servizio cumulativi e possedere il titolo di studio adatto al profilo richiesto. La domanda si presenta esclusivamente online tramite la piattaforma Polis Istanze, entro la scadenza del 19 maggio 2025 alle ore 14:00, senza possibilità di proroga o invii successivi. È essenziale curare la compilazione e allegare tutta la documentazione richiesta per evitare esclusioni o errori nel punteggio in graduatoria. Dopo la chiusura delle candidature, le graduatorie ATA vengono aggiornate annualmente e utilizzate per assegnare ruoli a tempo indeterminato e supplenze nel successivo anno scolastico. Le posizioni in graduatoria si basano su un punteggio calcolato su servizio, titoli e preferenze. È raccomandato monitorare le convocazioni e rispettare le scadenze successive per confermare le supplienze. Infine, il concorso ATA 24 mesi rappresenta non solo un’opportunità di lavoro stabile ma anche una valorizzazione del percorso professionale nel settore scolastico pubblico, contribuendo al corretto funzionamento e alla continuità delle istituzioni educative italiane.
Le Graduatorie Provinciali per le Supplenze (GPS) sono fondamentali per l’accesso all’insegnamento nella scuola italiana, ma l’accesso alla prima fascia è riservato esclusivamente ai docenti in possesso dell’abilitazione all’insegnamento, come stabilito dalla recente sentenza della Corte di Cassazione del 15 maggio 2025. La prima fascia è quindi accessibile solo attraverso un percorso abilitante, distinto dal semplice titolo di studio o dal possesso dei 24 Crediti Formativi Universitari (CFU), che non equivalgono all’abilitazione. Questo chiarimento giuridico ha posto fine a precedenti interpretazioni erronee e ha ribadito la necessità di una professionalità specifica per l’accesso in prima fascia, con un impatto diretto sulle modalità di reclutamento e sulle graduatorie scolastiche.
La sentenza è nata da un caso concreto di una docente che, priva di abilitazione ma in possesso di laurea e 24 CFU, aveva richiesto il passaggio dalla seconda alla prima fascia GPS, ottenendo un iniziale accoglimento dalla Corte d’appello di Ancona. La Cassazione ha però ribaltato questa decisione, sancendo che né il solo titolo di studio né i 24 CFU possono sostituire il titolo abilitante, considerandoli insufficienti per l’accesso prioritario e la collocazione in prima fascia. Questo pronunciamento disciplina rigorosamente il reclutamento e le graduatorie, assicurando che solo chi ha superato percorsi formativi abilitanti quali TFA, PAS o concorsi specifici possa accedere alla prima fascia delle GPS.
Le conseguenze della sentenza si riflettono sul sistema scolastico e sui concorsi pubblici, dove la presenza dell’abilitazione rimane requisito imprescindibile per il ruolo e le supplenze di prima fascia. Ciò comporta per gli aspiranti docenti la necessità di intraprendere e completare i percorsi abilitanti per migliorare le proprie possibilità di inserimento e carriera. La decisione ha suscitato dibattiti e reazioni nel mondo della scuola, evidenziando la richiesta di maggiore selettività nella formazione del corpo docente ma anche la necessità di ampliare l’offerta di percorsi abilitanti. In conclusione, la Cassazione ha fissato un principio chiaro e insindacabile, rafforzando la qualità dell’insegnamento attraverso la tutela del merito e della preparazione specifica per l’accesso nelle prime posizioni delle GPS.
Il concorso docenti 2025 in Friuli Venezia Giulia rappresenta un’importante occasione per reclutare insegnanti qualificati destinati alle scuole secondarie con insegnamento in lingua slovena o bilingue sloveno-italiano. Tale iniziativa, rivolta sia ai posti comuni che a quelli di sostegno, è volta alla tutela e alla valorizzazione della minoranza linguistica slovena, in linea con le normative italiane ed europee. I partecipanti devono possedere una laurea coerente con la classe di concorso, l’abilitazione all’insegnamento e, per il sostegno, la specializzazione dedicata. La conoscenza approfondita dello sloveno, con un livello minimo C1, è imprescindibile per superare le prove e per svolgere efficacemente la funzione docente in questo contesto bilingue.
