Dal terrore stalinista al disgelo: la memoria familiare nell’opera di Irina Scherbakova

Dal terrore stalinista al disgelo: la memoria familiare nell’opera di Irina Scherbakova

Irina Scherbakova, premiata con il Friuli Storia 2025 per il suo romanzo "Le mani di mio padre", racconta la tragica storia della sua famiglia durante il periodo più oscuro dell’URSS, dall’orrore stalinista al successivo disgelo. Il romanzo fonde memoria personale e storia collettiva, offrendo una testimonianza viva dei milioni di vittime delle purghe, attraverso la vicenda di Jakov e la sua esperienza nell’Hotel Lux, simbolo di una sicurezza fragile nell’élite sovietica. Con dettagli storici accurati e un approccio umano, Scherbakova mostra come la letteratura possa essere strumento di memoria e riflessione critica.

L’opera si inserisce nel contesto della repressione staliniana (1936-1938) che ha portato a oltre un milione e mezzo di incarcerazioni e centinaia di migliaia di fucilazioni, delineando la paura costante vissuta dalla popolazione. Il romanzo affronta il delicato equilibrio tra privilegio e pericolo vissuto dalle élite sovietiche e mostra, attraverso la figura di Jakov, le ambiguità morali e le strategie di sopravvivenza in un regime totalitario. La narrazione letteraria unisce flashback, testimonianze e ricostruzioni storiche, rendendo la memoria un atto di resistenza culturale e un imperativo morale.

Nel processo di disgelo dopo la morte di Stalin e nell’attualità, Scherbakova si impegna a preservare la memoria storica, contro tendenze revisioniste e negazioniste. Il romanzo non è solo un memoriale personale, ma un importante contributo alla costruzione di una memoria condivisa e critica, capace di insegnare al presente e fondare un futuro migliore. In questo, la letteratura si conferma un potente strumento di testimonianza e consapevolezza storica, invitando a non dimenticare e a riflettere sull’eredità di un passato doloroso.

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