Windows 11, arriva Copilot nel menu contestuale: opportunità e polemiche sull’IA integrata
Windows 11 ha introdotto a maggio 2025 una funzione innovativa chiamata “Chiedi a Copilot”, integrata direttamente nel menu contestuale accessibile con il tasto destro del mouse. Questa nuova opzione consente agli utenti di inviare i file selezionati al servizio AI proprietario Microsoft, Copilot, per ottenere analisi, riassunti e suggerimenti intelligenti. Tale innovazione mira a portare l’intelligenza artificiale a portata di clic, semplificando molte operazioni quotidiane e integrando profondamente l’AI nell’esperienza d’uso del sistema operativo. Tuttavia, l’introduzione ha suscitato un acceso dibattito relativo soprattutto a questioni di privacy e alla percezione di intrusività della tecnologia, segnando un cambiamento significativo nell’interazione tra utente e sistema operativo.nnLa funzionalità di Copilot nel menu contestuale permette un’analisi automatica dei file caricati sui server Microsoft, previa autorizzazione, che può includere testi, immagini o presentazioni. Il sistema genera poi riassunti o risposte a richieste specifiche, favorendo operazioni come sintesi documentali, individuazione di dati chiave e suggerimenti per modifiche. I vantaggi evidenziati comprendono un marcato aumento della produttività, l’automazione di compiti ripetitivi, l’accessibilità facilitata delle funzioni AI e l’integrazione con applicazioni Microsoft come Office e OneDrive. D’altra parte, emergono preoccupazioni riguardo al trattamento dei dati sensibili, al rischio di invii involontari di documenti riservati e all’impatto percettivo dell’inclusione costante di Copilot nel menu, che per alcuni utenti si traduce in una funzione invadente.nnLa comunità Windows 11 si è quindi divisa sull’accoglienza della novità: utenti tecnologicamente preparati vedono potenzialità in termini di efficienza e gestione dati, mentre molti utenti tradizionali criticano l’intrusività e i rischi per la privacy. In risposta, Microsoft ha implementato opzioni di disattivazione della voce “Chiedi a Copilot” tramite impostazioni di sistema, modifica del registro e politiche di gruppo. Guardando al futuro, l’evoluzione delle AI integrate solleva interrogativi su privacy, sicurezza e libertà di scelta, suggerendo l’importanza di strumenti granulari di consenso e personalizzazione. Nel complesso, l’integrazione di Copilot nei menu contestuali di Windows 11 rappresenta un banco di prova fondamentale per bilanciare innovazione, automazione e rispetto dell’autodeterminazione dell’utente nel nuovo ecosistema digitale.
Microsoft ha annunciato un’importante estensione del supporto alle applicazioni Microsoft 365 su Windows 10 fino al 2028, estendendo la vita utile di strumenti fondamentali come Teams, Outlook, Word, Excel e OneDrive ben oltre la fine ufficiale del supporto al sistema operativo, programmata per ottobre 2025. Questa scelta permette a milioni di utenti, inclusi privati, aziende, scuole e organizzazioni pubbliche, di continuare a utilizzare le app Microsoft 365 con aggiornamenti di sicurezza e correzioni critiche, garantendo così continuità operativa e riducendo rischi organizzativi e di sicurezza, anche in ambienti misti o con limitate risorse per aggiornare immediatamente a Windows 11. La decisione di Microsoft nasce dall’analisi delle esigenze di numerose realtà che affrontano difficoltà tecniche ed economiche nella migrazione al nuovo sistema operativo e vuole evitare interruzioni brusche, favorendo una transizione graduale e pianificata. Tuttavia, pur garantendo aggiornamenti delle app fino al 2028, il sistema operativo Windows 10 cesserà di ricevere patch di sicurezza dal 2025, esponendo potenzialmente i dispositivi a rischi se non adeguatamente gestiti. Per questo motivo, utenti e amministratori IT sono invitati a pianificare il passaggio a Windows 11 o ad altre soluzioni tecnologiche moderne per preservare la sicurezza a livello di sistema. In conclusione, l’estensione del supporto Microsoft 365 su Windows 10 rappresenta una misura temporanea e strategica che consente alle organizzazioni e agli utenti di affrontare con maggiore flessibilità ed efficienza la transizione verso il futuro digitale, integrando innovazione, sicurezza e sostenibilità economica.
