Cittadinanza europea: le incertezze di un’identità giuridica al vaglio della Corte di Giustizia UE

Cittadinanza europea: le incertezze di un’identità giuridica al vaglio della Corte di Giustizia UE

La cittadinanza europea, introdotta dal Trattato di Maastricht del 1992, rappresenta un innovativo status giuridico sovranazionale strettamente collegato, ma non sovrapponibile, alla cittadinanza nazionale degli Stati membri. Essa consente ai cittadini europei diritti importanti come la libertà di circolazione, il voto alle elezioni europee e amministrative del paese ospitante, e la protezione diplomatica all’estero. Tuttavia, questa cittadinanza ha natura "derivata": solo chi è cittadino di uno Stato membro può essere cittadino europeo, rendendo la cittadinanza europea subordinata a quella nazionale. Questa dipendenza crea uno status a strati che comporta diverse criticità sia sul piano giuridico che pratico.

La Corte di Giustizia UE ha avuto un ruolo cruciale e oscillante nell’interpretazione della cittadinanza europea. Sentenze come Rottmann (2010) e Tjebbes (2019) hanno indicato una protezione espansiva, suggerendo che la cittadinanza europea potesse acquisire autonomia tutelata dal diritto UE. Tuttavia, pressioni politiche degli Stati membri hanno spinto la Corte a riaffermare la competenza esclusiva degli Stati nella concessione e revoca della cittadinanza, limitando così la portata della tutela europea. In particolare, la cittadinanza europea rimane dipendente dai poteri nazionali, e la sua perdita comporta anche la perdita automatica dei diritti UE.

Altro fattore di restrizione è la Direttiva UE 2004/38, che disciplina la libertà di circolazione ma impone condizioni economiche e sanitarie per esercitarla, limitando così l’accesso effettivo ai diritti UE. Inoltre, la giurisprudenza recente si mostra più prudente e meno favorevole a interpretazioni estensive della cittadinanza europea, riflettendo le pressioni sovraniste e i timori di controllo sulle politiche nazionali. In definitiva, la cittadinanza europea resta oggi un "istituto sospeso", dall’identità incerta, condizionato da tensioni tra poteri nazionali e ambizioni sovranazionali, con conseguenze importanti per la coesione e l’integrazione sociale dell’Unione.

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