Il bando prevede una selezione articolata in prove scritte e orali che valutano competenze disciplinari, metodologiche e linguistiche. La prova scritta si concentra sulle materie di insegnamento con esercizi pratici in sloveno, mentre la prova orale analizza anche capacità pedagogiche, inclusione e normativa scolastica correlata alla minoranza slovena. Oltre alle prove d’esame, viene valutato il curriculum con titoli accademici, esperienze e certificazioni linguistiche. Le scuole coinvolte, uniche in Italia per il loro approccio bilingue e interculturale, rappresentano un ambiente educativo dinamico che integra programmi italiani e sloveni, promuovendo l’inclusione e la valorizzazione della cultura slovena.
Partecipare a questo concorso offre non solo stabilità lavorativa ma anche la possibilità di arricchire il profilo professionale con competenze interculturali e linguistiche. Sono previsti incentivi, corsi di aggiornamento specializzati e riconoscimenti per i docenti meritevoli. Per prepararsi efficacemente, si consiglia di consolidare le conoscenze disciplinari, migliorare la padronanza della lingua slovena, familiarizzare con la normativa sulle minoranze linguistiche e simulare le prove d’esame con supporto di docenti esperti. Questa occasione rappresenta dunque per i candidati la possibilità di diventare protagonisti nel promuovere istruzione di qualità e valorizzazione della minoranza slovena in Friuli Venezia Giulia.
Le scuole italiane svolgono un ruolo fondamentale durante le elezioni perché sono frequentemente utilizzate come seggi elettorali. Questo comporta specifici obblighi normativi riguardanti la chiusura totale o parziale dei plessi coinvolti, la gestione dei permessi per il personale scolastico chiamato a svolgere funzioni elettorali, e il rigoroso divieto di propaganda politica all’interno delle sedi elettorali nei giorni delle votazioni. La normativa che regola questi aspetti si fonda sulla Costituzione Italiana, in particolare l’articolo 48 che sancisce il diritto e il dovere di voto, e su dispositivi legislativi quali il D.P.R. 361/1957 e circolari ministeriali che delineano modalità e tempi della chiusura delle scuole. Le scuole sono scelte come seggi per la loro capillarità, accessibilità e idoneità logistica, con la responsabilità del Comune di formalizzare la designazione e di comunicare alle istituzioni scolastiche coinvolte. Durante le elezioni, i plessi sedi di seggio sono chiusi al pubblico o parzialmente, a seconda della loro configurazione e della possibilità di isolamento delle aree non impegnate nelle votazioni. Il personale scolastico coinvolto nelle operazioni elettorali beneficia di permessi retribuiti o non retribuiti, regolamentati per garantire la partecipazione al voto ed evitare penalizzazioni lavorative o disciplinari. La normativa vieta tassativamente qualsiasi attività di propaganda politica all’interno delle scuole-seggio per assicurare la neutralità e la regolarità del processo elettorale. Questi aspetti organizzativi hanno impatti rilevanti sugli studenti e sulle famiglie, che devono adeguarsi alle modifiche di orario, possibili sospensioni o spostamenti di lezioni, e a iniziative di supporto educativo alternative, come la didattica a distanza o l’uso di altre strutture comunali. I dirigenti scolastici giocano un ruolo chiave nel coordinamento delle comunicazioni con famiglie, personale e autorità locali, nel garantire la sicurezza e la gestione efficace dei locali, nonché nel predisporre il ripristino post-elettorale dell’ambiente scolastico. La guida offre inoltre un riepilogo sintetico delle principali norme da rispettare e un approfondimento che estende le regole anche alle elezioni amministrative, regionali e ai referendum, sempre nel rispetto del diritto costituzionale al voto. L’obiettivo complessivo è fornire a tutti i soggetti coinvolti – scuole, studenti, famiglie e personale – un quadro chiaro, aggiornato e pratico per affrontare con consapevolezza e correttezza l’organizzazione scolastica nel periodo elettorale, assicurando così la partecipazione democratica e la legalità del processo.