La Gigabyte X870 Aorus Stealth ICE rappresenta un’importante innovazione nel panorama delle schede madri per il 2025, distinguendosi principalmente per l’integrazione di un chip BIOS da 64 MB, una capacità quadrupla rispetto ai tradizionali 16 MB. Questo aumento di spazio permette di includere firmware più complessi e driver preinstallati, rendendo l’installazione e la gestione del sistema più efficienti. Il design con connettori disposti sul retro migliora l’organizzazione interna e la dissipazione del calore, a vantaggio di un’installazione più ordinata e funzionale. Rivolta a professionisti, gamer e appassionati, la scheda supporta la piattaforma socket AM5 e punta a garantire un’esperienza semplice e immediata fin dal primo utilizzo.
Il chip BIOS da 64 MB consente di superare i limiti delle versioni precedenti, permettendo di integrare driver fondamentali, come quello Wi-Fi, direttamente nel firmware. Questo si traduce in un’installazione di Windows 11 estremamente semplificata, con la connettività Wi-Fi attiva senza necessità di ulteriori driver o dispositivi esterni. Questo miglioramento facilita notevolmente sia gli utenti meno esperti che i professionisti in ambito IT, che possono configurare rapidamente più sistemi senza interruzioni dovute alla mancanza di hardware riconosciuto. Inoltre, il layout con i connettori posteriori ottimizza la gestione dei cavi, migliora l’estetica e aumenta l’efficienza termica all’interno del case.
La Gigabyte X870 Aorus Stealth ICE si pone come un modello all’avanguardia nel mercato ormai competitivo delle schede madri, imponendo nuovi standard che sfidano la concorrenza a innovare. La maggiore capienza del BIOS non solo facilita l’integrazione di funzioni avanzate, ma apre prospettive per futuri sviluppi come strumenti di diagnostica avanzata, aggiornamenti di sicurezza integrati e capacità di recupero del sistema senza sistema operativo installato. Gigabyte dimostra così di anticipare le esigenze di utenti e professionisti, proponendo una motherboard che unisce praticità, tecnologia avanzata e facilità d’uso, segnando un passo importante verso piattaforme AM5 sempre più intelligenti e autosufficienti.
Gli OPPO Photography Awards 2025 rappresentano una tappa fondamentale nel mondo della fotografia mobile, ponendosi come un concorso internazionale di grande prestigio organizzato dal brand OPPO. L’edizione di quest’anno si distingue per l’introduzione di otto nuove e variegate categorie, pensate per coinvolgere una vasta gamma di partecipanti, dai giovani talenti under 21 fino ai professionisti esperti. Tra queste, spiccano sezioni innovative come Live Photo, che integra movimento e suono, e Environment, che pone l’attenzione sulle tematiche ambientali. Il montepremi è stato significativamente aumentato e offre non solo riconoscimenti in denaro e prodotti OPPO, ma anche opportunità di esposizione internazionale e collaborazioni con gallerie e media del settore, alimentando così la sinergia tra arte e tecnologia. L’iscrizione è gratuita e accessibile fino al 20 novembre 2025, richiedendo però l’uso di dispositivi OPPO per la realizzazione degli scatti. Una delle principali innovazioni tecnologiche presentate è la tecnologia LUMO, capace di migliorare la qualità fotografica in condizioni di luce critica attraverso algoritmi di intelligenza artificiale, rendendo professionale l’esperienza anche per utenti meno esperti. La giuria, composta da figure di grande rilievo internazionale del settore, assicura valutazioni attente alla qualità tecnica e alla creatività.L’asse portante del concorso è il tema “Super Every Moment”, che invita a scoprire la bellezza e l’eccezionalità nei gesti quotidiani attraverso la fotografia mobile. Questo concetto sottolinea la volontà di OPPO di abbattere barriere tra tecnologia e arte, promuovendo narrazioni capaci di emozionare e fornire nuove prospettive. Il concorso ha un impatto rilevante a livello globale, contribuendo a elevare la fotografia mobile come forma d’arte autonoma e innovativa e sostiene una comunità internazionale di appassionati tramite iniziative educative. Infine, l’edizione 2025 conferma la sua valenza storica nel promuovere la democratizzazione della fotografia, offrendo a fotografi di ogni età e provenienza uno spazio dove esprimere il proprio talento e partecipare all’evoluzione della disciplina. Partecipare significa non solo competere, ma anche contribuire attivamente a un movimento creativo inclusivo e proiettato al futuro.
