Come l'ambiente influenza l'istinto di fuga dei topi

Come l'ambiente influenza l'istinto di fuga dei topi

L’istinto di fuga nei roditori, in particolare in due specie nordamericane, è stato analizzato da recenti ricerche neuroscientifiche condotte dalla SISSA di Trieste e dall’Università di Harvard, evidenziando come l’ambiente giochi un ruolo cruciale nella modulazione dei comportamenti difensivi. Le due specie, Peromyscus maniculatus e Peromyscus polionotus, mostrano strategie opposte di fronte a un pericolo: il primo fugge mentre il secondo si immobilizza. Queste differenze non derivano da variazioni maggiori nella percezione sensoriale ma da un “interruttore cerebrale” localizzato in una regione profonda del cervello, il quale controlla centralmente la risposta di fuga o immobilità. L’habitat naturale influenza l’adattamento evolutivo di questo meccanismo neurale, selezionando comportamenti che massimizzano la sopravvivenza, ad esempio la fuga nelle aree boschive per P. maniculatus e l’immobilità negli spazi aperti per P. polionotus. I risultati acquisiti, grazie a tecniche come l’optogenetica e l’imaging cerebrale, non solo ampliano la comprensione del comportamento animale, ma aprono nuove prospettive in ecologia cognitiva, conservazione della fauna e persino nella medicina umana, offrendo potenziali applicazioni nei disturbi d’ansia e nei trattamenti terapeutici basati sulla modulazione dei circuiti cerebrali responsabili delle risposte difensive.

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