
Anni di servizio nella scuola paritaria: La sentenza europea che blocca gli scatti stipendiali ai docenti
La sentenza della Corte di Giustizia europea del settembre 2025 ha creato un forte impatto nel sistema scolastico italiano, in particolare per i docenti delle scuole paritarie. Essa stabilisce che gli anni di servizio maturati presso queste scuole non sono obbligatoriamente riconosciuti ai fini della progressione stipendiale nella scuola statale, giustificando tale posizione con la «diversità gestionale» tra scuole statali e paritarie. Questo comporta un significativo svantaggio economico e professionale per molti insegnanti, che vedono azzerata la valorizzazione della loro esperienza pregressa quando passano in ruolo nel settore pubblico. La posizione dell’ANIEF e di altri sindacati è fermamente contraria a questa interpretazione, con mobilitazioni volte a una riforma legislativa che garantisca trattamenti uniformi e la tutela del principio di parità scolastica sancito dalla legge 62/2000.
Le reazioni nel mondo scolastico sono state di sconcerto e preoccupazione soprattutto per l’effetto demotivante e discriminatorio percepito. Il dibattito si concentra anche su profili giuridici legati alla eventuale violazione del diritto al lavoro e all’eguaglianza, nonché sulle differenze normative rispetto ad altri sistemi europei che in alcuni casi riconoscono i servizi nelle scuole non statali. Il problema evidenzia una lacuna normativa di matrice nazionale e comunitaria che rischia di compromettere la coesione e la qualità del sistema educativo italiano, mettendo in dubbio il principio costituzionale di parità ed equità tra lavoratori della scuola.
Per superare l’attuale stallo, si prospettano diverse soluzioni: una revisione legislativa italiana, un ampliamento della contrattazione collettiva per includere maggiori tutele ai docenti paritari, e iniziative a livello europeo per una più armonizzata valorizzazione delle competenze professionali nel settore scolastico. In sintesi, il caso evidenzia l’urgenza di un confronto più ampio e inclusivo sull’equilibrio tra autonomia gestionale e uniformità di trattamento, necessari per un sistema educativo realmente integrato e giusto.