Negli ultimi anni, il settore dei dispositivi mobili ha visto una forte evoluzione con l’introduzione degli smartphone pieghevoli. Samsung ha già consolidato la sua posizione grazie alla serie Galaxy Fold, mentre Apple si prepara a lanciare il suo primo iPhone pieghevole nel 2026, sviluppato in collaborazione con Samsung. Questo tipo di dispositivi offre schermi ampi e formati più compatti, proponendo nuove opportunità per utenti e professionisti. La competizione tra iPhone pieghevole e Galaxy Fold sarà centrata su materiali, durata, design e funzionalità offerte dai pannelli OLED flessibili sempre più sottili e resistenti. Apple punta su innovazioni tecnologiche avanzate e su una partnership strategica con Samsung, principale fornitore di OLED flessibili, che ha sviluppato un pannello OLED dedicato all’iPhone pieghevole, più sottile del 19% rispetto ai modelli attuali come il Galaxy Fold Z. Questo progresso è frutto di anni di ricerca su materiali, processi produttivi e test di resistenza, garantendo maggiore flessibilità, migliore resa cromatica, minor consumo energetico e integrazione di sensori avanzati. L’iPhone pieghevole rappresenta una svolta nelle strategie Apple, con un design minimalista e resistente, software ottimizzato per la gestione delle modalità piegata e non e funzionalità esclusive come multitasking avanzato e strumenti creativi. L’impatto sul mercato sarà significativo, stimolando nuovi standard di design e nuove esperienze d’uso che coinvolgeranno anche accessori e servizi. Infine, l’OLED flessibile apre potenziali applicazioni in settori diversi dagli smartphone, come laptop pieghevoli, wearable, automotive e smart home, confermando la rilevanza della collaborazione Apple-Samsung per il futuro della tecnologia mobile.
AMD ha annunciato il supporto futuro alle memorie CUDIMM (Clustered Unbuffered DIMM) per il socket AM5, una notizia che segna un’importante evoluzione nel mondo delle piattaforme desktop. Questa conferma, arrivata tramite le dichiarazioni di Sourabh Dhir, apre alla possibilità di un significativo miglioramento delle performance e della capacità di memoria per i sistemi basati su AM5, aumentando anche la longevità della piattaforma stessa. Sebbene non siano ancora disponibili dettagli precisi su tempistiche e modalità di implementazione, AMD sembra orientata a fornire questo supporto attraverso aggiornamenti firmware, permettendo così agli utenti attuali di beneficiare delle nuove memorie senza necessariamente cambiare hardware. La memoria CUDIMM rappresenta una tecnologia innovativa, capace di offrire maggiore densità, migliori latenze e ottimizzazioni nelle prestazioni, caratteristiche particolarmente apprezzate sia in ambito professionale che gaming. Grazie all’integrazione di queste memorie, le piattaforme AM5 potranno mantenere competitività anche nel 2025 e oltre. Le potenziali implicazioni sono significative: dagli scenari di aggiornamento alla compatibilità retroattiva, fino all’impatto sul mercato e sulla concorrenza, con la possibilità che AMD rafforzi la propria posizione tra gli appassionati e i professionisti. In sintesi, l’introduzione delle CUDIMM sul socket AM5 promette un salto qualitativo e una maggiore flessibilità nell’uso della memoria, ampliando le prospettive di upgrade e utilizzo delle piattaforme AMD nei prossimi anni.
AMD sta preparando la sesta generazione dei suoi processori EPYC, noti con il nome in codice “Venice”, che promettono di rivoluzionare il panorama delle CPU ad alte prestazioni per data center e HPC. Questi nuovi chip potrebbero introdurre un incredibile aumento nel numero di core, con fino a 256 core per processore, affiancati da una cache L3 mai vista prima di 1 GB. L’adozione di architetture Zen 6 e Zen 6c, insieme a un processo produttivo all’avanguardia a 2 nanometri di TSMC, rappresenta un passo tecnologico significativo che migliorerebbe sia le prestazioni per watt che l’efficienza energetica. Tale innovazione punta a soddisfare le esigenze emergenti di carichi altamente paralleli e cloud-native con un’efficienza mai raggiunta in precedenza.
