Windows 10 e il caso BitLocker: richieste di ripristino dopo l’ultimo Patch Tuesday, soluzioni e consigli pratici
L’aggiornamento cumulativo KB5058379 di Windows 10, rilasciato il 14 maggio 2025, ha causato molti problemi agli utenti, in particolare richieste improvvise della chiave di ripristino BitLocker al riavvio. Questo fenomeno ha interessato sistemi di vari produttori e ambienti, sia aziendali che domestici. BitLocker è una tecnologia di cifratura che protegge i dati impedendo accessi non autorizzati, richiedendo la chiave di ripristino quando vengono rilevate modifiche sospette nel sistema. Tuttavia, dopo l’installazione di KB5058379, la richiesta della chiave si è attivata senza apparenti motivi, causando disagi diffusi e necessitando interventi urgenti da parte di Microsoft. Il bug sembra essere collegato all’interazione tra l’aggiornamento e tecnologie come Intel Trusted Execution Technology (TXT), Secure Boot e virtualizzazione hardware, configurazioni presenti in molti sistemi. Microsoft ha suggerito soluzioni temporanee, tra cui la disattivazione di Intel TXT e Secure Boot nel BIOS, per mitigare il problema in attesa di una patch definitiva. Questi interventi vanno però eseguiti con cautela, dato che possono ridurre la sicurezza complessiva dei dispositivi. La situazione ha evidenziato l’importanza cruciale di mantenere backup aggiornati e sicuri delle chiavi di ripristino BitLocker, evitando perdite di dati di difficile o impossibile recupero. Le aziende sono invitate a sospendere temporaneamente l’applicazione dell’aggiornamento e a effettuare test in ambienti controllati, mentre Microsoft continua a lavorare sul rilascio di una correzione stabile. In sintesi, il caso sottolinea come la gestione oculata degli aggiornamenti e la consapevolezza tecnica siano fondamentali per bilanciare sicurezza e operatività nei sistemi Windows 10.
AMD ha ufficialmente avviato il supporto per l’architettura Zen 6 nel kernel Linux, segnando un passo importante nell’integrazione tra nuove CPU Ryzen ed EPYC e l’ambiente open source. Questa iniziativa nasce da una strategia di AMD che punta non solo al mercato consumer, ma anche a quello enterprise, minimizzando i tempi necessari per rendere pienamente compatibili e ottimizzate le sue nuove piattaforme su Linux. La prima patch, contenente la flag “X86_FEATURE_ZEN6”, permette al kernel di riconoscere i processori della nuova famiglia 1Ah (Family 26), facilitando così il lavoro degli sviluppatori sia interni che della comunità open source e anticipando il rilascio di funzionalità e correzioni per l’architettura Zen 6, che debutterà nel 2026.
Il supporto dedicato riguarda anche le APU e le CPU Ryzen, un aspetto fondamentale per garantire non solo compatibilità ma anche performance elevate e affidabilità per tutti gli utenti Linux, dall’ambito consumer a quello professionale e server con EPYC. AMD ha inoltre rafforzato la sua squadra con nuove assunzioni di ingegneri Linux specializzati, mirate allo sviluppo di driver, ottimizzazioni specifiche per Zen 6 e strumenti di diagnostica, nonché alla collaborazione stretta con la community open source per migliorare sicurezza e performance. Questi investimenti testimoniano l’impegno concreto verso l’evoluzione tecnologica e la rapida integrazione nell’ecosistema Linux.
Guardando al futuro, questa sinergia tra Zen 6, le CPU Ryzen e il kernel Linux promette di rivoluzionare il panorama IT nel 2026, portando benefici significativi in termini di stabilità, scalabilità e capacità di calcolo avanzate, utili in ambiti come AI, high performance computing e ricerca scientifica. Il posizionamento tempestivo di AMD rispetto alla concorrenza, come Intel, avvantaggia l’azienda nel mercato Linux, soprattutto in settori enterprise e cloud. Il continuo dialogo con la comunità e le aziende assicurerà soluzioni sempre più raffinate, consolidando la reputazione di AMD come partner affidabile per l’open source e rafforzando l’adozione delle nuove tecnologie basate su Zen 6.
Negli ultimi anni, la ricerca e sviluppo nell’intelligenza artificiale (IA) ha visto una crescita esponenziale, accompagnata da una corsa globale alla proprietà intellettuale. Le richieste di brevetti IA sono aumentate significativamente, in particolare negli Stati Uniti, riflettendo un trend internazionale che misura la capacità innovativa non solo in termini di pubblicazioni ma soprattutto attraverso i brevetti. Questi brevetti rappresentano oggi un asset strategico fondamentale per determinare leadership tecnologica, attrarre investimenti e valorizzare progetti di ricerca, motivo per cui aziende e istituzioni sono sempre più impegnate non solo nell’innovazione ma anche nella sua protezione legale.
Un elemento di svolta lo si rileva nel recente sorpasso di Google su IBM nel numero di brevetti IA depositati, segno del dinamismo di Mountain View che ha intensificato gli investimenti per rafforzare la propria posizione globale. Google domina in aree come deep learning, elaborazione del linguaggio naturale e computer vision, mostrando come l’azienda integri una cultura di open innovation con una forte protezione della proprietà intellettuale strategica, elemento indispensabile in un mercato IA sempre più competitivo. Nel frattempo, NVIDIA si afferma come seconda potenza brevettuale IA, consolidando un portafoglio chiave legato ad hardware e software per il machine learning distribuito e edge AI, armonizzando tecnologia e protezione per influenzare gli standard del settore.
