
Compensi ai Docenti in Gita Scolastica: Realtà, Dubbi e Contraddizioni di un Volontariato Non Riconosciuto
La questione del compenso ai docenti accompagnatori durante le gite scolastiche in Italia è divenuta negli ultimi mesi oggetto di grande attenzione mediatica e dibattito pubblico, specialmente dopo una recente tragedia che ha sollevato interrogativi sulle tutele previste per questi lavoratori. Attualmente, l’accompagnamento degli studenti durante viaggi di istruzione rientra fra i "compiti aggiuntivi" dei docenti secondo il CCNL dell’istruzione, ma senza alcun obbligo di retribuzione definito per legge. La prassi è che il riconoscimento economico sia lasciato alla disponibilità del Fondo per le Istituzioni Scolastiche (FIS) e alla contrattazione d’istituto, determinando gravi disuguaglianze territoriali e spesso una forma di volontariato forzato. Raramente il compenso effettivo garantito corrisponde al reale carico di lavoro e alle responsabilità civili e penali che i docenti assumono durante queste attività. Il fenomeno del volontariato, spinto dalla motivazione personale e dal senso di missione, comporta effetti collaterali negativi: difficoltà nell’organizzare viaggi, minor disponibilità di docenti accompagnatori, frustrazione tra il personale e penalizzazione degli studenti, specialmente di quelli con bisogni educativi speciali. Spesso ciò si traduce in un carico aggiuntivo non riconosciuto e in un contesto lavorativo poco tutelato.
Oltre alla carenza dei fondi FIS, la mancata uniformità nei criteri di retribuzione incide in modo particolare sui docenti precari e sui giovani insegnanti, già penalizzati in altri aspetti della carriera scolastica e della protezione assicurativa. Il confronto con i paesi europei mostra che in molti casi - Germania, Francia, Spagna - i docenti ricevono indennità giornaliera, rimborsi spese e coperture assicurative, e l’accompagnamento è considerato come servizio effettivo a tutti gli effetti, aumentando così la partecipazione ai viaggi e garantendo maggiore sicurezza. In Italia invece, la responsabilità del docente accompagnatore è massima (vigilanza, sicurezza, gestione emergenze), ma compensi e tutele legali restano minimi o assenti. Un altro elemento spesso trascurato riguarda la voce dei sindacati, che da tempo rivendicano soluzioni strutturali: istituzione di un fondo nazionale dedicato, obbligo di indennità nel contratto collettivo, maggiore trasparenza e attenzione nella contrattazione interna alle scuole, rafforzamento delle polizze assicurative e considerazione delle attività extra-scolastiche anche per i docenti a termine.
L’attuale contesto ha suscitato una crescente ondata di proposte. Le soluzioni principali avanzate riguardano lo stanziamento mirato di risorse per coprire i compensi, l’inserimento di una voce obbligatoria nel CCNL, la semplificazione delle procedure di pagamento, il rafforzamento delle coperture assicurative e un maggiore coinvolgimento delle famiglie e dell’opinione pubblica nel riconoscere l’importanza sociale di queste attività. Senza una riforma concreta, il rischio è che sempre meno docenti scelgano di accompagnare gli studenti, minacciando la qualità e la stessa esistenza delle gite scolastiche come parte fondamentale dell’offerta educativa. In sintesi, la questione dei compensi ai docenti accompagnatori è lo specchio di una scuola italiana che ancora fatica a riconoscere il valore del lavoro extra-ordinario svolto dal proprio personale, e serve un deciso cambio di rotta verso il riconoscimento professionale, morale ed economico di questa funzione didattica ed educativa.