Le specifiche tecniche non solo mostrano un aumento esponenziale dei core ma anche sfidano le capacità attuali con un TDP fino a 600W, sviluppando nuove sfide di gestione termica che richiederanno soluzioni di raffreddamento avanzate nei data center. La dualità delle architetture Zen 6 e Zen 6c permetterà a AMD di modulare l’offerta tra alte prestazioni single-thread e parallelismo estremo, rendendo questi processori adatti a vari carichi di lavoro, dal calcolo scientifico fino all’elaborazione massiva distribuita dei dati. Il processo produttivo a 2 nm consentirà di integrare una densità di transistor mai raggiunta, aumentando efficienza e capacità.
L’arrivo previsto per il 2026 di EPYC Venice porterà con sé un forte impatto nel settore, permettendo una drastica riduzione dei costi per core e migliorando la competitività di AMD rispetto a Intel e architetture ARM. Sebbene la cache L3 non sarà implementata con tecnologia 3D stacked, il design tradizionale su vasta scala mira a bilanciare latenza e affidabilità nelle configurazioni multi-core. L’adozione di queste CPU potrebbe innescare un aggiornamento diffuso di software, firmware e infrastrutture IT, ponendo AMD come pioniera nel definire nuovi standard tecnologici per i prossimi anni e segnando un cambiamento di paradigma nel campo dei server e HPC.
Negli ultimi anni Klarna, leader nel settore fintech, ha drasticamente rivoluzionato il proprio servizio clienti puntando sull’automazione tramite chatbot e intelligenza artificiale (IA). Questa scelta, mirata a ottimizzare i costi e incrementare la scalabilità, ha tuttavia portato a un calo della qualità dell’assistenza percepita dagli utenti, mostrando i limiti dell’IA nell’offrire empatia e capacità di gestione di problematiche complesse. I clienti hanno lamentato risposte automatiche poco pertinenti e difficoltà nel risolvere situazioni delicate, segnalando una forte preferenza per l’interazione con operatori umani che possono meglio comprendere e rassicurare. Questa crescente insoddisfazione ha portato Klarna a una revisione strategica, con il CEO che ha apertamente ammesso le carenze del servizio automatizzato e ha annunciato il ritorno massiccio degli operatori umani nel servizio clienti.
L’esperimento con i chatbot, nato con l’obiettivo di abbattere tempi di attesa e garantire assistenza continua, si è scontrato con problemi pratici e con la percezione negativa degli utenti, causando anche un impatto occupazionale significativo. La riduzione dei dipendenti da 3.800 a 2.000, motivata dall’automazione, si è rivelata una decisione che ha compromesso la qualità del servizio e la fiducia verso il brand. Il ritorno a un modello ibrido, dove operatori umani e tecnologie digitali collaborano, mira a rimediare a questi errori, puntando su un’assistenza più personalizzata, empatica e tempestiva, con un contestuale potenziamento della formazione e delle assunzioni nel customer care.
Questa esperienza di Klarna rappresenta un monito per l’intero settore fintech e per le aziende che puntano sull’automazione totale. Evidenzia come la tecnologia debba integrarsi e valorizzare il lavoro umano piuttosto che sostituirlo completamente, soprattutto in ambiti come il customer service dove l’aspetto umano è fondamentale. La lezione delineata è che il futuro dell’assistenza clienti risiederà in una collaborazione equilibrata tra uomo e macchina, capace di offrire al cliente un servizio efficiente ma anche empatico e personalizzato, confermando la centralità dell’operatore umano nel mantenimento di fiducia e reputazione aziendale.