Negli Stati Uniti, la crescita delle richieste di brevetti IA supera il 50% tra il 2023 e il 2025, coinvolgendo grandi aziende, startup e università, con applicazioni che spaziano dal riconoscimento facciale alla diagnostica medica e cybersecurity. Parallelamente, la Cina si avvicina rapidamente grazie a un sistema universitario all’avanguardia, con istituzioni come Tsinghua che spiccano nella classifica globale dei detentori di brevetti IA. La proprietà intellettuale nel campo IA assume così un ruolo centrale non solo commerciale, ma anche geopolitico, in un contesto segnato da competizione multilivello e questioni etiche delicate che influenzeranno il futuro equilibrio tecnologico, economico e sociale mondiale.
Gli standard tecnologici sono fondamentali nell’economia digitale moderna, garantendo interoperabilità, sicurezza e scalabilità nelle tecnologie più diffuse. Essi vengono sviluppati da consorzi, enti e aziende, diventando fattori chiave nello sviluppo industriale e innovazione globale. Questi standard influenzano settori vitali come automotive, telecomunicazioni e automazione, traducendosi non solo in aspetti tecnici ma in crescita industriale, sicurezza e progresso sociale. Il ruolo dei brevetti è centrale: circa il 37% dei brevetti in Europa dal 2000 è legato a tecnologie basate su standard, che permettono uno sviluppo più rapido e sicuro. Questo sistema facilita lo sviluppo di nuovi prodotti, riduce i costi produttivi, elimina barriere alle PMI e diffonde pratiche di sicurezza. Tra gli standard più importanti emergono 5G e WiFi, pilastri della connettività globale. Il 5G assicura velocità elevata e bassa latenza fondamentale per smart city, veicoli autonomi e sanità digitale, mentre il WiFi è presente in oltre 80.000 prodotti, essenziale per domotica, scuola digitale e sanità. L’utilizzo capillare degli standard porta anche a benefici sociali, ampliando il mercato digitale europeo, aumentando competitività e fiducia dei consumatori, promuovendo innovazione e inclusione digitale. L’adozione del WiFi in molti settori, come abitazioni, scuole, sanità e trasporti, accelera la trasformazione digitale. Inoltre, oltre 100 milioni di veicoli connessi utilizzano tecnologie cellulari 4G e 5G, favorendo servizi avanzati e la guida autonoma. Vari casi dimostrano il valore degli standard: smart building per edifici intelligenti, sanità connessa con dispositivi medici integrati, filiera alimentare tracciabile e industria manifatturiera con robotica interconnessa. Tuttavia, le sfide rimangono: la rapidità tecnologica supera spesso i processi normativi, occorre tutelare interoperabilità senza limitare la concorrenza, garantire privacy e armonizzare gli standard a livello globale, oltre a gestire l’impatto ambientale. L’Europa si impegna a promuovere standard aperti per un mercato digitale sostenibile. Il futuro vedrà il predominio di intelligenza artificiale, mobilità elettrica, cloud e cybersecurity, dove gli standard saranno garanzia di crescita inclusiva e tutela. In sintesi, investire negli standard tecnologici significa investire in innovazione, competitività e benessere, richiedendo collaborazione tra istituzioni, imprese e ricerca per sostenere la trasformazione digitale globale.
Il settore dei semiconduttori è oggi centrale per l’innovazione tecnologica mondiale e rappresenta uno snodo strategico nel contesto geopolitico globale. Le principali nazioni, tra cui gli Stati Uniti, investono enormi capitali per conquistare la leadership in questa filiera essenziale a settori come elettronica, automotive e difesa. In questo scenario, l’annuncio di GlobalWafers di raddoppiare il suo investimento da 3,5 a 7,5 miliardi di dollari per l’espansione del suo impianto produttivo a Sherman, Texas, rafforza l’importanza degli USA nella catena globale di fornitura dei chip. Questa scelta riflette non solo la crescita della domanda interna americana, ma anche una strategia per creare una filiera produttiva più sicura in un contesto internazionale complesso e caratterizzato da tensioni commerciali e geopolitiche.
Le pressioni tariffarie introdotte dall’amministrazione Trump, con l’imposizione di dazi sulle importazioni di semiconduttori cruciali dalla Cina, hanno spinto molte aziende, tra cui GlobalWafers, a ri-localizzare la produzione negli Stati Uniti. Questa dinamica è supportata da incentivi governativi significativi, come il finanziamento federale di 406 milioni di dollari e ulteriori sostegni statali e locali in Texas. L’investimento a Sherman genera già migliaia di posti di lavoro nella fase di costruzione e si prevede l’assunzione di centinaia di professionisti qualificati entro il 2028, stimolando inoltre l’indotto educativo e imprenditoriale della regione e trasformando la città in un modello virtuoso di polo tecnologico emergente negli USA.
L’espansione di GlobalWafers nei USA rappresenta un cambiamento strategico per l’industria dei semiconduttori americana, riducendo la dipendenza da fornitori esteri e rafforzando la capacità produttiva interna. La collaborazione tra l’azienda, il governo e le comunità locali costituisce un esempio di sinergia pubblico-privato che mira a garantire una produzione sostenibile, innovativa e resiliente. Nonostante le sfide legate alla formazione, ai costi energetici e alla complessità delle catene di fornitura, il progetto costituisce una tappa fondamentale nel nuovo equilibrio geopolitico dei chip, segnando una nuova era per il “Made in USA” tecnologico, con importanti ricadute economiche, sociali e strategiche a lungo termine.
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