Paragrafo 1
La crisi dell’artigianalità in Italia, tema centrale del libro 'Il saper fare italiano' presentato all’Università di Firenze, pone in evidenza il rischio concreto di scomparsa di un patrimonio fatto di tecniche, saperi e tradizioni tramandati nei secoli. Nel volume di Maurizio Carucci si sottolinea come la manualità, la cura per il dettaglio e la passione per il mestiere rappresentino un tratto distintivo dell’identità nazionale, in particolare nei settori moda e Made in Italy. Tuttavia, la situazione attuale appare drammatica: il calo delle aziende artigiane, la scarsa attrattiva delle professioni manuali tra i giovani e la mancanza di ricambio generazionale minacciano la sopravvivenza stessa di questi mestieri. La testimonianza e i dati raccolti nel libro offrono una fotografia preoccupante della situazione: nel solo comparto moda si prevede un fabbisogno di 75.000 lavoratori entro il 2028, mentre il 50% delle aziende fatica a trovare personale qualificato, specialmente per figure chiave come sarti, modellisti e ricamatori. Questa carenza rischia di compromettere la filiera produttiva, danneggiando la reputazione internazionale del Made in Italy e mettendo a rischio una delle sue eccellenze più riconosciute e apprezzate al mondo.
Paragrafo 2
Le cause di questo declino sono molteplici e profonde. Il libro attribuisce la crisi a dinamiche sia sociali che economiche e tecnologiche. In primo luogo, l’invecchiamento della popolazione attiva nel settore, senza sufficiente ricambio generazionale, rappresenta un problema strutturale. C’è poi una progressiva svalutazione culturale delle professioni artigianali, spesso considerate meno prestigiose rispetto ai percorsi accademici. L’industrializzazione e l’automazione hanno ulteriormente ridotto la domanda di manualità qualificata, portando le nuove generazioni a preferire altre strade. Anche le difficoltà economiche delle microimprese — con carichi fiscali pesanti e margini ridotti — rendono difficile sostenere investimenti in formazione e trasmissione dei saperi. Le aziende, dal canto loro, lamentano una scarsità di candidati motivati e qualificati e si vedono costrette, talvolta, a ricorrere a fornitori esteri, con il rischio di perdita di autenticità e qualità del prodotto. Infine, la mancata collaborazione efficace tra scuole, aziende e istituzioni non ha permesso di valorizzare percorsi di eccellenza nei mestieri artigianali: ciò limita le prospettive di rilancio e innovazione del settore.
Paragrafo 3
Seguendo le indicazioni e le proposte presentate nel libro e durante l’evento fiorentino, la soluzione alla crisi dell’artigianalità italiana si fonda su una rinnovata sinergia tra formazione, imprese e istituzioni. È fondamentale rafforzare l’alternanza scuola-lavoro, promuovere borse di studio e incentivi per giovani apprendisti, e valorizzare la figura del maestro artigiano come trasmettitore di competenze. Le aziende devono investire di più in formazione interna e aggiornamento dei dipendenti, mentre le istituzioni sono chiamate a sostenere fiscalmente le microimprese e a promuovere campagne di sensibilizzazione per restituire valore e dignità ai mestieri manuali. Innovazione e tradizione devono dialogare: il saper fare italiano potrà essere rilanciato solo integrando nuove tecnologie, sostenibilità e contaminazioni con il design. Un cambiamento culturale, accompagnato da politiche concrete, appare necessario per preservare il patrimonio dell’artigianalità, garantendo futuro e competitività al Made in Italy. Solo così i giovani potranno ritrovare nel settore artigiano non solo un’opportunità lavorativa, ma anche un ruolo centrale e orgoglioso nella società futura.