
Bioplastiche da alghe: la nuova frontiera della vita su Marte
La ricerca sulla colonizzazione di Marte si concentra sulla creazione di habitat autosufficienti, sfruttando materiali innovativi e processi circolari per superare le sfide tecnologiche ed ecologiche. Un recente studio di Harvard ha introdotto l'uso di bioplastiche derivate dalle alghe, tra cui l'acido polilattico (PLA), come soluzione chiave per costruire ambienti sostenibili sul pianeta rosso. Questo approccio sostiene un ciclo produttivo circolare, coltivando alghe all'interno di strutture di bioplastica che a loro volta derivano dagli stessi organismi, permettendo così un ecosistema chiuso e adattivo.
L'esperimento in laboratorio ha simulato un ambiente marziano con atmosfera rarefatta, bassissime temperature e alta concentrazione di CO2, impiegando camere stampate in 3D con PLA. Le alghe verdi sono sopravvissute e cresciute, convertendo CO2 in biomassa e ossigeno, dimostrando la fattibilità di mantenere habitat viventi costruiti con materiali prodotti localmente. Questa simbiosi innovativa fra bioplastica e organismi viventi apre la strada a habitat che possono autoripararsi e adattarsi nel tempo, riducendo la dipendenza dalla Terra.
Nonostante i vantaggi evidenti come sostenibilità, riciclo e versatilità, permangono sfide tecniche riguardanti l'efficienza delle colture algali, la stabilità dei materiali e la loro resistenza alle condizioni estreme di Marte. Gli sviluppi futuri prevedono test in ambienti ancora più ostili, con possibili applicazioni anche terrestri in contesti difficili. Questo lavoro contribuisce a definire un paradigma interdisciplinare e responsabile per l'esplorazione spaziale, integrando biologia, ingegneria e sostenibilità in un unico modello di vita extraterrestre.