Dipendenza dai social media e credulità verso le fake news: i risultati dello studio della Michigan State University

Dipendenza dai social media e credulità verso le fake news: i risultati dello studio della Michigan State University

Paragrafo 1

Negli Stati Uniti, la disinformazione veicolata dai social media è diventata una delle principali emergenze informative degli ultimi anni. Oltre il 60% della popolazione statunitense si informa prevalentemente tramite piattaforme digitali come Facebook, X, Instagram e TikTok, contesti in cui la distinzione tra notizie verificate e fake news diventa sempre più sfumata. La recente ricerca della Michigan State University si inserisce proprio in questo scenario preoccupante, indagando la relazione tra l’uso problematico dei social media e la maggiore propensione a credere nelle notizie false. Questa indagine ha coinvolto un campione rappresentativo di giovani adulti, selezionati per età e provenienza socio-culturale, esposti su una piattaforma simulata a contenuti sia veritieri che deliberatamente ingannevoli. Ai partecipanti è stato richiesto non solo di valutare l’attendibilità dei post ma anche di esprimere la loro percezione di verosimiglianza, fornendo così agli studiosi strumenti di analisi molto incisivi sulla dinamica tra consumo digitale incontrollato e vulnerabilità alla disinformazione.

Paragrafo 2

I risultati dello studio mettono in luce indicatori chiari e preoccupanti: chi sviluppa una dipendenza dai social tende a giudicare vere, e quindi a diffondere, le fake news in misura spesso tripla rispetto a chi utilizza queste piattaforme in modo più moderato e riflessivo. Tra i fattori spiegati dalla ricerca rientrano la familiarità apparente dovuta all’esposizione ripetuta ai messaggi, il bias di conferma che porta a credere solo a ciò che rispecchia le proprie convinzioni, l’eccesso informativo che rende difficile discernere il vero dal falso, e la fiducia accordata ai contenuti condivisi da amici o influencer. Questa fragilità digitale appare particolarmente acuita tra i giovani adulti, per cui l’uso massiccio dei social come principale fonte di informazione si associa a una ridotta capacità critica e a una maggiore accettazione acritica delle notizie, contribuendo a una società più vulnerabile alla disinformazione e meno attrezzata a valutare l’attendibilità delle notizie ricevute.

Paragrafo 3

Il fenomeno della diffusione virale delle fake news genera rischi consistenti su scala sociale: dalle interferenze nelle decisioni politiche e sanitarie all’erosione della fiducia verso le istituzioni, fino al rischio concreto di danni reali in situazioni di emergenza. Contrastare questa emergenza, secondo lo studio della Michigan State University, richiede un approccio sistemico. Tra le strategie suggerite spiccano l’introduzione di percorsi di educazione digitale e media literacy nelle scuole, la promozione di strumenti tecnologici di verifica delle notizie, il rafforzamento della collaborazione tra piattaforme social e istituzioni per il controllo dei contenuti e campagne pubbliche di sensibilizzazione sui rischi della disinformazione. Solo attraverso l’innalzamento delle competenze digitali, la diffusione di pratiche di fact-checking e l’assunzione di responsabilità da parte dei grandi player tecnologici sarà possibile ridurre l’impatto delle fake news e restituire all’informazione digitale il suo valore sociale originale.

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