COBAS e Nuove Indicazioni Nazionali: Analisi, Critiche e le Ragioni del Rifiuto della Riforma Valditara
Le Nuove Indicazioni Nazionali, presentate dal Ministro Valditara nel marzo 2024 e destinate a entrare in vigore nel 2026/27, segnano una significativa trasformazione del sistema scolastico italiano. Queste linee guida suscitano dibattiti critici soprattutto riguardo alla visione della scuola: se essa debba promuovere emancipazione e uguaglianza o assumere un modello più selettivo e tradizionale. Il percorso di consultazione promosso dal Ministero ha incontrato critiche per la scarsa rappresentatività e partecipazione reale, con interventi di associazioni come il CESP e i sindacati COBAS, che denunciano parzialità e mancanza di ascolto. Il CESP evidenzia una sostanziale discontinuità rispetto alle precedenti indicazioni, sottolineando la verticalizzazione dei contenuti, la riduzione della didattica critica e l’assenza di attenzione verso inclusione e multiculturalismo. I COBAS, da parte loro, assumono un ruolo di forte opposizione, promuovendo mobilitazioni e una visione della scuola come luogo inclusivo ed emancipatorio, opponendosi a quella che considerano una riforma classista e conservatrice. Quest’ultima è criticata per un ritorno a metodi trasmissivi, una gerarchizzazione dei saperi e una standardizzazione che ignora la diversità delle realtà scolastiche. Particolare attenzione viene data all’insegnamento della storia, ritenuto troppo nazionalistico e poco critico, limitando la pluralità delle narrazioni storiche. Il Ministero sostiene invece che la riforma rafforzi identità e apprendimento, ma il dialogo con le forze critiche appare debole e insoddisfacente. L’entrata in vigore prevista scatena preoccupazioni per l’aumento delle diseguaglianze, la riduzione della didattica innovativa e maggiori pressioni sul personale scolastico. Le richieste dai sindacati puntano al ritiro o alla revisione della riforma con vera partecipazione e investimenti nella scuola pubblica. In sintesi, la tensione tra riforma e resistenze riflette una profonda frattura sul futuro della scuola italiana, che resta un terreno di confronto aperto su inclusione, democrazia e ruolo dello Stato nell’educazione.