Il pluralismo educativo in Italia ha radici storiche profonde e complesse che risalgono al periodo pre-unitario, quando l’istruzione era gestita principalmente da enti religiosi, comunità locali e istituzioni private. Con la formazione dello Stato unitario, si è assistito a una progressiva centralizzazione e uniformazione del sistema scolastico secondo un modello statale e laico, che ha ridotto gli spazi per l’autonomia e la diversità educativa. La legge Coppino del 1877 ha segnato una svolta importante istituendo l’obbligo scolastico, ma anche rafforzando il controllo statale e limitando la libertà educativa. La Costituzione italiana sancisce formalmente il diritto alla libertà educativa, riconoscendo il ruolo delle scuole non statali che però operano sotto rigide condizioni e con una parità spesso più nominale che reale, soprattutto a causa della disparità nei finanziamenti, nella libertà didattica e nel riconoscimento sociale.
Oggi la realtà del pluralismo educativo in Italia presenta luci e ombre: esistono scuole paritarie e istituzioni private che contribuiscono a diversificare l’offerta formativa, ma queste realtà sono fortemente limitate da vincoli normativi e dalla predominanza delle scuole statali che accolgono circa l’80% degli studenti. Le scuole paritarie, seppur riconosciute, devono conformarsi ai programmi statali e spesso si autofinanziano, con costi che ne limitano la fruibilità a fasce ristrette della popolazione. Questo scenario genera ostacoli legati alla burocrazia, ai costi e alla scarsa diffusione di alternative pedagogiche, ostacolando una vera e piena attuazione del diritto alla scelta educativa proclamato dalla Costituzione.
In conclusione, il pluralismo educativo italiano appare un diritto incompiuto: per realizzarlo concretamente è necessaria una revisione critica della normativa e un’effettiva valorizzazione delle scuole non statali attraverso un maggior sostegno economico e culturale. Solo superando un approccio centralista e burocratico, e promuovendo autonomia, diversità e partecipazione attiva della società civile, si potrà costruire un sistema scolastico più inclusivo e pluralista, capace di rispondere alle esigenze della società contemporanea e di garantire la libertà educativa per tutti.
Il calendario scolastico Marche 2025/2026, approvato dalla Giunta regionale, stabilisce le date di inizio e fine delle attività didattiche per tutte le scuole statali della regione, inclusi istituti primari, secondari e scuole dell’infanzia. Le lezioni inizieranno il 15 settembre 2025 e termineranno il 6 giugno 2026 per primarie e secondarie, mentre le scuole dell’infanzia chiuderanno il 30 giugno 2026, prolungando di fatto il periodo educativo per rispondere meglio alle esigenze delle famiglie lavoratrici. Questo calendario include anche le principali vacanze, come quelle natalizie dal 24 dicembre 2025 al 6 gennaio 2026 e pasquali dal 2 al 7 aprile 2026, oltre a numerose festività nazionali rilevanti durante l’anno. Il numero di giorni di lezione previsto è di 203, garantendo il rispetto della normativa nazionale e assicurando un percorso didattico completo e distribuito nel tempo. Il calendario rappresenta uno strumento fondamentale anche per le famiglie, che possono così organizzare anticipatamente vacanze, attività extra-scolastiche e campagne educative. Eventuali variazioni possono essere decise dai singoli istituti, nei limiti degli obblighi normativi, tenendo conto di festività locali o situazioni impreviste. Nel confronto con anni precedenti, il calendario conferma la continuità nelle scelte e la particolare attenzione alla qualità e alla flessibilità dell’offerta educativa nella regione Marche.
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