Papa Leone XIV ha centrato il suo primo discorso ai cardinali sull’intelligenza artificiale (AI), segnando una svolta nella dottrina sociale della Chiesa cattolica. In un’epoca di rapidi mutamenti tecnologici, ha sottolineato l’importanza di affrontare l’AI con un approccio etico radicato nei valori cristiani, ponendo così un nuovo orizzonte per la Chiesa nell’era digitale. La sua riflessione si iscrive nella tradizione sociale della Chiesa, che storicamente si è occupata di diritti umani, lavoro e giustizia, ma ora si confronta con le sfide di un mondo tecnologico in trasformazione, cercando di tutelare la dignità umana e l’equità sociale nel contesto delle nuove tecnologie. Nel discorso Leone XIV ha ribadito la centralità della persona, evidenziando che il progresso tecnologico deve essere guidato dall’etica cristiana, e ha rilanciato il lascito di Papa Francesco in materia, impegnandosi a tradurlo in azioni concrete per adattare la dottrina sociale ai tempi contemporanei.
Uno dei temi portanti del discorso è stato il legame inscindibile tra AI e dignità umana. Il Papa ha richiamato l’importanza di uno sviluppo tecnologico al servizio dell’uomo, non un opposto, sottolineando la necessità di una cultura tecnologica rispettosa dei lavoratori e di un impegno condiviso tra governi, imprese e società civile nella gestione responsabile degli algoritmi. Ha inoltre evidenziato i rischi legati all’automazione indiscriminata, alla precarizzazione del lavoro e alle disuguaglianze, richiamando un nuovo patto sociale basato su formazione inclusiva, solidarietà e tutela del lavoro umano nell’era digitale. Questo approccio si concretizza nella promessa di una nuova dottrina sociale che guidi il mutamento tecnologico salvaguardando i diritti fondamentali e promuovendo un’economia inclusiva e solidale.
Infine, Papa Leone XIV ha proposto un ruolo attivo della Chiesa come mediatrice nella regolamentazione etica delle tecnologie emergenti, invitando alla collaborazione interreligiosa per definire limiti morali nella progettazione e nell’uso dell’AI, contrastando forme di discriminazione algoritmica e salvaguardando la centralità umana. Il discorso ha avuto rilevanza globale, suscitando interesse e dibattito anche fuori dal contesto cattolico, e ha segnato l’inizio di nuove iniziative concrete come la creazione di una commissione vaticana per l’etica digitale, la promozione di studi accademici sull’AI nelle università cattoliche e la diffusione di alfabetizzazione digitale all’interno delle comunità ecclesiali. Così, la posizione del Vaticano si pone come contributo fondamentale nel dialogo mondiale sul futuro etico della tecnologia e della società.
La partnership tra OpenAI e Microsoft, iniziata nel 2019 con un investimento di un miliardo di dollari da parte di Microsoft, rappresenta un’alleanza strategica unica che integra la visione etica di OpenAI con la potenza industriale e finanziaria di Microsoft. Questa collaborazione ha permesso a Microsoft di potenziare i propri servizi cloud e software attraverso l’integrazione di tecnologie AI all’avanguardia come GPT e DALL-E, posizionandosi come leader nel settore. Tuttavia, le attuali trattative, definite ad “alto rischio”, sono motivate dalla necessità di OpenAI di raccogliere capitali per supportare la sua crescita e sviluppo, e dall’interesse di Microsoft nel mantenere accesso privilegiato alle tecnologie AI sviluppate. Con l’imminente possibilità di una IPO di OpenAI, si profilano scenari complessi che includono la diluizione della partecipazione azionaria di Microsoft e una riorganizzazione della governance aziendale. Microsoft sta valutando la cessione di parte della propria quota azionaria in OpenAI per acquisire liquidità e adattarsi a potenziali conflitti regolatori, una mossa che potrebbe segnare una svolta nei rapporti tra grandi tech e startup AI, favorendo modelli più aperti e competitivi. L’IPO di OpenAI, prevista con una valutazione superiore agli 80 miliardi di dollari, potrebbe trasformare il settore AI, ma porta con sé pressioni crescenti tra i partner su strategie, licenze e distribuzione dei ricavi, amplificate dall’attenzione di media, investitori e regolatori. Queste dinamiche pongono sfide importanti sulla governance, sulla gestione etica e sulla regolamentazione, in un contesto geopolitico in cui la concorrenza globale e la sovranità digitale sono al centro delle preoccupazioni. In definitiva, l’evoluzione di questa partnership potrebbe definire un modello per future collaborazioni tecnologiche e finanziarie, influenzando profondamente il futuro dell’intelligenza artificiale a livello mondiale.
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