Allarme Posti Vacanti Dopo la Mobilità: 24mila Cattedre Senza Insegnanti in Infanzia e Primaria

Allarme Posti Vacanti Dopo la Mobilità: 24mila Cattedre Senza Insegnanti in Infanzia e Primaria

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Al termine della mobilità degli insegnanti per l’anno scolastico 2025/2026, è emerso un quadro preoccupante riguardo i posti vacanti nelle scuole italiane dell’infanzia e primaria. I dati della Cisl Scuola indicano ben 24mila cattedre scoperte in organico di diritto, con una netta prevalenza nella scuola primaria, che conta oltre 20mila posti vuoti contro i 3.412 dell’infanzia. A questa situazione si aggiunge l’emergenza sostegno: sono circa 10mila le cattedre di sostegno rimaste prive di titolare, aggravando ulteriormente le condizioni già difficili degli alunni con bisogni educativi speciali. Il fenomeno è particolarmente grave in alcune aree del Nord, come la Lombardia che si configura di nuovo come epicentro della carenza. A Milano, la sola area urbana conta 2.644 posti vacanti, dovendo anche far fronte al costo della vita e alla mobilità residenziale che scoraggia i docenti fuori sede. Questi dati, che ogni anno si ripetono con modalità simili, mettono in evidenza come il problema sia ormai sistemico e non più circoscritto a una questione emergenziale episodica.

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Le cause della carenza strutturale di insegnanti si annidano in una combinazione di fattori che si sono accumulati nel tempo. Primo fra tutti, il pensionamento dei docenti, aggravato da un’età media molto elevata e da un turnover insufficiente, non compensato da nuove immissioni in ruolo. Le procedure concorsuali si rivelano lente e frammentate, con bandi distanti tra loro che non riescono a colmare la domanda in tempi adeguati. I vincoli di mobilità interregionale ostacolano inoltre il riequilibrio geografico degli organici, lasciando molte cattedre scoperte specialmente nel Nord. Si aggiunge poi la scarsa attrattività della professione: stipendi tra i più bassi d’Europa, carichi burocratici gravosi e difficoltà di carriera rendono il mestiere dell’insegnante poco desiderabile per i giovani laureati. Tutto ciò porta non solo a una precarietà cronica, ma anche a una riduzione della qualità dell’offerta formativa nelle scuole, con impatto diretto su studenti, famiglie e colleghi già in servizio, spesso costretti a coprire supplenze o ruoli aggiuntivi in modo non strutturato.

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Di fronte a questa situazione, anche il ruolo dei sindacati e le strategie di reclutamento diventano centrali. La Cisl Scuola si è distinta nella raccolta e diffusione dei dati sulle carenze e nel sollecitare il Ministero a intervenire con bandi di concorso tempestivi, eliminazione di vincoli e adeguato riconoscimento professionale degli insegnanti, soprattutto in aree difficili e costose come la Lombardia. Si auspicano concorsi più regolari e rapidi, maggiore attenzione ai percorsi di formazione iniziale, incentivi economici e professionali mirati per attirare e trattenere il personale anche nelle realtà svantaggiate, e un vero rilancio delle specializzazioni per il sostegno. Senza interventi radicali, la “questione posti vacanti” rischia di minare la continuità didattica, la fiducia delle famiglie e la qualità dell’istruzione pubblica. Solo una collaborazione tra governo, sindacati e comunità scolastica potrà garantire una scuola più stabile e di qualità, rendendo il mestiere d’insegnante nuovamente attrattivo e centrale per il futuro del Paese.

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